La pandemia di COVID-19 che ha svuotato Venezia e quasi azzerato il traffico in laguna offre un’indesiderata ma preziosa occasione per studiare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. L’assenza di moto ondoso e la qualità dell’acqua nei canali hanno già ispirato molti residenti che hanno immortalato e condiviso le immagini di una Venezia non ordinaria. Il gruppo di ricerca in Ecologia dell’Università Ca’ Foscari Venezia ha pensato quindi di cogliere l’attimo raccogliendo più immagini e informazioni possibili sulla laguna ai tempi del coronavirus chiedendo ai residenti di collaborare, per quanto possibile.
I cittadini-scienziati che riusciranno a documentare la presenza di fauna o lo stato di rii e canali dalle loro finestre o durante i pochi spostamenti necessari e consentiti potranno trasmettere foto, video o testimonianze via Facebook, compilando un modulo online o scrivendo alle ricercatrici Silvia Rova e Alice Stocco.
La ricerca servirà a delineare nuovi sistemi di sostenibilità per la laguna. Sotto osservazione saranno i cosiddetti servizi ecosistemici, che vanno dai processi ecologici e idrodinamici che regolarmente depurano le acque, alle barene e alla vegetazione acquatica che catturano anidride carbonica, passando per la pesca, lo svago e le gite nell’ambiente lagunare.
“Da una prospettiva di ricerca, la situazione anomala che stiamo vivendo si offre come un esperimento, non voluto, i cui effetti possono essere osservati e quantificati - spiega Fabio Pranovi, professore di Ecologia al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica e coordinatore del gruppo di lavoro - Ci aspettiamo che questa sostanziale riduzione di pressioni antropiche sull’ecosistema lagunare determini effetti sui processi ecologici e di conseguenza anche su alcuni “servizi” che l’ecosistema fornisce al benessere della società umana”.
Già da qualche anno, gli scienziati hanno focalizzato la loro ricerca su quantificazione e modellazione delle relazioni attraverso cui l’uomo e il suo benessere dipendono dall’ecosistema e dai suoi processi, in particolare nel contesto della laguna di Venezia e del bacino alto Adriatico. Ora, si tratta di applicare l’approccio analitico alle condizioni attuali.
L’ipotesi è che il blocco della mobilità e l’assenza di visitatori incidano sia in positivo che in negativo sui servizi ecosistemici: da un lato, ad esempio, migliora la qualità dell’acqua, dall’altro vengono limitate le attività di pesca e ricreative.
Lo studio richiede dati di vario genere. I ricercatori sfrutteranno quelli dei satelliti per monitorare, ad esempio, la torbidità delle acque e confrontarla con periodi precedenti. Inoltre, si serviranno di dati socio-economici, come quelli sul comparto turistico.
Gli scienziati, come tutti, sono invitati a limitare gli spostamenti e non potranno, quindi, battere palmo a palmo la laguna per verificarne lo stato con campionamenti e sopralluoghi. Per questo, hanno pensato di chiedere una mano ai cittadini, testimoni di “una Venezia poco affollata, dell’assenza di moto ondoso, dell’insolita limpidezza delle acque e della presenza di avifauna in luoghi in cui solitamente non veniva osservata a causa dell’elevato disturbo antropico”.
“Ci interessa anche capire come le persone vivano questi cambiamenti - aggiunge Silvia Rova - cioè come percepiscono il rapporto con l’ambiente che li circonda e i servizi che gli ecosistemi possono fornire anche in un momento così particolare”.
Una volta terminata l’emergenza, la ricerca continuerà per documentare la transizione alla nuova normalità del post-coronavirus.
Per contribuire: postate su Facebook foto, video o testimonianze con l'hashtag #venezia, specificando luogo, data e ora dello scatto. Chi avesse materiali ma non volesse condividerli pubblicamente sul social media, potrà inviarle attraverso questo modulo online oppure (sempre specificando data, ora e luogo) agli indirizzi email silvia.rova@unive.it, alice.stocco@unive.it