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Riapre la sede di San Sebastiano: nuovi spazi per BALI e Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea

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Dal 28 aprile 2025 la sede cafoscarina di San Sebastiano torna ad accogliere comunità studentesca, docenti e personale tecnico-amministrativo in una veste rinnovata, dopo un importante intervento di riqualificazione.

Tutta nuova la destinazione degli spazi: a San Sebastiano aprono la sezione della Biblioteca di Area Linguistica (BALI), con le collezioni dedicate all’Asia Orientale, e una parte del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, fino a poche settimane fa ospitate a Palazzo Vendramin. 

BALI

Il trasferimento porta con sé circa 35.000 volumi in giapponese, cinese, coreano e lingue del Sud-Est asiatico, molti dei quali rari e di grande valore. I testi saranno distribuiti su due piani della nuova biblioteca, con i libri più utilizzati per la didattica collocati nella Sala Colonne-Ruperti al piano terra, uno spazio ampio e ben illuminato che agevola la lettura.

Il progetto ha previsto l’inserimento di un nuovo front office all’ingresso, la realizzazione di due sale lettura al primo piano e una generale riorganizzazione degli spazi interni. I 112 posti a sedere disponibili – tutti dotati di prese elettriche – sono distribuiti tra le nuove scaffalature per la maggior parte aperte, favorendo una consultazione diretta delle collezioni. E’ stato inoltre creato uno spazio laboratoriale che potrà accogliere seminari e attività trasversali, anche di gruppo.  

L'intervento si inserisce in una più ampia strategia di riqualificazione edilizia dell’Ateneo con particolare attenzione all’efficienza energetica, al miglioramento dei servizi e delle condizioni di studio e lavoro. La sede è stata dotata di illuminazione a LED, sistemi di climatizzazione più performanti, un nuovo impianto di spegnimento e una postazione di portineria per il controllo degli ingressi da San Basilio.

DSAAM

Oltre alla biblioteca, anche le attività del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea (DSAAM) - prima ospitate a  Ca’ Vendramin - si sono già spostate a San Sebastiano con 66 postazioni per docenti, 12 per collaboratori ed esperti linguistici, 21 per il personale tecnico-amministrativo e una common room al piano terra. 

La riapertura di San Sebastiano rappresenta un passo importante per Ca’ Foscari, per la continuità e il consolidamento delle attività didattiche e di ricerca in un luogo che ha già avuto un ruolo significativo nella storia dell’università. Con spazi più accessibili, funzionali e accoglienti, la sede si propone come un punto di riferimento importante per chi studia e lavora all’interno dell’Ateneo.

La storia della sede

L’edificio che ospita la sede di San Sebastiano è parte di un ex convento, la cui struttura architettonica racconta una lunga serie di trasformazioni. Sviluppatosi attorno a due chiostri principali, il complesso ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, ben documentate dalle fonti storiche e catastali ottocentesche. Le variazioni più significative risalgono al periodo post-napoleonico, ma una parte consistente degli interventi è avvenuta nel corso del Novecento, con l’adattamento a sede universitaria.

Negli anni ’80 fu infatti avviato un importante progetto di riconversione dell’ex convento, che negli anni ’90 portò alla sua trasformazione in sede dell’allora Facoltà di Lettere e Filosofia. Ulteriori interventi di consolidamento strutturale furono effettuati nel 2003, seguiti nel 2015 da lavori di adeguamento sismico secondo la normativa vigente.

Dal punto di vista architettonico, un elemento particolarmente significativo della sede è l’ingresso ideato da Carlo Scarpa: il progetto venne approvato nel 1978 e realizzato sugli esecutivi dal collaboratore Guido Pietropoli, per essere poi inaugurato nel 1979, ad un anno dalla morte del famoso architetto veneziano.

Il progetto Scarpiano rappresenta un esempio riuscito di integrazione e dialogo tra edifici e superfici appartenenti a epoche diverse: l'ingresso è costituito da una cornice in pietra d’Istria a forma di “L” con modanature a scaletta, in cui si inserisce un portale scorrevole in ferro, bronzo e pietra d'Istria. Le lastre di pietra d'Istria rivestono parzialmente anche la parete ottocentesca del convento di San Sebastiano, lasciando in vista l'antica edicola con l'immagine del Santo. 


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