Vendetta chiama vendetta. Questa regola non scritta ha da sempre rappresentato un forte rischio per le piccole comunità parentali, che per ostilità legate all’onore potevano annientarsi l’un l’altra. La faida, termine che oggi è espressione di bieca e truce violenza, ha invece rappresentato un sistema giuridico che per secoli svolse una funzione importante sul piano del controllo sociale e delle diverse rappresentazioni culturali
Secondo Darko Darovec, esperto cafoscarino di faida, dal Basso Medioevo fino al XIX° secolo ha rappresentato un metodo per mantenere la pace tra le comunità più efficace di quello moderno, dove è lo Stato ad occuparsi delle risoluzioni.
Il Prof. Darovec ha condotto una ricerca di due anni, 2015-2016, finanziata dai fondi Marie Curie dell’Unione Europea, evidenziando come questo sistema consuetudinario sia un tassello fondamentale per comprendere la struttura della società europea di oggi. Supervisor del progetto è il prof. Claudio Povolo, che a sua volta si è a lungo occupato delle relazioni intercorse tra sistema della vendetta e istituzioni giudiziarie di antico regime.
«Fino al XIX° secolo si può considerare la faida come l’odierno Tribunale, un sistema funzionale per mantenere la pace e risolvere le controversie. – Spiega il Prof. Darovec – In un sistema dove l’onore, i valori e l’educazione sono più importanti, le risoluzioni pacifiche erano più convenienti per tutti. Di solito i conflitti prevedevano tre fasi successive al ‘torto’: il dono, la tregua, la pace perpetua. Si trattava di un procedimento basato su regole consuetudinarie, leggi non scritte, che proprio per questa loro natura duravano nel tempo senza essere cambiate e stravolte. Le famiglie o le piccole comunità sapevano che ogni conflitto avrebbe procurato perdite e risarcimenti, ed erano interessate a mantenere la pace. Quando lo Stato è subentrato alla consuetudine della faida, i conflitti sono esplosi in modo molto più esteso, portando per esempio alle due Guerre Mondiali del ‘900».
Il Prof. Povolo mette l’accento sul piano costituzionale della faida, ancora poco analizzato dalla storiografia ma che, secondo l’esperto « è un aspetto che se sul piano più generale era contraddistinto da valori condivisi, nelle sue specificità era definito dal concetto di iurisdictio, che caratterizzava lo stato policentrico del medioevo e dell’antico regime. La iurisdictio stabiliva la sfera giurisdizionale sul piano politico e giudiziario e il valore stesso dei confini. Il profilo costituzionale contrassegnava sia il sistema della vendetta che le sue caratteristiche specifiche (intensità, durata, estensione dei gruppi coinvolti) e le sue interconnessioni con il sistema giudiziario (gestito da professionisti, procedure più o meno elaborate, sottoposto o meno a interferenze esterne)».
Per approfondire i molteplici aspetti storico-antropologici della faida, a Ca’ Foscari si danno appuntamento per tre giorni di convegno, FAIDA Feud and blood feud between customary law and legal process in medieval and early modern Europe (9-11 giugno), studiosi ed esperti di diverse discipline provenienti dagli atenei di Warwick, York, Cambridge, Istanbul, Marsiglia, Tolosa, Barcellona, Corsica, Stati Uniti (Harvard, Duke, Northwestern University Chicago), Slovenia, Croazia e da varie università italiane.
Moltissimi aspetti legati alla faida sotto la lente degli studiosi, che analizzano anche il peculiare contesto di Venezia e dell’entroterra veneto tra il ‘500 e il ‘600, l’Istria, la Dalmazia e l’Albania. Si esamina il rapporto tra faida, vendetta, banditismo, consuetudini e procedure legali nella Terraferma veneta e nel Stato da Mar del Seicento, attraverso l’avventurosa vicenda di Zuanne delle Tavole, capo di una banda di ladri, incendiari e omicidi; si studia la vendetta popolare nella Venezia del ‘500, dove la cronaca del tempo ha ispirato una serie di testi letterari in dialetto veneziano che hanno per protagonisti rappresentanti dei più bassi strati cittadini; si indagano le manifestazioni della faida e della vendetta all’interno del patriziato veneziano.
L’evento, promosso dal Dipartimento di Studi Umanistici, si svolgerà nell’ambito della ricerca condotta dal prof. Darko Darovec e fornirà una visione a 360° su questo campo di studi in continua crescita, tassello fondamentale per comprendere la società europea dei giorni nostri.
Federica Scotellaro