Le memorieFondato nel 2006 per iniziativa di Francesco Bruni e di Silvana Tamiozzo Goldmann, l’Archivio “Carte del Contemporaneo”, da poco giunto nella bella sede di Ca’ de la Frescada, raccoglie fondi documentari di personaggi della cultura veneta, con lo scopo di conservare, valorizzare e rendere accessibili i materiali agli studiosi. Ne parliamo con Silvana Tamiozzo, Responsabile dell’archivio “carte del Contemporaneo” al CISVe e docente di Letteratura italiana contemporanea a Ca’ Foscari.
Con quale spirito è stato fondato l’Archivio e come si è evoluto fino ad oggi?
L’Archivio è stato fondato nel 2006 su iniziativa di Francesco Bruni, allora direttore del CISVe, e mia.
Nacque in modo un po’ fortuito e si arricchì con una storia bella.
Dico in modo fortuito perché l’allora Rettore Pier Francesco Ghetti mi convocò per chiedermi cosa pensassi di Ernesto Calzavara: era infatti ancora aperto un vecchio contenzioso che riguardava l’eredità del poeta e Ca’ Foscari. Dopo la mia scontata risposta (Calzavara è un grande poeta) mi misi in contatto con Marco Calzavara e la moglie Pervinca e l’intesa fu immediata: arrivò - con un trasloco un po’ rocambolesco - al CISVe il suo primo Fondo archivistico.
Fin da subito lo spirito fu quello che ad oggi si mantiene e cioè quello di accogliere (per donazione), inventariare, valorizzare e rendere accessibili agli studiosi le carte d’autore di personalità di spicco della cultura veneta. Inoltre le carte d’autore sono diventate presto occasione per stages di qualità che abbiamo seguito con pazienza, formando studenti e laureandi. Con l’aiuto fondamentale della Regione soprattutto nei primi anni, sono stati accesi assegni e contratti a dottorati che col tempo formarono una bella squadra all’insegna dell’entusiasmo e del rigore (per restare a Calzavara è da poco uscita per le edizioni di Ca’ Foscari l’edizione critica commentata di tutte le sue poesie per cura di Anna Rinaldin e Veronica Gobbato).
Così è stato per le altre acquisizioni, e rispondo alla seconda parte della sua domanda.
Nel 2006 è arrivato il Fondo più ricco e internazionale che conserviamo, quello dello scrittore, saggista e docente universitario alla UCLA Pier Maria Pasinetti (1913-2006): contiene preziosi materiali inglesi, tedeschi, svedesi, americani che hanno segnato le diverse tappe della sua vita, trascorsa per metà a Los Angeles. Le sue carte annoverano anche importanti materiali di famiglia (del ramo materno dei Ciardi) e in particolare del fratello Francesco Pasinetti. L’originalità e grandezza della storia di questi due fratelli veneziani è leggibile nella bella edizione critica e commentata del loro carteggio anni ’40-’42 a cura di Nicola Scarpelli uscita quest’anno per le Edizioni di Ca’ Foscari.
Nel 2007 arriva il Fondo del pittore Armando Pizzinato (1910-2004), meno omogeneo degli altri, ma pieno di storia artistica, politica e umana e interessante per la documentazione sul Fronte Nuovo delle Arti e sull’esperienza dell’Arco a Venezia, sui rapporti con pittori come Vedova, Santomaso, Turcato, Guttuso e con critici e galleristi che operavano nella Venezia vitalissima dell’immediato secondo dopoguerra.
Legato a Pizzinato per una fortunata concatenazione di eventi , nel 2011 accogliemmo il Fondo Carlo Della Corte (1930-2000). Tutto partì infatti da una immagine anni ’70 scattata da Paolo, il figlio fotografo dello scrittore e giornalista televisivo, da noi scelta per la locandina del convegno dedicato al pittore.
Tutti quelli che approdano per un motivo o per l’altro da noi, ospiti internazionali compresi, ne avvertono sempre il clima particolare, l’atmosfera di buon lavoro di gruppo e se ne innamorano un po’. Così fu per Paolo della Corte che donò le preziose carte di suo padre.
È un altro capitolo di storia veneta e nazionale di rara importanza: Fellini e Zanzotto, Soldati, Palazzeschi, Corto Maltese per citarne solo alcuni, e le testimonianze della sua produzione artistica e giornalistica. Tra i molti contributi nati da questo archivio mi piace ricordare che per nostro impulso è stato riedito (ed. Endemunde) il romanzo da tempo fuori commercio Il grande balipedio.
Questi primi quattro Fondi si può dire che si parlino molto tra loro, sia perché Calzavara, Pasinetti, Pizzinato e della Corte si conoscevano e frequentavano, sia perché molti dei loro interlocutori e amici erano comuni (in primis Zanzotto, ma anche Soldati, Valeri, e poi editori, giornalisti, registi ecc. )
Gli altri due Fondi sono più a sé.
Quello di Bianca Tarozzi, poetessa, saggista e docente universitaria vivente è un archivio variegato che copre l’arco cronologico dagli anni ’60 ad oggi ed è ricco di epistolari, traduzioni, diari, scartafacci e stesure di poesie, racconti e del suo romanzo. Ed è impreziosito da un’importante sezione di carte donatele dal germanista, traduttore e musicologo Gio Batta Bucciol con inediti preziosi di Montale, Luzi, Rohlf e altri.
Infine il Fondo Paolo Zolli (1941-1989) è quello di uno studioso di indiscusso prestigio.
Il Fondo e la sua biblioteca erano stati acquisiti grazie all’interessamento di Giorgio Padoan, fondatore del CISVe.
Le operazioni di inventariazione di questo importante fondo cartaceo (che riguarda prevalentemente la sua attività di linguista, storico della lingua e dialettologo) sono state prese recentemente in carico dalle “Carte del Contemporaneo” e sono a buon punto. La pregiata biblioteca è purtroppo ancora nei magazzini di Palazzo Minich e ci auguriamo tutti possa trovare una giusta collocazione.
Come si possono consultare i Fondi?
I nostri Fondi sono consultabili su appuntamento: da noi gli studiosi, i laureandi e i dottorandi hanno costantemente trovato piena disponibilità (quante belle tesi e articoli e saggi sono usciti da qui!).
Con il fondamentale impulso dei diversi direttori del CISVe (oltre a Francesco Bruni, Eugenio Burgio e Tiziano Zanato) e con l’aiuto della Regione - soprattutto nei primi anni - abbiamo potuto accendere assegni e contratti a giovani studiosi già formati sia sul versante contemporaneo /comparatistico e filologico sia su quello dell’inventariazione in rete. Gli indici, catalogati con il sistema Sinapsi, sono consultabili in rete. Sono inoltre presenti nel repository PHAIDRA le collezioni digitali curate dalla dott.ssa Gobbato che, insieme alle dott.sse Simion, Rinaldin, Uroda, al dott.Acciarino e al prof. Ikonomou, ha fatto parte della squadra “forte” degli archivi del CISVe.
Qual è secondo lei la grande ricchezza degli Archivi del CISVe?
Sono tutte carte che parlano della cultura viva, seria e appassionata che abitava questa città. I personaggi che la illustrano attraverso le loro carte hanno un’alta statura artistica e morale per niente provinciale: non è un caso che i nostri archivi siano apprezzati e in fertile contatto con i grandi archivi, come il Centro Manoscritti dell’Università di Pavia e il Vieusseux di Firenze, per restare in Italia. I Fondi che di fatto abbiamo salvato e valorizzato possono dire molto a una città che un po’ sta perdendo il cuore. Non dobbiamo né possiamo permetterci di disperderli.
Ci sono dei progetti per il futuro dell’Archivio?
Per il futuro dell’Archivio una cosa è molto importante: la crescita. E ci spenderemo per questo. Ma altrettanto importante sarà la possibilità e la volontà di fare rete con gli altri archivi del Veneto, anche per tornare a parlare, come scrisse Zanzotto commemorando Della Corte, di “cose di casa nostra, venete senza alcuna balordaggine venetistica”. Lo dico da milanese, trapiantata a Venezia da più di 40 anni.
A cura di Francesca Isotta