Tecnologie e conoscenza: Ca’ Foscari forma operatori culturali 2.0

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Si possono rendere fruibili le informazioni che stanno dietro un quadro, o un sito archeologico? Come possono un archivista, un gallerista, un docente proporre in modo innovativo ed efficiente i contenuti del proprio mestiere? Come avvicinare operatori culturali e pubblico alle potenzialità delle nuove tecnologie?

Un nuovo corso di studi a Ca’ Foscari si propone di formare ‘operatori culturali 2.0’: personale competente in ambito umanistico quanto informatico e digitale, che possa predisporre nuove tecniche di presentazione dei beni culturali e della conoscenza.

Si tratta del Master in Digital Humanities, che avvia a novembre la seconda edizione dopo i successi registrati dal corso 2015/2016, conclusosi lo scorso 21 ottobre con la cerimonia di consegna dei diplomi. 

 

Il programma di studi post-lauream, coordinato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di ateneo e con l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne – EPFL, è fra i primi in Italia dedicati alla formazione nell’ambito emergente delle Digital Humanities, rivolto a laureati in discipline umanistiche ed informatiche: operatori dei beni culturali, artistici e monumentali (come archivisti, bibliotecari, personale di musei, collezioni d’arte e siti archeologici), ma anche insegnanti, ricercatori e docenti universitari. Una formazione preziosa per una città come Venezia,  che si pone così tra le più avanzate realtà europee, vicino ad esperienze avviate solo a Londra e a Colonia.

Un approccio nuovo che si articola in un percorso annuale di 300 ore tra lezioni e laboratori in lingua inglese e italiana, per sviluppare competenze tecniche e professionalizzanti nell’uso di software e hardware – dalla progettazione ed elaborazione di data base, alla scansione, digitalizzazione e rielaborazione di documenti, dal “data mining” ai 3D renderings, o alle tecniche di historical GIS – ; seguono 250 ore di project work o di stage presso enti e aziende convenzionate per sperimentare nella pratica le principali problematiche affrontate nelle attività didattiche.

La prima edizione del Master ha formato 16 studenti tra i 30 e i 40 anni di età, professionisti del settore culturale di varia provenienza dal territorio nazionale: operatori di biblioteche e centri digitali, insegnanti, catalogatori e programmatori digitali, curatori museali, una addetta alla post-produzione cinematografica, alcuni studenti e ricercatori e una neolaureata. Le tematiche affrontate hanno quindi suscitato interesse tra liberi professionisti e impiegati in aziende che richiedano competenze tecnologiche e prospettive critiche possibili proprio dall’incontro tra informatica e scienze umane e sociali.

Le partecipazioni sono state interamente sostenute da Samsung Electronics Italia spa: l’azienda coreana già promotrice in Italia di iniziative quali la Smart Coding e la App Accademy, ha inoltre fornito la strumentazione digitale utile ai corsi, quale visori Gear VR, monitor e un tavolo multi-touch.

Il Master segue da vicino, grazie ai suoi docenti, il progetto "Venice Time Machine" in corso di realizzazione all’EPFL di Losanna e all’Archivio di Stato di Venezia, per la creazione di un modello multidimensionale della città e delle sue evoluzioni nel tempo.

Altri sostenitori hanno contribuito alla visibilità del Master, quali Venetian Heritage e Gallerie dell’Accademia di Venezia, che hanno ospitato una lezione tenuta dalla professoressa Chiara Piva per illustrare i progetti Schema e la “La vita delle opere”.

Tra le sfide e le opportunità proposte agli studenti anche la partecipazione a importanti progetti esterni, come l’invito al BNL Media Art Festival a Roma (13-17 aprile 2016) e all’Hackathon The Future Museum Challenge promosso da Europeana Space a Venezia (17-18 marzo 2016), oltre all’organizzazione del seminario cafoscarino sul software READ - Research Environment for Ancient Documents.

Enti esterni di rilievo nazionale e internazionale hanno offerto interessanti opportunità di progetto, alcuni dei quali già in uso presso queste istituzioni. Il Museo Sveviano di Trieste, con il coinvolgimento del Museo Joyce e della Biblioteca A. Hortis, ha deciso di sfruttare una app mobile di realtà aumentata creata con il software InVision come primo passo verso il futuro progetto “La città di Carta – Un prototipo di museo letterario triestino virtuale”: un modo alternativo e ludico per avvicinarsi a un museo letterario. Grazie a Cristina Fenu ed Elena Griguol è ora possibile passeggiare per la città e scoprire, inquadrando luoghi o monumenti con il telefonino, contesti e aneddoti della vita di Italo Svevo, attraverso contenuti che compariranno lungo il percorso “Svevo Virtual Tour.” 

Altre realtà culturali si sono riunite per sperimentare le potenzialità delle tecnologie di realtà aumentata: il Museo Bardini di Firenze, i musei MART di Trento e Museion di Bolzano assieme alla Fondazione Bruno Kessler e la Biblioteca Marciana di Venezia sono coinvolti nel progetto “Exploring Augmented Reality for Cultural Heritage”, un trittico di studi e sperimentazioni con il software Wikitude condotto dalle studentesse Mariachiara Mazzariol, Valentina Russo e Ginevra Utari. 

Lo studente Alessandro Piras è stato invece coinvolto nel progetto dell’Ateneo di Ca’ Foscari per la ricostruzione di un relitto subacqueo in 3D, condotto dal Prof. Andrea Torsello e dalla Prof.ssa Arianna Traviglia.

La Fondazione Giorgio Cini - Centro Studi del Vetro, la ETT SpA di Genova e la Pelham Communications di Londra sono invece tra gli enti partner offrendo interessanti opportunità di stage e di confronto con l’esperienza del Master.

L’edizione 2016/2017, che avrà inizio nella seconda metà di novembre, promette risultati altrettanto stimolanti, muovendo l’interesse anche di partecipanti più giovani che sentano la necessità di una formazione altamente professionalizzante dopo gli studi e in grado di fornire una marcia in più per uno sbocco lavorativo innovativo: 19 i candidati selezionati, tra cui appunto molti studenti e neolaureati, e un’attrattiva che copre numerose regioni e supera addirittura i confini nazionali, con richieste dall’Iran, dalla Nigeria, dalla Serbia e dal Messico.

Hélène Duci