Dipartimento di
Economia

Primi piani

Gaia Bertarelli

Gaia Bertarelli

Statistica Sociale

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Mi chiamo Gaia Bertarelli, sono ricercatrice tipo B in Statistica Sociale presso il Dipartimento di Economia. Insegno metodi per la ricerca quantitativa nelle Scienze Sociali e nel Marketing, ossia come usare la statistica per comprendere i meccanismi che regolano alcuni fenomeni sociali e supportare i processi decisionali. La mia ricerca riguarda le disuguaglianze di salute, la povertà multidimensionale e la Statistica Ufficiale. Sono interessata allo studio dei fenomeni a livello locale e all’applicazione di metodi di Stima per Piccole Aree. Mi piace sviluppare nuovi modelli quando i dati lo richiedono. Ultimamente mi sono avvicinata a problemi metodologici relativi all’integrazione di dati provenienti da più fonti e all’uso di dati non tradizionali in ottica predittiva.

Qual è stato il suo percorso accademico?
Dopo la laurea triennale in Matematica e magistrale in Biostatistica mi sono allontanata dall’accademia per qualche anno, lavorando nell’ambito della ricerca clinica. Mi sono poi accorta che mi mancava studiare e ho quindi intrapreso un percorso di dottorato in Statistica Metodologica, conseguito presso l’Università di Milano-Bicocca nel dicembre 2015. Sono stata poi assegnista presso l’Università di Perugia e l’Università di Pisa, e ricercatrice di tipo A presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento Sant’Anna. Ho approfondito formazione e collaborazioni grazie a due esperienze di visiting a Barcellona e Varsavia e partecipando a numerosi progetti europei. Da anni collaboro come esperto statistico per ISTAT, FAO e l’ONG Save the Children.

Le soddisfazioni professionali più grandi?
Credo fermamente nel potere dei dati e che la statistica debba essere messa a disposizione della società per aiutare i cittadini a vivere meglio nei luoghi dove desiderano vivere, e quindi supportare i governi e i decisori politici nelle loro scelte. Per questo motivo mi sono sentita utile quando alcuni progetti in cui sono stata coinvolta hanno concretamente aiutato le scelte dei governi tramite, per esempio, commissioni parlamentari. Per gli stessi motivi ritengo un’esperienza stimolante e importante la mia collaborazione con la FAO per l’introduzione di nuove metodologie per la Statistica Ufficiale e la raccolta di informazioni in alcune nazioni in Africa, Asia e Sud-America.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Penso che oggi insegnare e fare ricerca sia un privilegio. Insegnare ci permette di aiutare gli studenti a raggiungere gli obiettivi che si sono posti, o a trovare la strada più adatta alle loro attitudini, fornendo strumenti e aiutandoli a ragionare sulla realtà che li circonda e a sviluppare una loro opinione indipendente e consapevole. Inoltre, credo che spesso gli studenti possano fornire loro stessi stimoli e idee senza che ne siano sempre davvero consapevoli. Fare ricerca vuol dire non abbandonare mai la curiosità, provare a mantenere una mente sempre attiva e soprattutto aperta, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni. Capire come funzionano le cose, capire quello in cui davvero si è immersi, è una grande fortuna.