Nella Laguna di Venezia sono ritornate le ostriche, grazie al progetto MAREA (Matchmaking Restoration Ecology and Aquaculture) della ricercatrice Camilla Bertolini, biologa marina e neo-vincitrice di una borsa Marie Sklodowska-Curie European Fellowship all’Università Ca’ Foscari. Non si tratta della specie alloctona invasiva già presente, la ‘giapponese’, ma della pregiatissima varietà autoctona Ostrea edulis (ostrica piatta), storica abitante della laguna veneziana almeno fino alla fine del XIX secolo, quando era già al centro di un dibattito pubblico.
Nella Gazzetta di Venezia del 5 gennaio 1863 - custodita presso la Fondazione Querini Stampalia - il prof. Molin, membro dell’allora Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, sottolineava l'importanza di questo bivalve e lamentava il rischio per la specie dovuta al deterioramento dei fondali e alla pesca selvaggia.
“La produzione delle ostriche nelle paludi e nei canali, è oggidì ridotta a uno stato deplorabile, in parte perché vennero resi improduttivi i fondi, ed in parte perché vennero estirpate le ostriche produttrici. La prima cosa adunque che far si deve, è quella di ristabilire i fondi. Ella è questa una operazione, la quale esige una certa spesa, non mai però una spesa enorme, in quanto ella consiste nel tappezzare i fondi di corpi solidi, quali sarebbero gusci di altri molluschi disseccati per qualche mese al sole, affinchè vi periscano tutti i parassiti che potessero albergare; e di spargervi sopra un certo numero di ostriche madri; operazione colla quale cominciò il governo francese ogni qual volta volle rimettere nella loro primitiva floridezza i banchi da ostriche delle sue coste. A questa operazione deve succedere una saggia legislatura sulla pesca del mollusco. […]”.
Camilla Bertolini, romana, classe 1990, è una biologa marina con una solida formazione internazionale e un grande interesse per il particolare ecosistema lagunare. Prima di giungere al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari ha condotto studi e ricerche all’estero tra Inghilterra, Canada e Olanda. Si occupa in particolare delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla laguna, con focus sullo sviluppo e l'allevamento dei molluschi bivalvi che la popolano.
Insieme a un team interdisciplinare, coordinato dal prof. Roberto Pastres, Bertolini ha iniziato il progetto MAREA dalla prima indicazione contenuta nel rapporto ottocentesco: ripristinare i fondali ‘duri’, con elementi di calcio, in una zona di acquacoltura della laguna Sud, ecologicamente appropriata. Qui poi, con la collaborazione di acquacoltori locali e del dott. Boffo che ha aiutato con le pratiche sanitarie, sono state seminate 2.200 ostriche - ‘mamme’, importate dalla Croazia, che saranno le capostipiti della nuova colonia lagunare.
Da adesso a maggio, gli studiosi effettueranno campionamenti costanti dell’acqua per valutare le condizioni ambientali e monitorare lo sviluppo degli animali. Sulla base dei risultati, costruiranno un modello che consideri, da una parte, le variabili ambientali, e dall’altra la qualità e il ciclo di riproduzione delle ostriche. Uno studio dettagliato delle esigenze ecologiche è infatti necessario sia per il corretto ripristino ambientale che per l’avvio di un'acquacoltura sostenibile, per l’ambiente e per gli allevatori. Tutti gli indicatori devono permettere la massimizzazione delle condizioni per la produzione di semi, il mantenimento della popolazione e l'avvio di una nuova cultura.
Da maggio le ostriche rilasceranno le larve, che fluttueranno nel plancton prima di scegliere il posto giusto per attecchire e crescere. I ricercatori monitoreranno passo dopo passo anche questa fase di posizionamento con un obiettivo, fissato al 2023, dal grande potenziale ambientale e socioeconomico: ripristinare un ambiente ideale per dare nuovo impulso a un’acquacoltura lagunare sostenibile di ostriche autoctone, favorendo una pesca poco invasiva e un ritorno economico per le piccole realtà imprenditoriali locali.
“Le ostriche sono un elemento importante per la biodiversità della laguna di Venezia, e sono importanti per il sequestro di carbonio. Riportarle in laguna ha quindi una valenza ambientale – spiega la dott.ssa Bertolini – ma anche economica. Possiamo sostenere un’economia locale e tradizionale e valorizzare una pesca sostenibile, antica e attenta all’ambiente. E’ una spinta importante per far rivivere piccole realtà economiche e togliere terreno ad altre attività che sono poco in sintonia con l’ambiente lagunare, come quelle legate al turismo di massa.”