Lo spinoff di Groucho dedicato alle interviste.
Ogni giorno durante gli eventi più importanti, e a cadenza irregolare durante tutto l’anno, troverete qui le nostre chiacchiere assieme a chi nel cinema di lavora per davvero, dalla regia alla fotografia, dalla scrittura alla recitazione.
A cura dello staff di Radio Ca’ Foscari
Frequenza di pubblicazione: irregolare
Categoria: Media & Tech
Maldoror è un thriller di Fabrice Du Welz presentato fuori concorso. La storia segue il poliziotto Paul Chartier, il quale dopo la scomparsa di due bambine viene assegnato a un'unità segreta con il compito di sorvegliare uno dei sospettati. Quando l'operazione viene annullata, Paul decide di provare ad arrestare il pedofilo per conto proprio.
Maldoror è un film di finzione ma con moltissima realtà dentro: la storia è infatti liberamente ispirata a un vero fatto accaduto in Belgio negli anni Novanta. Il regista ha vissuto in prima persona quei tragici eventi e abbiamo avuto la fortuna di parlare della realizzazione del film con lui e con i due attori protagonisti: Anthony Bajon e Sergi Lopez.
Musiche: Swing It di Crowander da freemusicarchive.org
Bosco grande è un documentario di Giuseppe Schillaci presentato a Venezia 81 nel contesto delle Giornate degli Autori.
Parla di Sergione, tatuatore cinquantenne di 260 chilogrammi che ha vissuto tutta la vita a Palermo, nel quartiere popolare di Bosco Grande. Sergio è uno dei punk leggendari della città, in rivolta contro la cultura borghese e mafiosa degli anni Ottanta. Ne parliamo in questa intervista con il regista.
Musiche: Swing di Dee Yan-Key da freemusicarchive.org
Tra i corti selezionati per la Settimana Internazionale della Critica, Playing God spicca certamente nella sua particolarità: non solo è l'unico corto animato in concorso, ma è anche animato in stop motion, un medium notoriosamente complesso e laborioso. Protagonista è una statuetta di argilla, scolpita da uno scultore cieco e indifferente alla sofferenza che causa alle sue creazioni: il processo creativo diventa viscerale, insieme generativo e distruttivo.
Ne parliamo con il regista Matteo Burani e la produttrice e animatrice Arianna Gheller.
Musiche: Swing It di Crowander da freemusicarchive.org
Ed eccoci finalmente al filmone di formazione, tratto dal romanzone di formazione, che fa un po’ rima con mattone perché dura due ore e mezza ma che piacerà sicuramente alla critica e anche al pubblico: Leurs Enfants Apres Eux è quella storia di fregole adolescenziali e di passaggio dall’età dell’innocenza all’età adulta in cui chiunque può riconoscersi - anche se gli adolescenti che al cinema piace tanto raccontare noi non li abbiamo mai conosciuti ma questo forse solo perché non ci invitavano alle feste giuste, dove ci si beve e ci si droga, dove c’è sempre una piscina, o dove prima o poi tutti i ragazzi riescono a baciare una ragazza. Praticamente fantascienza, ma una fantascienza con cui si empatizza facilmente.
Ci rendiamo conto che questa premessa sembra lasciar intendere che il film non ci sia piaciuto, ma in realtà non è così: lo riassumiamo con “Bello, ma poteva durare 20 minuti in meno”, ma comunque bello!
È un intreccio di vicende di un gruppo di giovani, che ruota attorno alla figura di Anthony, della ragazza che ama - Steph - del suo cugino e amico intimo di cui non ricordiamo il nome, e del suo antagonista Hacine, una sorta di suo omologo dal background migratorio, con cui instaura negli anni una sorta di guerra tra poveri.
Con l'intervista a Igarashi Kohei, regista di Super Happy Forever, inauguriamo anche il ciclo di puntate speciali da Venezia 81.
Super Happy Forever è la storia di Sano, un ragazzo che torna nel posto dove anni prima ha perso un cappello rosso: lo fa per superare una perdita e ritrovare forse qualcosa a cui aggrapparsi per ritrovare sé stesso. Un film delicato e riflessivo, che si muove coi tempi tipici di certo cinema giapponese e indulge sulle immagini più che sulle parole.
Ne abbiamo parlato, appunto, assieme al regista per tentare di eviscerare alcuni temi a nostro avviso centrali: i simboli, la gestione del distacco, la memoria della felicità. Con lui abbiamo inoltre avuto l'occasione di parlare della colonna sonora, discreta ma fondamentale: tutto il film infatti ruota attorno alla versione di Bobby Darin di Beyond the Sea.
[Musica: My Life di Dee Yan-Key]
FMK è il festival di cortometraggi di Cinemazero che si tiene a Pordenone e che quest'anno è arrivato alla sua ventesima edizione. Il programma del festival, però, si articola in molte altre attività, tra cui degli incontri e delle masterclass su alcuni temi selezionati.
Abbiamo avuto l'occasione di chiacchierare con Edoardo Vitaletti, regista del film horror “The Last Thing Mary Saw”, con cui abbiamo parlato del suo ultimo lavoro ma anche dell'annosa questione dei film di genere in Italia e all'estero.
[Musiche: Swing It by Crowander (da freemusicarchive.org)]
FMK è il festival di cortometraggi di Cinemazero che si tiene a Pordenone e che quest'anno è arrivato alla sua ventesima edizione.
Il programma del festival, però, si articola in molte altre attività, tra cui la proiezione di alcuni lungometraggi selezionati.
Abbiamo avuto l'occasione di chiacchierare con Andrea Magnani, regista di “La lunga corsa”, una fiaba carceraria che vede come protagonista Giacinto, un ragazzo ingenuo nato e cresciuto in prigione e che, non appena fuori, farà di tutto per ritornarci.
[Musiche: Swing It by Crowander (da freemusicarchive.org)]
L'Edera Film Festival, giunto ormai alla sua sesta edizione, è un festival internazionale per registi under 35 che si tiene a Treviso al Cinema Edera, un realtà di riferimento per gli amanti del cinema della Marca.
In questo episodio ci concentriamo ancora una volta su una sezione speciale del festival, chiamata Focus Nordest, dedicata a giovani firme di regia che sono nate o cresciute nel Triveneto. Una sezione di cortometraggi ormai sempre più consolidata nel denso programma dell'Edera Film Festival, che ogni anno fa scoprire al suo pubblico una serie di prospetti interessanti che potrebbero avere un futuro luminoso.
Sara, Giulia e Ilaria intervistano rispettivamente Kirya Paoli, Giacomo Pedrotti e Andrea Bernardi: tre finalisti in concorso con i loro corti "Pedine", “Au Revoir, Melograno” e “Mela Bacata”.
[Musica: Breakfast Bread (TP 061) di Till Paradiso (CC BY-NC-SA)
Alla 14esima edizione del Ca' Foscari Short Film Festival, abbiamo avuto l'occasione di intervistare la giovane regista Polina Khalenko, laureata al Gerasimov Institute of Cinematography di Mosca. Al CF Short, Khalenko ha presentato in anteprima il suo corto "Something's wrong", dramma che mostra la frustrazione dell’eterna routine di esistenze che si ripetono sempre uguali, ma con un twist finale inaspettato.
L'intervista è in lingua inglese.
Tra il 20 e il 23 marzo si è tenuto a Venezia nella sua 14° edizione il Ca’ Foscari Short Film Festival; la città ha aperto le porte ad ospiti d’eccezione da ogni angolo del globo, tra partecipanti al concorso e giurati di fama internazionali. Tra quest’ultimi era presente anche Joanna Quinn, illustratrice e regista britannica pluripremiata nota per i suoi corti animati tradizionalmente, caratterizzati da un tratto a matita grezzo e un tono estremamente irriverente.
Abbiamo avuto piacere di scambiare quattro chiacchiere con lei proprio in occasione del festival per parlare un po’ della sua carriera ad oggi, iniziata quasi per caso dopo un momento d’illuminazione durante un corso di graphic design, e dei progetti futuri su cui sta lavorando.
L’intervista è in lingua inglese.
L’istituto Festival dei Popoli è stato fondato nel 1959 da un gruppo di sociologi, antropologi ed etnologi al fine di studiare, conservare e promuovere l’arte del cinema di documentazione sociale. In parallelo al mantenimento del proprio archivio e l’organizzazione di numerose attività di formazione per aspiranti documentaristi, l’attività di punta è certamente l’organizzazione dell’omonimo film festival nella città di Firenze, svoltosi lo scorso novembre nella sua 64° edizione: è la rassegna internazionale di cinema documentaristico più antica in Europa, nonché la principale in Italia.
In occasione dell’ultimo incontro del ciclo del 2023 di Carta bianca, abbiamo avuto il piacere di intervistare Alessandro Stellino, direttore artistico del Festival dei Popoli da ormai cinque anni.
“Siamo in un’epoca anche di virtualizzazione delle esperienze, no? E allora il documentario credo che abbia una forza particolare in un’epoca come questa, che ci riporta al reale e alla necessità di percepire l’altro, una sorta di bisogno di contatto con la realtà, ecco, qualunque cosa voglia dire in ambito cinematografico. [...] Il documentario dichiara la necessità di fare i conti col mondo in cui viviamo.”
Nine Antico, classe 1981, è una fumettista, illustratrice e regista francese pluripremiata, che ha preso parte alla giuria dell’edizione 2023 dell’In Laguna Film Festival. Il suo stile, coniugato sia in pellicola che in graphic novel, si distingue per il connubio tra ironia, sensualità e malessere: le sue storie parlano di donne complesse, sfaccettate, tremendamente umane.
“Per me non è stata mai una questione di poter fare altro: non lo volevo, quindi non potevo. Non avrei accettato di non farlo. Non è che da bambina scrivevo tanto, no, ma il fatto di essere molto toccata e di avere sentito questa violenza. Questo aveva bisogno di salire.”
Proprio durante il festival abbiamo avuto modo di parlare con lei dei suoi fumetti recentemente tradotti e pubblicati in Italia - in particolare “Il gusto del paradiso” - nonché quelli ancora ignoti al mercato italiano, come “Coney Island Baby”, “Autel California” ed il più recente “Madones et putaines”. Ma anche di “Playlist”, commedia del 2021 e suo unico lungometraggio, e del suo rapporto con cinema e disegno, forme d’arte che non sono forse tanto distanti quanto pensiamo.
Edith ed Alex, amanti e teatranti, condividono una quotidianità semplice, autentica e tenera. Alain e Frank sono amici d’infanzia; hanno otto anni e le loro aspirazioni sono proiettate lontano dall’entroterra cubano, verso gli Stati Uniti, dove sognano di diventare giocatori di baseball. Milagros è anziana e sopravvive vendendo coni di noccioline: trascorre le sue giornate nel languido conforto di ricordi passati, tra le vecchie canzoni in onda sulla sua radio sempre accesa e le lettere del suo amato, partito per la guerra in Angola e mai tornato. Queste tre narrazioni, declinate in presente, passato e futuro sullo sfondo di una Cuba monocromatica e dove il tempo sembra essersi fermato, sono accomunate dallo spettro della separazione: il paese sta infatti vivendo la sua più grande crisi migratoria della sua storia.
È una realtà comune, che il regista Tommaso Santambrogio conosce bene e che ha influenzato la sua ricerca artistica: e proprio da questa influenza nasce "Los océanos son los verdaderos continentes", il suo primo lungometraggio.
Lo accogliamo ai nostri microfoni per parlare della pellicola più in dettaglio.
È la notte di Halloween nella città eterna. Le vite di due diversissime adolescenti - Camilla, timida ragazza della Roma bene e la più irruente Alessia, proveniente invece da San Basilio - si incrociano durante una serata in discoteca, interrotta da una violenza da cui entrambe sfuggono. Si ritrovano così a passare insieme tutta la notte: poco a poco le loro differenze non sembrano più poi così irriconciliabili, e le due ragazze si trovano unite da un sincero senso di solidarietà ed empatia mentre esplorano Roma, tanto aperta ed invitante quanto “dura e disperata”.
Angela Norelli è una giovane regista, sceneggiatrice e montatrice romana diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, cui cortometraggi sono stati presentati e premiati in numerosi festival sia nazionali che internazionali, e cui primo lungometraggio, “Roma, notte dei morti” le è valso il Premio Solinas per Miglior Soggetto.
In questa intervista condotta dalla nostra Sara, abbiamo avuto modo di approfondire le fasi del suo processo creativo.
David Desseville è nato a Névers e durante i suoi studi di cinema a Montpellier ha iniziato ad analizzare il legame tra memoria e cinema. Ha lavorato come primo operatore in molti progetti, tra cui i film di Sophie Letourneur. Nel 2005 gira il suo primo cortometraggio, Ci-git l'amour, seguito due anni dopo dal corto autoprodotto Le Dépeuplé, ispirato a un dramma di Samuel Beckétt. Dirige altri due corti tra il 2008 e il 2013, prima di passare al formato lungo.
Astrakan è il suo primo lungometraggio, presentato in anteprima a Locarno, ha raggiunto poi Venezia per la terza edizione di In Laguna Film Festival. Una storia di adolescenza, di crescita e di esclusione.
Dalla sinossi: Samuel è un orfano dodicenne dai modi selvatici che da qualche settimana è stato messo a balia da Marie. Quest’ultima, sposata con Clément e madre di due figli – Alexis e Dimitri –, si dibatte tra i propri sentimenti e il bisogno di soldi. Ben presto Samuel dovrà fare la conoscenza di questa nuova famiglia e scoprirne i segreti.
Abbiamo incontrato Depesseville alla Casa del cinema di Venezia - Videoteca Pasinetti, prima della proiezione del film. L'intervista è in lingua francese con traduzione simultanea in italiano.
Declan Clarke, nato a Dublino, Irlanda, è un regista e artista. I suoi film sono stati selezionati, tra i vari festival, al FID-Marseille, al Doc Lisboa, al Villa Medici Film Festival, e nel 2016 ha vinto il Premio della giuria alla Biennale di arti grafiche di Lubiana. Il suo medio-metraggio How I become a communist è stato presentato al FID Marseille 2023 e ha partecipato, in concorso, alla terza edizione di In laguna film festival.
Dalla sinossi: una donna tiene acceso il caminetto. Intorno a lei la campagna irlandese. Un testo in sovrimpressione ne svela la storia ancora attuale, segnata dal dominio dell'Inghilterra, che nemmeno la morte della Thatcher ha cancellato. Una voce fuori campo fa riferimento a I musicanti di Brema, dei fratelli Grimm. Da questo ricordo d'infanzia si delinea un'analisi del proprio sottotesto libertario, una storia di solidarietà animale e il desiderio di ribellarsi all'oppressione e all'occupazione.
Abbiamo incontrato Declan Clarke prima della proiezione alla Casa del cinema - Videoteca Pasinetti, per parlare del suo film, dei suoi progetti, e di alcune sue precise scelte stilistiche - a partire dal formato e dall'uso della pellicola.
L'intervista è in lingua inglese.
Nicoletta Romeo è la direttrice artistica del Trieste Film Festival, una rassegna che negli anni ha rafforzato la sua specificità identitaria concentrandosi sul territorio di confine giuliano-dalmata, sui balcani e sulla Mitteleuropa. È anche l'unico festival italiano del cinema ad essere stato fondato e tuttora diretto e presieduto da una donna.
Con lei abbiamo parlato di cinema e di Trieste, ma anche - come sempre ci piace fare - di come lei vede il suo incarico.
"Il direttore artistico è un ruolo, non esattamente un mestiere: il mestiere è organizzare un festival, poi diventare direttore artistico è avere uno sguardo a 360° su tutto quello che è un festival, che vuol dire non solo selezionare i film, ma partecipare a bandi, saper leggere un budget, capire l'organigramma di un festival". Nella visione di Romeo, essere alla direzione artistica non significa essere un'isola, ma saper lavorare in squadra e avere la responsabilità "non solo della selezione finale, ma ha anche una responsabilità nei confronti delle persone che collaborano a selezionare i film e degli altri dipartimenti".
Abbiamo incontrato Nicoletta Romeo a margine dell'incontro di Carta Bianca - Reframing Film Festivals dedicato proprio al TSFF e al suo ruolo di "zona franca per tutti quegli autori che hanno subito censure o non erano liberi completamente di esprimersi".
Il Lovers Film Festival è la seconda kermesse cinematografica di Torino, ed è specializzato nella proposta di film con tematiche LGBTQ+ - in tal senso, è il festival a tema pià longevo d'Italia. Ad aprile giungerà alla sua trentanovesima edizione, la quinta diretta da Vladimir Luxuria, secondo cui luogo e festival sono strettamente legati: "Il movimento LGBT ha radici profonde nella città di Torino, è una città molto attiva, molto sensibile".
Ma il lavoro di direzione artistica non si limita solo a una quota di rappresentanza: "Essere famosi non ti dà la chiave per organizzare un festival, ma [...] ho sempre avuto la capacità di fare squadra, e mi sono dotata di una grande squadra con grande cultura cinematografica", perché, dice Luxuria "cerco di produrre un prodotto culturale della città, con una buona offerta e un indotto economico. Il cinema fisico è anche questo", ed è importante che il Lovers Film Festival sia una rassegna in presenza perché "è cinema di militanza, è un festival di incontro".
Abbiamo incontrato Vladimir Luxuria a margine dell'incontro di Carta Bianca - Reframing Film Festivals, che si è tenuto al cinema Rossini l'8 novembre 2023 e che è stato dedicato ovviamente al LFF.
“C’è qualcuno che ha guardato quelle immagini prima di noi, e su quelle immagini, a partire dal suo sguardo, ha fatto un’analisi, un ragionamento, delle ipotesi, ha costruito delle storie, ha immaginato dei passati.”
Nato a Bologna nel 2008, Archivio aperto è partito come una giornata di apertura dell’archivio ma si è ormai da anni evoluto in un film festival dedicato ad opere “ai margini della storia del cinema ufficiale”: il cinema in piccolo formato, dalle pellicole sperimentali a quelle amatoriali, fino ad arrivare a filmati diaristici o familiari, riadattati e resi accessibili al pubblico.
In occasione della rassegna cinematografica Cartabianca, Sergio Fant, co-direttore di Archivio aperto, ci ha parlato dell’origine e dello spirito del festival.
Riprende anche per la stagione 23-24 il ciclo di incontri Cartabianca-Reframing film festival, organizzato dal prof. Marco dalla Gassa di Ca' Foscari e dal prof. Carmelo Marabello di IUAV.
Una nuova stagione che riparte alla grande, con l'intervento di Carlo Chatrian, direttore del festival internazionale del cinema di berlino.
Grazie al prezioso aiuto di Sofia Coppola, Dianora Hoffman e Noemi Petrasso - studentesse di cinema a Ca' Foscari - abbiamo chiesto a Chatrian alcune riflessioni sulla sua idea di festival e sul suo approccio al cinema, partendo dalla sua esperienza proprio come direttore della Berlinale e su come vede la figura stessa del direttore.
Photophobia è un film presentato alla Mostra del cinema nella sezione Giornate degli autori. È ambientato durante la guerra in Ucraina, e parla di un gruppo di rifugiati costretti a vivere nel tunnel della metropolitata.
Photophobia: un quasi documentario
I registi Ivan Ostrochovský e Pavol Pekarčík propongono un film sempre in bilico tra verità e verosimiglianza, che mescola materiale documentaristico a riprese di finzione.
Li abbiamo incontrati al Lido per fare loro qualche domanda sul loro lavoro.