A Ulaanbaatar, in Mongolia, ha da poco inaugurato la mostra “Marco Polo, Qubilai Khan and the Mongols” (in mongolo: Марко Поло, Хубилай Хаан, Монголчууд), a cura di Elisabetta Ragagnin - docente del dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea - e Raima Auyeskhan, borsista nel progetto Changes. La mostra è organizzata dall’ Università Ca’ Foscari Venezia e dal museo Chinggis Khaan e in collaborazione con l’ambasciata d’Italia a Ulaanbaatar.
La mostra è stata inaugurata il 15 novembre scorso ed è allestita al nono piano del museo Chinggis Khaan, il più grande e importante museo di Ulaanbaatar. Fa parte delle attività programmate dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del settimo centenario della morte di Marco Polo (1324) e delle attività del progetto Changes, Spoke 9 – CREST, Cultural Resources for Sustainable Tourism, di cui fanno parte i due curatori.
Con testi scritti sia in mongolo che in inglese, la mostra si articola in quattro sezioni: Marco Polo’s life / Venice and Marco Polo; Marco Polo and the Mongol world; Qubilai Khan and Marco Polo; Marco Polo: sources and manuscripts.
“La mostra è stata concepita per i mongoli – spiega la prof.ssa Ragagnin. - Il nostro obiettivo era di mostrare ai mongoli quello che Marco Polo ha raccontato su di loro, sulla loro cultura, potenza, importanza e storia. La seconda sezione, per esempio, riporta alcune descrizioni di animali fra cui quella (dettagliatissima) del cervo muschiato, di cui Marco Polo segnala anche il nome mongolo “gudderi” (cf. mongolo moderno khuder). Ci sono poi le descrizioni delle residenze imperiali e alcuni cenni alle abitudini di vita dei mongoli, come il nomadismo, l’allevamento, il cibo e le yurte. Particolare importanza è stata riservata alle descrizioni relative al mondo spirituale, fra cui spicca la figura di Nachigai, divinità della terra, contrapposta a Tenggeri, il Dio del Cielo.
Nella terza sezione, che riguarda il rapporto tra Qubilai Khan e Marco Polo, abbiamo selezionato testi che descrivono la caccia dell’imperatore, insieme a diversi passi in cui vengono descritte le sue (lodevelissime) qualità umane, come la generosità. Questi testi testimoniano non solo importantissime informazioni sul Khaan Qubilai ma anche il forte affetto e l’ammirazione dell’esploratore veneziano nei suoi confronti.
L’ultima sezione si focalizza sulle traduzioni poliane in lingua mongola, fra le quali spicca l’opera dello scrittore Dashdorjiin Natsagdorj – il fondatore della letteratura moderna mongola - Yeke qaɣan-u ordun-du kemekü itali ulus-un mark’o polo-yin töb azi ba dumdadu ulus-iyar ayalan yabuɣsan-u ögülel (‘Nel palazzo del Gran Khan: scritto sul viaggio dell’italiano Marco Polo attraverso l’Asia Centrale e la Cina’), traduzione dell’opera di Albert Herrmann Marco Polo: am Hofe des Grosskhans. Reisen in Hochasienund China (‘Marco Polo: alla corte del Gran Can, Viaggi in Alta Asia e Cina’), pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1924.”
(Il manoscritto di Natsagdorj (1930) è conservato presso la Biblioteca Nazionale della Mongolia. Della sua edizione si stanno occupando D. Zayabaatar ed Elisabetta Ragagnin).
In mostra è presente anche una riproduzione del mappamondo di Fra Mauro provvista di agili note esplicative appositamente studiate per il pubblico mongolo, con particolare attenzione a tre particolari: i carri ricoperti di feltro dei Tartari, il palazzo di Cambaluc, le tende da caccia del Gran Khaan e la sepoltura dei Gran Khaan.
E’ presente anche la riproduzione di una nave del periodo mongolo yuan, che fa viaggiare il pubblico mongolo insieme a Marco Polo, la principessa Cogatin (mong. Kökeǰin letteralmente “la blu”, tradotto sovente come “dama celeste”) e l’equipaggio, dai porti dell’impero mongolo alle coste della Persia. La principessa Kökeǰin, come ben sappiamo, venne scortata dai Polo per andare in sposa al sovrano ilkhanide Argun. Una volta che la delegazione arrivò a destinazione, però, il Khan Argun era morto, così la principessa sposò Ghazan, figlio del defunto. Dopo aver consegnato la bella principessa al suo futuro sposo, i Polo proseguirono per Venezia.
Infine, l’Istituto di Cultura Italiano a Pechino, MAECI e MIC, hanno fornito un video AR per vivere un’esperienza immersiva in realtà aumentata, mediante visori, che permettono di ripercorrere il viaggio di Marco Polo.
La mappa dei viaggi di Marco Polo è stata ideata da Davide Rizzi, dottorando a Ca’ Foscari in mongolistica, sotto la supervisione di Elisabetta Ragagnin.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, Elisabetta Ragagnin e il dottorando Davide Rizzi hanno proposto agli ospiti una rivisitazione mongola dello spritz veneziano, con l’aggiunta del succo di olivello spinoso (чацаргана / chatsargana in mongolo), amatissimo dai mongoli.