Costruire edifici residenziali che producano più energia di quanta ne consumino è una tappa fondamentale nel percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette di anidride carbonica, la cosiddetta “decarbonizzazione”. Un dato rende l’idea del peso degli edifici nella lotta ai cambiamenti climatici: rappresentano il 40% delle emissioni globali di gas serra.
L’Università Ca’ Foscari Venezia contribuisce alla ricerca in questo campo nell’ambito del progetto europeo Cultural-E, che svilupperà e sperimenterà tecnologie per costruire edifici Energy Plus che ospitano più famiglie.
Nessuna innovazione può raggiungere l’obiettivo Energy Plus, tuttavia, se non funziona a dovere la ‘tecnologia’ più determinante: le persone che abitano l’edificio. “Possiamo isolare l’edificio e installare pannelli solari, ma se chi vive nella casa non è attento e consapevole dal punto di vista energetico, tutti i vantaggi sfumano, - spiega Wilmer Pasut (nella foto), ingegnere, professore al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica e responsabile per Ca’ Foscari nel progetto Cultural-E, - La tecnologia da sola non fa miracoli. Per questo consideriamo l’uomo come parte integrante della tecnologia, ne studiamo le esigenze, il comportamento, e le strategie per coinvolgerlo attivamente, per progettare edifici che possano davvero raggiungere l’obiettivo di produrre più energia di quanta ne consumino”.
L’esempio tipico è il rebound effect, l’effetto di rimbalzo. Siccome ho lampade a led, pompa di calore, fotovoltaico, pensa l’inquilino energeticamente poco consapevole, allora posso tenere luci e riscaldamento accesi anche quando non è necessario. Un simile comportamento vanifica tutti gli investimenti in efficienza, risparmio e rinnovabili, minando alle fondamenta l’obiettivo Energy Plus.
L’altro aspetto centrale è quello culturale, che dà anche il nome al progetto Cultural-E. Paese che vai, infatti, abitudini energetiche che trovi. “In Danimarca consumano il 3% dell’energia domestica per cucinare, in Spagna il 25% - afferma Pasut - con queste differenze non possiamo pensare di costruire delle case identiche, con gli stessi pacchetti tecnologici”.
Il team di Ca’ Foscari lavora proprio sull’influenza dell’aspetto culturale, le differenze nella percezione del comfort e nel controllo della temperatura tra paese e paese, e alla definizione dei pacchetti tecnologici che garantiscano un'efficace decarbonizzazione della domanda energetica.
Inoltre, i ricercatori studieranno il nesso tra migliori pratiche energetiche e benefici paralleli, come quelli sulla salute, ad esempio per il miglioramento della qualità ambientale indoor.
La sperimentazione avverrà nel corso del progetto quinquiennale grazie alla costruzione di quattro condomini in Francia, Germania, Italia (a Bologna) e Norvegia, due per social housing e due che saranno messi sul mercato.
Case Energy Plus esistono già, ma sono esperienze isolate e legate a un approccio artigianale difficilmente replicabile. Il progetto ha quindi il ruolo di esplorare una nuova frontiera, quella dei condomini, nei quali la superficie del tetto su cui installare pannelli, per fare un esempio di criticità, non è proporzionale al numero di unità abitative che copre e deve alimentare con l’energia elettrica.
Con progetti come Cultural-E, infine, l’Europa amplia l’attenzione: dopo un focus concentrato sull’immenso patrimonio da ristrutturare e rendere energeticamente più efficiente, emerge la tendenza ad abbattere il 'vecchio' per costruire edifici nuovi con prestazioni ‘plus’ senza consumare ulteriore suolo.
Ascolta l'intervista di Radio Ca' Foscari a Wilmer Pasut (clicca sul secondo pallino nella timeline dell'episodio): Il progetto, coordinato da Eurac, ha un budget di 9,6 milioni di euro, di cui 8 dal programma Horizon 2020 della Commissione europea.