Un viaggio affascinante nel mondo greco attraverso un'antologia di iscrizioni

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Uno strumento nuovo nel panorama editoriale italiano che è valso a Claudia Antonetti e Stefania De Vido il premio alla Ricerca 2017

Proporre una raccolta di iscrizioni greche oggi non è cosa facile visti gli illustri predecessori oxoniensi, ed è, come si dice nell’introduzione “una scommessa e una necessità”, ma Claudia Antonetti e Stefania De Vido (Dipartimento di Studi Umanistici) non si sono lasciate scoraggiare e anzi hanno prodotto un volume che è valso il Premio alla ricerca 2017 per l’idea che è risultata essere “eccellente, originale e innovativa nel modo in cui è stata concepita”, frutto di un “lavoro di squadra ottimamente orchestrato e ben coordinato”.

"Iscrizioni greche. Un'antologia" costituirà certamente un utile strumento di studio e ricerca anche per ambiti diversi, quali ad esempio la storia antica, epigrafia e la letteratura greca.

Abbiamo chiesto alle autrici di descriverci il loro lavoro e di delineare le attività del Progetto AXON, finanziato dall’ateneo, nell'ambito del quale la ricerca è stata svolta

Durante la Notte della Ricerca tenutasi a Ca' Foscari il 29 settembre scorso, avete ricevuto il Premio alla ricerca 2017 per il volume" Iscrizioni greche. Un'antologia", uno strumento innovativo che mancava nel panorama editoriale italiano.
Ce lo potete descrivere? Di quante iscrizioni si tratta e qual è la concezione che vi ha guidato nel realizzarla?

Il volume è concepito come una vera e propria antologia di iscrizioni greche, comprese tra la prima età arcaica e il tardo ellenismo, cioè dall'VIII al II secolo a.C. Si tratta di 72 documenti a ciascuno dei quali è dedicata una scheda costruita e presentata secondo un modello omogeneo. Per ciascuna iscrizione, cioè, sono presentati gli stessi elementi descrittivi secondo un ordine logico e coerente che comprende tipologia del supporto, luogo di rinvenimento e di conservazione, descrizione degli aspetti paleografici e linguistici del testo. La datazione proposta è il risultato di tutti questi elementi e già di per sé, dunque, rappresenta un elemento interpretativo importante. Segue la parte relativa al testo vero e proprio dell'iscrizione che coniuga il rigore della filologia epigrafica (con il lemma genetico, il testo e l'apparato critico) e il tentativo di raggiungere lettori di diversa competenza con una proposta di traduzione in italiano. Ogni scheda è corredata infine da un commento e da una bibliografia sintetica ma aggiornata che attinge sia ai più importanti corpora del settore che agli studi più rilevanti dedicati al singolo documento.

Dal punto di vista scientifico, che cos’è un’iscrizione storica?

La domanda tocca nel vivo un problema metodologico di fondo rispetto al quale il nostro lavoro fornisce materiali di riflessione più che una risposta definitiva. Ci auguriamo, anzi, che l'antologia possa sollecitare la discussione e il confronto degli studiosi su questo aspetto. Diciamo così: le iscrizioni comprese nel volume costituiscono una sorta di 'storia epigrafica' del mondo greco e dunque rispondono a una concezione estesa di 'iscrizione storica', comprensiva cioè sia delle testimonianze relative al divenire politico, istituzionale o diplomatico del mondo greco – come nella tradizione di studi fin qui invalsa -, sia di quelle che riguardano economia, società, religione, mondo femminile, emozioni, vita privata, lavoro. Sono aspetti della storia che la riflessione storiografica recente ha ormai focalizzato come di massima importanza e rispetto ai quali proprio le iscrizioni costituiscono un documento imprescindibile. Va detto che proprio la tradizione italiana di epigrafia greca (bastino i nomi di Margherita Guarducci e Luigi Moretti) ha dato un impulso fondamentale ad allargare le prospettive e a comprendere nello sguardo della disciplina tipologie documentarie ed epoche che tradizioni maggiormente legate a paradigmi più 'classici' tendevano a tenere ai margini.

Quali sono le provenienze delle iscrizioni? La novità del volume è proprio che si dà spazio anche a una Grecia "altra"?

Ecco, noi abbiamo cercato di recuperare e di mettere a fuoco proprio i margini di cui si diceva sopra. Sono margini cronologici e margini geografico-culturali. Nella nostra antologia sono infatti rappresentati luoghi e periodi un po' inconsueti per un lavoro di questo genere, tutte realtà nelle quali sono fiorite comunità elleniche. Molto presente, ad esempio, è il IV secolo a.C., un momento formidabile di trapasso e cambiamento durante il quale il mondo delle città comincia a fare i conti a volte in maniera drammatica con una crisi che oggi chiameremmo 'globale' che vede cambiare gli equilibri e i rapporti di forza in tutto il Mediterraneo, con l'emergere di forze nuove e di soggetti politici del tutto impensabili anche solo un secolo prima, come i grandi regni formatisi dopo la morte di Alessandro Magno.
E' proprio dalla lontana Aï-Khanoum, nell'attuale Afghanistan, che giunge ad esempio la voce di una saggezza che risuona del sapere di Delfi, arrivato ai confini dell’ellenismo orientale in seguito alle conquiste del Macedone. Non basta: dalla tomba di un giovinetto di Ischia viene uno dei documenti più antichi scritti in greco, la famosa 'coppa di Nestore'; da Berezan, in Ucraina, una lettera plumbea che testimonia le disavventure di un commerciante; da Cirene, in Libia, una lunga iscrizione che dice di riportare alla lettera il giuramento fatto dai primi fondatori della città. Quello tra le iscrizioni è un viaggio affascinante che mostra anche la straordinaria forza di una cultura e di una lingua che si modella in contesti molto diversi senza mai perdere i contorni della propria identità.

La pubblicazione del volume è collegata a un Progetto più ampio, finanziato dall'Ateneo nel 2013, che si chiama AXON, ce lo volete delineare?

I risultati sono più efficaci da vedere e sperimentare che da raccontare, e per questo ci permettiamo di rimandare al sito di VenicEpigraphy (http://virgo.unive.it/venicepigraphy/) che riunisce le iniziative digitali che seguiamo nel Laboratorio di Epigrafia greca del DSU. Il progetto finanziato dall'Ateneo prevedeva proprio la valorizzazione delle iscrizioni storiche greche in una veste digitale e open-access e per questa ragione antologia cartacea e progetto informatico condividono premesse e finalità. Il Database AXON raccoglie una selezione assai più ampia di iscrizioni storiche rispetto a quelle che poteva contenere il volume e, soprattutto, consente di fare ricerche incrociate sulla base di uno o più criteri (un periodo cronologico, una tipologia testuale, un luogo di rinvenimento) scelti da chi lo voglia consultare. La forma digitale consente di arricchire le schede con commenti lunghi e articolati e di corredarle con link a immagini o a carte geografiche. AXON è aperto alla libera consultazione degli utenti e permette il periodico inserimento di nuovi lotti di schede grazie alla collaborazione di molti studiosi, il cui lavoro, tra l'altro, è valorizzato grazie al collegamento con l'omonima rivista digitale pubblicata per le Edizioni Ca' Foscari.

In cosa si differenzia questa vostra pubblicazione da quelle già esistenti e perché la definite una "iniziativa a molte mani"?

Ciascun lavoro ha una sua specificità e noi non volevamo né tradurre né imitare le raccolte di iscrizioni, alcune molto autorevoli come quelle oxoniensi, nate all'interno delle diverse tradizioni di studi degli altri Paesi europei. Ma in Italia un'antologia di iscrizioni tradotte ancora mancava – fatta eccezione per la raccolta di Luigi Moretti dedicata all’Ellenismo - e noi abbiamo tentato in primo luogo di dare uno strumento utile a studiosi e studenti ma basato su un testo greco edito scientificamente: ciascuna scheda può essere letta e fruita a più livelli, ciascuno la potrà usare in aula o nel proprio lavoro individuale secondo le proprie esigenze. E' uno strumento ampiamente perfettibile, certo, ma è anche uno stimolo a valorizzare un patrimonio di conoscenza che nel nostro Paese ha radici profonde. E qui veniamo all'altro aspetto da Lei evocato: le molte mani. Sono spesso mani di giovani, per alcuni dei quali la scheda dell'antologia è il primo lavoro scientifico. A giudicare dalla passione, dall'interesse e dalle competenze dei collaboratori, anche da quelli meno maturi, possiamo dire che l'epigrafia greca in Italia sembra godere di buona, ottima salute e che si tratta di competenze molto preziose, certamente non comuni a livello internazionale, su cui sarebbe bene investire sempre di più. Il nostro lavoro è stato a volte ingrato: si è trattato di conferire omogeneità all'antologia senza sacrificare l'impronta personale dei singoli Autori. E qui ci ha colpito un altro aspetto: quando a contribuire sono stati nostri colleghi, studiosi di grande competenza e capacità, lo hanno fatto sempre con disponibilità e autentico spirito di collaborazione, sempre attenti alle ragioni dell'insieme e alle esigenze dei lettori. Ci sentiamo di rinnovare il nostro ringraziamento a tutti loro, e a chi, nell'Ateneo, premiando noi ha dato rilievo a un progetto condiviso e autenticamente collaborativo.

 

 

FEDERICA FERRARIN