Dipartimento di
Economia

Primi piani

Diana Barro

Diana Barro

Metodi matematici dell’economia e delle scienze attuariali e finanziarie

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono Diana Barro, professoressa associata in Metodi matematici dell'economia e delle scienze attuariali e finanziarie, ho insegnato e insegno in questo ambito in corsi di laurea triennale, magistrale e al dottorato, tra questi, Matematica per l’economia e la finanza, Financial Mathematics for Business, Modelli per la gestione di portafogli, Portfolio Insurance, International asset allocation, Static and dynamic portfolio management. Sono coordinatrice del corso di laurea triennale in Commercio estero e turismo. I miei interessi di ricerca sono principalmente orientati all’ottimizzazione stocastica dinamica con applicazioni in ambito finanziario ed economico. Mi sono occupata di modelli dinamici di gestione del rischio in particolare per portafogli finanziari, modelli di contagio per il rischio di credito e più recentemente i temi sui quali converge la mia attività di ricerca riguardano il ruolo della sostenibilità nelle decisioni finanziarie e il contributo della finanza comportamentale nello studio delle scelte e della gestione del rischio. 

Qual è stato il suo percorso accademico?
Mi sono laureata a Ca’ Foscari in Economia e Commercio. Concluso il Dottorato in Matematica per le Decisioni Economiche presso l’Università di Trieste ho svolto dei periodi di ricerca come assegnista di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Padova. Sono stata Visiting fellow presso il Centre for the Analysis of Risk and Optimization Modelling (CARISMA) della Brunel University di Londra. Sono a Ca’ Foscari dal 2005, come ricercatrice prima e ora professoressa associata.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Non questo preciso percorso. Ho sempre amato studiare e appassionarmi a problemi nuovi. Un ambiente in cui non mi sento mai a disagio è una libreria, una biblioteca. Sfogliare un libro e lasciarsi condurre a scoprire strade e connessioni prima ignote, questa continua scoperta, che significa in primis scoprire quanto poco davvero conosciamo e quanta strada c’è ancora da percorrere, è sempre una boccata d’ossigeno che allarga gli orizzonti.  Una breve esperienza lavorativa mi ha permesso di capire veramente quanto fosse per me importante poter continuare a studiare e acquisire nuovi strumenti e ho deciso di proseguire gli studi con un Dottorato di Ricerca. Ho avuto poi la fortuna di poter fare ulteriori esperienze di ricerca e capire che questo è quello che davvero mi piace fare.

Cosa significa, per lei, fare ricerca e insegnare?
Fare ricerca permette di mettersi in gioco ma è un percorso spesso tortuoso. La partenza è facile, c’è l’entusiasmo. Si parte da un’idea, una domanda, un problema alla cui analisi si vuole contribuire e da lì il percorso è tutto in salita. Da una strada spesso ci si ritrova su una carrabile, talora solo su un sentiero o una traccia. Non scoraggiarsi, avere la perseveranza di continuare, aggiustare il percorso quando si rende necessario, nel frattempo si sono incontrate tante persone e condiviso con loro passioni e frustrazioni. Anche insegnare è una sfida, nel percorso bisogna trovare, e ad ogni anno ritrovare o rinnovare, il giusto canale per comunicare con persone sempre diverse con numeri e tempi che non aiutano, ma nel tempo significa anche il privilegio di vedere da vicino come per le nuove generazioni le cose cambiano. Spesso sono proprio le soddisfazioni che si hanno dall’interazione con gli studenti le più gratificanti.

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
Se è questo quello che volete fare, cercate la motivazione dentro di voi e perseverate. La ricerca vale la pena farla nonostante tutto.