RAI TV
1971: III B. Facciamo l’appello
‘III B. Facciamo l’appello’ . In onda l’8 giugno 1971, alle 22.20, sul Programma Nazionale (ID Teca: C13710). Di Enzo Biagi.
L’ex direttore del TG raccoglie i pochi ex-allievi e insegnanti della scuola ebraica di Ferrara sopravvissuti alle persecuzioni e deportazioni (tra cui lo scrittore Giorgio Bassani). Per oltre un’ora Biagi stimola i loro ricordi, chiedendo più volte, tra l’altro, quale fosse stato il comportamento dei loro conoscenti non ebrei (se di aiuto o di ostilità) e ottenendo risposte di vario segno, perché – come risponde qui l’antifascista Matilde Finzi Bassani – «esiste persona e persona». Ma ella stessa poi conclude: «se noi siam qua, lo siamo perché qualcuno ci ha aiutato, sennò non saremmo qui; (…) c’è stata una solidarietà di fondo». Già Biagi nell’introduzione aveva parlato di «questo Paese, che ha per merito principale la sua umanità». Nell’insieme dunque il programma non esce dal quadro interpretativo dell’epoca, pur avendo il merito di parlare del tema e dar voce ai sopravvissuti.
(Biagi stesso, a 21 anni, nel 1941, non era stato immune da una sbandata razzista, recensendo favorevolmente un film nazista di propaganda antisemita, 'Suss l’ebreo'. Ciò a ulteriore riprova della non trascurabile penetrazione dell’antisemitismo tra gli italiani, anche tra giovani brillanti e passati poi convintamente alla Resistenza e a valori democratici).
1977: Italia anni Trenta
‘Italia anni Trenta. Regime, cattolici, chiesa'. In onda il 1 aprile 1977, sulla Rete2 alle ore 21.45 (ID Teca: C23172). Di Pietro Scoppola e Sergio Valentini, con la collaborazione dello storico Renato Moro.
Si torna a parlare del tema, ma senza grosse variazioni interpretative. Avviene nella parte finale di un documentario di 85′ sui rapporti tra regime, cattolici e Chiesa. L’autore – l’affermato storico cattolico Pietro Scoppola – cita, sì, uno scritto antisemita di padre Agostino Gemelli, come esempio di «cedimento al clima», però subito aggiunge: «ma il razzismo suscita un diffuso moto di ripulsa, nel mondo cattolico come del resto in tutta l’opinione pubblica, e molti pronunciamenti ostili della Chiesa». Scoppola stesso compare in video sottolineando le proteste di Pio XI e l’aumento del numero dei sacerdoti antifascisti. La tesi centrale rimane dunque quella del «diffuso moto di ripulsa». Ottimi, nuovamente, gli indici d’ascolto (4,9 milioni) e di gradimento (68) del documentario.
1979: Olocausto italiano, perché?
'Olocausto italiano, perchè?' di Arrigo Levi, in onda venerdì 8 giugno 1979 alle 20.40 sulla Rete1 (ID Teca: A72714)
Sull’onda del grande successo della miniserie americana 'Holocaust', trasmessa in Italia in quelle stesse settimane, la Rai manda in onda (sempre in prima serata e sul primo canale) un approfondimento in due puntate, intitolate rispettivamente «Olocausto italiano» e «Olocausto italiano, perché?». Mentre la prima presenta testimonianze filmate sulle stragi di ebrei avvenute in Italia, sulle partenze dei treni da Fossoli, il campo di sterminio della Risiera di San Sabba a Trieste, in questa seconda puntata Arrigo Levi – autorevole giornalista, anch’egli ebreo – modera un lungo dibattito in cui chiede ai suoi ospiti (tra cui il rabbino capo Elio Toaff, gli storici Giuseppe Mayda e Luigi Firpo, la vicepresidente dell’U.C.I.I. Tullia Zevi) di riflettere sui motivi di tali eventi. Sin dal titolo, la trasmissione prova a porsi finalmente il problema del ruolo dell’Italia nell’Olocausto. E per circa un’ora il conduttore insiste perché gli ospiti affrontino senza divagare il «nodo» del ruolo dell’Italia. D’altro canto però, da questo interessante dibattito, pur non privo di notazioni su complicità italiane, emerge infine la tradizionale autoassoluzione: a riconfermare la tesi «Italiani brava gente» sono prima lo storico e deportato Vittorio Giuntella (nel primo di questi due estratti video) e poi (nel secondo, subito sotto) lo stesso Arrigo Levi e lo scrittore britannico Stuart Hood, all’epoca resistente straniero coraggiosamente ospitato dai contadini italiani. Qui tra l’altro Giuntella ipotizza ancora (nonostante le confutazioni già fornite dal libro di De Felice) che alla base dell’adozione italiana delle leggi razziali vi siano state “probabilmente anche delle richieste precise dei nazisti e di Hitler in persona“.
Storiografia e memorialistica
L'antisemitismo italiano sotto il fascismo
1975: Ugo Caffaz (politico ed operatore culturale, esponente della comunità ebraica fiorentina) pubblica una breve raccolta di testi antisemiti d'epoca fascista. Nell'introduzione sottolinea le radici culturali italiane del fenomeno e problematizza da una prospettiva marxista alcune tesi di De Felice, ma resta concorde con lui riguardo alla reazione degli italiani (pp.7, 28).
Autore:
Ugo Caffaz
Ebrei sotto Salò: la persecuzione antisemita 1943-1945
1978: Giuseppe Mayda, giornalista de 'La Stampa', mostra il coinvolgimento diretto dei fascisti, non solo dei tedeschi, nelle deportazioni e persecuzioni di ebrei; sottolinea il silenzio di Pio XII di fronte alle stragi ("una neutralità a dir poco sconcertante", p. 56); tuttavia ribadisce l'interpretazione tradizionale della contrarietà all'antisemitismo della "stragrande maggioranza del popolo" (p. 33), sicché l'aiuto agli ebrei arrivò "dal popolo, dalla gente qualunque, da semplici preti" (retrocopertina).
Autore:
Giuseppe Mayda
Cultura e politica
1970: Vittorio De Sica dirige Il giardino dei Finzi Contini, tratto dal romanzo di Bassani. Vince l’Oscar per miglior film straniero
1978: trasmessa in USA la serie ‘Holocaust’, sulle vite parallele di una famiglia di nazisti e una di ebrei nella Germania degli anni ’30. E’ un successo e uno shock mondiale. Il termine Olocausto entra nel linguaggio comune. La Rai la trasmette l’anno seguente, in 8 puntate, con grande risalto promozionale e riscontri da record (20 milioni di telespettatori; Indice di gradimento: 80% – dati del Servizio Opinioni
1979: La rivista socialista ‘Critica sociale’ pubblica uno speciale dal titolo “Le colpe degli italiani” (n.5, 1979). Vi si legge: «Nessuno parla delle colpe degli Italiani nel mezzo secolo trascorso, come se la Resistenza antifascista - fatta pur sempre da una minoranza - avesse il potere di riscattare il passato». Ma l’impatto sul grande pubblico è trascurabile.
1979: Il neoeletto papa, il polacco Giovanni Paolo II, si reca in visita ad Auschwitz. Lo definisce “il Golgota del mondo contemporaneo”.