Econometria
Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono Monica Billio e insegno Econometria a Ca’ Foscari. Ho una formazione metodologica ma da sempre accompagno lo sviluppo della modellistica al suo concreto utilizzo, soprattutto in ambito macroeconomico e finanziario. I miei temi di ricerca sono legati principalmente alla comprensione e gestione del rischio, avendo quindi necessità di utilizzare modellistica di tipo non lineare che richiede metodi più sofisticati, soprattutto per la stima dei modelli stessi. Fin dalla tesi di dottorato ho quindi utilizzato tecniche basate su simulazioni, sia in ambito classico che Bayesiano. Dallo studio della volatilità nei mercati finanziari e al suo impatto in ambito macroeconomico (soprattutto nei periodi di crisi), ho ampliato l’analisi alla visione di sistema (finanziario ed economico) occupandomi di rischio sistemico, stabilità del sistema finanziario e sua interconnessione con il sistema economico. Negli ultimi anni, anche grazie ad alcuni progetti europei che sto coordinando, l’attenzione al rischio e alla stabilità del sistema finanziario si è ampliata della dimensione sostenibilità e cambiamento climatico portandomi ad occuparmi di finanza sostenibile.
Qual è stato il suo percorso accademico?
Mi sono laureata a Ca’ Foscari in Economia e Commercio e ho poi proseguito gli studi con un Diplome d'Etudes Approfondi prima e un dottorato poi in Matematica Applicata all’Université Paris Dauphine. Sono rientrata a Ca’ Foscari come ricercatrice di Econometria, proseguendo poi per la scelta la mia carriera a Ca’ Foscari diventando prima professoressa associata e poi ordinaria nel 2006. Ho avuto la fortuna di avere il coordinamento della laurea magistrale in Economia e Finanza per diversi anni, la direzione del Campus di Treviso e infine per due mandati la direzione del Dipartimento di Economia assieme all’esperienza del Senato Accademico.
Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
Ho sempre sperato di riuscire a sviluppare ricerca che potesse essere utile anche nel concreto di tutti i giorni. Il modo più efficace è certamente grazie alla possibilità di trasmettere la mia ricerca attraverso l’insegnamento e l’accompagnamento di laureandi e dottorandi, che con grande gioia ho sempre avuto numerosi. Occupandomi ora di finanza sostenibile, ne apprezzo l’enorme potenziale per poter incidere nel presente guardando al futuro. Considerare infatti la dimensione sostenibilità nell’ambito della finanza significa ampliare gli orizzonti e prendersi carico del futuro. Le stesse misure di performance e rischio assumono una portata diversa e valori più ampi e anche più alti.
Per un docente universitario, questo significa contribuire alla ricerca e alla formazione, necessaria per permettere la comprensione e la misurazione degli impatti e quindi delle dimensioni ESG (ambientale, sociale e di buon governo) e soprattutto per permettere la formazione di professionisti in grado di gestire la complessità derivante dalle dimensioni di sostenibilità e accompagnare gli investitori nell’efficiente allocazione delle proprie risorse, permettendo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In ambito ricerca significa aiutare investitori, manager aziendali e decisori politici per una comprensione più approfondita delle dimensioni della sostenibilità, che significa comprendere che gli orizzonti devono essere più estesi, che il futuro va preso in carico per non subirlo e che sostenibilità non significa solo rinunce e maggiori costi, ma piuttosto opportunità e migliore capacità di affrontare e mitigare i rischi, inevitabilmente insiti in uno sviluppo non più sostenibile.
Può portare un esempio di impatto della sua ricerca?
Porto l’esempio di un’iniziativa su cui sono impegnata da alcuni anni, anche attraverso progetti finanziati dalla Commissione Europea in tema di efficienza energetica. In Europa ci sono quasi 250 milioni di abitazioni, di cui oltre 220 milioni sono antecedenti al 2001, e sono nel complesso responsabili del 40% del consumo energetico europeo e del 36% delle emissioni di CO2. Per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione e annullamento delle emissioni sono necessari 200 miliardi di euro all’anno: si tratta di investimenti che non possono trovare solo finanziamento pubblico, una parte importante deve venire dal settore privato. L’Energy Efficiency Mortgage Iniziative (EEMI) di cui Ca’ Foscari è partner, al momento vede coinvolte 66 banche a livello europeo per lo sviluppo di mutui per l’efficienza energetica con caratteristiche che garantiscono l’impatto positivo dell’efficientamento e al contempo delineano un profilo di rischio minore, visti i risparmi di costi derivanti dal miglioramento energetico e l’incremento di valore dell’immobile. Ne risulta un prodotto con caratteristiche di sostenibilità dimostrabili e con minore profilo di rischio, che se opportunamente riconosciuto sia alla banca che a chi prende il mutuo, può permettere di mobilizzare gli investimenti privati necessari a permettere il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni auspicati a livello europeo e globale.