Dipartimento di
Economia

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Pietro Dino Enrico Dindo

Pietro Dino Enrico Dindo

Economia politica

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono Pietro Dindo, a Ca’ Foscari insegno Microeconomia ed Economia Finanziaria ed ho interessi di ricerca in questi ambiti, soprattutto per quel che riguarda l’analisi delle proprietà dei mercati finanziari, sia da un punto di vista di allocazione delle risorse che di aggregazione e rivelazione delle informazioni altrimenti disperse tra gli investitori.  

Qual è stato il suo percorso accademico?
Dopo aver studiato fisica teorica ho capito che i miei interessi di ricerca non erano orientati alla comprensione della natura ma verso la società e l’economia, complice una breve esperienza lavorativa nella sala mercati di Mediobanca. Ho così deciso di intraprendere un dottorato in ambito economico-finanziario e la voglia di andare all’estero mi ha portato all’Università di Amsterdam. Finito il dottorato sono stato qualche anno a Pisa, prima alla Scuola Superiore Sant’Anna come post-doc e poi all’Università di Pisa come ricercatore. Un generoso finanziamento europeo mi ha permesso di proseguire alla Cornell University come Marie Curie Fellow, esperienza molto stimolante. Al rientro in Italia ho vinto un concorso per una posizione di Professore Associato qui a Ca’ Foscari.  

L’ ambito di cui si è sempre voluto/a occupare ma che non ha ancora avuto occasione di esplorare?
Uno degli strumenti più utili ed utilizzati in ambito economico, e per questo più affascinanti, è la moneta. Nonostante questo non tutti gli aspetti che riguardano la determinazione del valore della moneta sono stati definiti ed il dibattito scientifico è ancora vivo. Da questo dibattito discendono importanti considerazioni sull’uso della moneta per interventi di politica economica. Per ora non ho ancora avuto modo di contribuire a questo dibattito, anche perché molto specialistico e, forse inevitabilmente, politicizzato, ma confesso che mi piacerebbe farlo in futuro.  Farlo come ricercatore a Ca’ Foscari avrebbe un valore aggiunto visto il ruolo che ebbe il Banco del Giro come progenitore delle banche centrali e l’uso che ne fece la Serenissima nel contrastare la pandemia di peste del 1630.

Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
In ultima analisi gli economisti si occupano dello studio dei meccanismi di allocazione delle risorse al fine di migliorare il benessere materiale di una società. L’aspetto che più mi appassiona del mio ambito di ricerca è il comprendere quando anche i mercati finanziari riescono a contribuire a questo obiettivo e quando invece non funzionano correttamente e portano a risultati opposti. Seppur spesso mi occupo di questi temi in maniera astratta, usando formalismi matematici non di immediata comprensione, in ultima analisi gli obiettivi sono molto concreti. 

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Partiamo dalla ricerca. In breve, fare ricerca ha l’obiettivo di ridurre la complessità dei fenomeni di interesse. Questa riduzione avviene su due lati, sia lavorando sulle domande -quali solo le caratteristiche più importanti e perché ci interessano o è opportuno guardare proprio a quelle- che sulle loro risposte. Spesso la bontà delle risposte dipende dalla bontà delle domande e le grandi innovazioni avvengono sul lato delle domande. Insegnare vuol dire trasmettere sia le domande che le risposte. Anche qui le domande rivestono un ruolo fondamentale, altrimenti le risposte risultano incomprensibili. Insegnando si trasmettono domande e risposte su fenomeni già noti e si usa un linguaggio semplificato ma l’obiettivo rimane “la riduzione della complessità”, trasmettendo conoscenza e competenze.