Vaccinazioni rapide e localizzate possono fermare un’epidemia di colera

Intervenire subito nell’area dove si sono manifestati i primi casi può prevenire il diffondersi dell’epidemia secondo uno studio pubblicato su PLOS Medicine

N'djamena in un'immagine satellitare della NASA

 

Rispondere a un’epidemia di colera intervenendo rapidamente con vaccini e trattamento idrico nelle immediate vicinanze dei primi casi porta a una riduzione dei contagi fino all’81% rispetto a una campagna su larga scala.

Per capirlo e dimostrarlo, un team internazionale di modellisti matematici, esperti di salute pubblica e medici, ha analizzato i dati ad alta risoluzione su un’epidemia che colpì N'djamena (nella foto satellitare della NASA), capitale del Chad, nel 2011. Il risultato è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Medicine. Tra gli autori, il cafoscarino Enrico Bertuzzo, professore di Ecoidrologia al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, ha supervisionato lo sviluppo dell’approccio modellistico.

“Intervenire subito nell’area dove si sono manifestati i primi casi - spiega Enrico Bertuzzo - può prevenire il diffondersi dell’epidemia. Inoltre, questa strategia richiede minori risorse rispetto a un’azione su larga scala, che, abbiamo visto, sarebbe meno efficace”.

Per testare l'ipotesi, il team guidato da Andrew Azman della statunitense Johns Hopkins University, ha simulato con un modello l’epidemia di colera che infettò 4.352 persone in 232 giorni in Chad. Partendo dai dati sullo sviluppo dell’epidemia e la distribuzione spazio-temporale dei casi, gli scienziati hanno provato l’efficacia di una risposta che si focalizzi su un raggio di 100 metri attorno ai casi riportati.

Per essere efficace, l’intervento deve prevedere una combinazione di azioni: l’approvvigionamento di acqua da bere trattata, la somministrazione per via orale di vaccini e la profilassi antibiotica.

Il colera, infatti, viene contratto principalmente dal consumo di cibo o acqua contaminati e le epidemie sono collegate a scarsa igiene, sovraffollamento, impianti igienici inadeguati e acqua non potabile.

Negli anni recenti, il numero di casi conosciuti a livello mondiale varia tra i 110mila e i 200mila all’anno. Ufficialmente, 5mila morti all’anno sono dovuti al colera, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il numero reale possa essere significativamente maggiore, a causa della mancata segnalazione e carenze nei sistemi di sorveglianza.