Dipartimento di
Economia

Primi piani

Stefano Soriani

Stefano Soriani

Geografia economico-politica

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca. 
Sono un geografo economico-politico. I miei ambiti di ricerca privilegiati sono la geografia dei porti e dei trasporti marittimi, i cambiamenti che investono le città portuali e i waterfront urbani, l’evoluzione degli approcci di governance territoriale nelle aree costiere. Negli ultimi anni ho iniziato ad occuparmi anche della geografia delle regioni polari, con particolare attenzione alla geografia e alla geopolitica artica. Dal 1996, anno in cui sono diventato ricercatore a Ca’ Foscari, ho insegnato in diversi corsi di laurea dell’Ateneo, afferenti all’area economica, a quella linguistica e a quella ambientale. 

Qual è stato il suo percorso accademico?
Il mio percorso professionale ed accademico è stato poco ortodosso e molto articolato. Dopo aver lavorato in un’impresa per qualche anno mi sono rimesso a studiare. Mi sono laureato a Venezia in Economia e poi ho continuato a studiare a Rotterdam e a Southampton. Sono diventato ricercatore nel 1996, poi professore associato nel 2005 e infine professore ordinario nel 2017.

Le soddisfazioni professionali più grandi?
Fare il professore universitario implica spesso impegnarsi anche in attività organizzative. Le soddisfazioni più grandi restano però quelle che vengono dalla ricerca e dall’insegnamento: studiare, fare ricerca, andare in aula, condividere idee e punti di vista diversi con gli studenti sono gli elementi che compensano le difficoltà che ogni docente e ricercatore sperimenta nel suo percorso accademico.

Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
La Geografia pone al centro della sua attenzione l’estrema varietà e diversità che caratterizza il nostro “mondo”, sia esso il singolo quartiere urbano, lo spazio della nostra esistenza, piuttosto che il grande spazio disegnato dai processi geo-economici e geopolitici globali. Fare il geografo implica cercare sempre il punto di difficile equilibrio tra il particolare e il generale, tra quello che può essere capito solo immergendosi nei luoghi e quello che può essere capito solo attraverso uno sforzo di astrazione. Trovare nei singoli luoghi l’eco delle tendenze generali e vedere come queste siano a loro volta fortemente condizionate dai primi è la cosa che più mi appassiona del mio ambito di ricerca.

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
Seguire la propria curiosità, studiare con impegno e non cercare scorciatoie, coltivare il proprio campo di ricerca prestando attenzione anche alle opportunità di contaminazione con altri campi di studio e saperi.  La crisi, o le crisi, che le società contemporanee stanno vivendo, soprattutto rispetto alla questione ambientale, sono anche il riflesso di un sapere spesso troppo segmentato e costretto in rigidi confini disciplinari. Per i giovani che si avvicinano alla ricerca oggi, credo che la sfida più difficile sia quella di radicarsi dentro alla loro comunità scientifica di riferimento, curando al tempo stesso la capacità di esplorare gli spazi incogniti che le contaminazioni tra discipline, linguaggi e diverse metodologie di ricerca possono aprire.