India: Modi vince le elezioni. Numeri in calo, scandali e polemiche

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Sanyam Bahga from Roorkee, India, CC BY-SA 2.0

Narendra Modi ha prestato giuramento domenica per un terzo mandato consecutivo come primo ministro indiano. Nonostante il suo partito Bharatiya Janata Party (Bjp) non abbia ottenuto la maggioranza per governare in modo indipendente, ha comunque raggiunto i numeri per guidare il governo grazie ai partner della coalizione Alleanza Nazionale Democratica. Al di là dei risultati finali, Modi si conferma un leader ‘popolare ma polarizzante’, e in un mese e mezzo di maratona elettorale, con temperature che hanno superato i 50 gradi, gli scandali politici che hanno riguardato principalmente la NDA, e le polemiche per le parole del premier, non si sono mai fermati. 

“Tra questi, il più grande ha coinvolto il candidato Prajwal Revanna del partito Janta Dal (trad. Partito del Popolo), alleato con l’NDA – ci racconta Riccardo Campana, cafoscarino di Lingue e Civiltà dell'Asia e dell'Africa mediterranea, attualmente in India per studiare giornalismo alla Bennet University di New Delhi (partner di Ca' Foscari). - Il 19 aprile, infatti, primo giorno di elezioni, una chiavetta USB contente 2,976 video pornografici è stata fatta girare tra gli ambienti politici della zona di Hassan nello stato meridionale del Karnataka. I video, che successivamente sono diventi virali nel web, ritraevano proprio Prajwal Revanna, cosa che ha creato imbarazzo tra i capi partito. 

Successivamente, il candidato si è visto piombare addosso centinaia di denunce da parte delle donne ritratte nei video che lo hanno accusato di stupro e violenze.  Il 31 maggio, al suo ritorno in India da una rapida ritirata in Germania, Prajwal Revanna è stato arrestato. 

A tal proposito il Primo Ministro Modi non si è fatto scappare l’occasione per fare propaganda. Dopo essere stato in silenzio per due settimane, il 6 maggio in una conferenza stampa Modi ha dichiarato che avrà zero tolleranza per gli individui come Revanna e ha accusato duramente il governo dello stato del Karnataka, attualmente in mano al Congress, di aver permesso all’accusato di lasciare il Paese. 

Un’ulteriore ondata di polemiche e dibattiti è stata scatenata dalle parole dello stesso Premier. Il 22 aprile, durante un comizio in Rajasthan, stato dell’India nord-occidentale, Modi, facendo riferimento al programma di ridistribuzione della ricchezza del Congress, ha dichiarato che l’opposizione avrebbe preso oro, argento e altri oggetti di valore dalle case degli hindu e li avrebbe dati ai musulmani.

Questa affermazione ha scatenato l’indignazione di tutti gli oppositori che hanno accusato il Primo Ministro di “hate speech” e di promuovere l’odio tra comunità come mezzo di propaganda. Modi non ha mai ritrattato le sue parole. 

Un secondo scandalo - e, secondo la mia opinione, più preoccupante ma che in patria ha fatto meno rumore  - è quello che si è scatenato dopo alcuni interventi del Primo Ministro nell’ultima settimana di maggio. In due interviste diverse infatti, Modi ha dichiarato: “Sono convinto, ma potrei sbagliarmi, che sono stato mandato da dio”, e ancora: “Forse dio ha qualche desiderio, forse dio mi ha mandato qua per qualche motivo” Nelle prime due accezioni, Modi utilizza il termine paramatma, che si può tradurre con  “qualcosa al di sopra dell’umano”, in quanto ātma fa riferimento al “sé” individuale. Nell’ultima invece utilizza il termine ishvar che può essere tradotto con “signore supremo”, colui che ha reso possibile l’esistenza.

Seppure si inseriscano nel più vasto discorso della religione usata come strumento politico, questi commenti vanno ben oltre la semplice propaganda, creando un vero e proprio culto della personalità

Tutto ciò è in linea con la percezione che gli indiani hanno di Modi e del BJP. Avendo avuto modo di discutere la questione con amici e conoscenti, ormai l’impressione che si ha è quella che il BJP si sia trasformatosi fatto nel “partito di Modi”

Questo accentramento di potere è confermato anche da un interessante articolo di The Quint. Lo studio ha analizzato i termini utilizzati dal Premier durante 155 comizi di questa campagna elettorale. 

Il termine che il Primo Ministro indiano ha utilizzato più volte è “Congress” (2942 volte) seguito dal suo stesso nome, Modi (2862 volte). Al contrario, la parola “lavoro”, un tema centrale in un paese con un tasso di disoccupazione al 8.1%, è stato usato solo 54 volte. 

Riccardo Campana