Professionalità e tecnologie per la lotta al traffico di beni culturali
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Un incunabolo del 1493 con cui Cristoforo Colombo, al rientro dalle Americhe, annuncia ai Reali di Spagna la scoperta del Nuovo Mondo, è appena rientrato in Italia.
Il documento era stato trafugato dalla Biblioteca Nazionale Marcianadi Venezia ed era in possesso di un collezionista di Dallas, risultato detentore in buona fede.
All’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno partecipato i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e gli investigatori americani di H.S.I. (Homeland Security Investigation), con il contributo del Prof. Needham, curatore della sezione libri antichi della Biblioteca Universitaria di Princeton.
La storia è ricca di episodi di saccheggi, furti, appropriazioni illecite e traffico di opere d’arte. Così come l’essere umano è affascinato dalla bellezza, e ne produce in molte forme, parimenti ne brama il possesso.
Tra i casi più noti c’è anche l’acquisizione dubbia dei fregi del Partenone, conservati oggi presso il British Museum. Come riporta The Journal of Cultural Heritage Crime, il tempio dedicato ad Athena Parthenos, con il suo finissimo apparato decorativo, ha vissuto nei secoli numerosi episodi di danni e spoliazioni. Il più ‘recente’ ad opera del conte di Elgin, che fu nominato ambasciatore britannico presso il Sultano di Costantinopoli, che - ad inizio XIX secolo - dominava la Grecia.
Ca’ Foscari negli anni ha sempre investito sullo studio del tema, prima partecipando come unica Università italiana, in partnership con il Centre for Cultural Heritage Technology(CCHT@Cafoscari) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), al progetto di ricerca europeo NETCHER, organizzando nel 2019 il convegno Patrimonio sottratto e pubblicando nel 2021 il volume Stolen Heritagecon Edizioni Ca’ Foscari. Poi con la didattica, con l’attivazione del nuovo master di alta formazione Illicit Trafficking in Cultural Property. A Global Approach to a Global Challenge di Challenge School, per professionisti e professioniste che vogliono specializzarsi sul traffico illegale di beni culturali.
"Va sensibilizzata l'opinione pubblica e resa accessibile un’educazione specifica, per fornire gli strumenti utili a individuare e contrastare le condotte criminose nell’ambito della tutela del patrimonio culturale.’” commenta Cristina Tonghini, professoressa di Archeologia e Storia dell’Arte Musulmana presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari e direttrice del master.
“Le nuove tecnologie, d’altra parte, giocano un ruolo significativo in tale contesto, offrendo soluzioni particolarmente efficaci tanto nella lotta ai crimini contro il patrimonio quanto nel coinvolgimento diretto del pubblico” aggiunge Arianna Traviglia, coordinatrice del CCHT-IIT e del recente progetto europeo RITHMSdedicato a queste tematiche.
Nell’ultima decina d’anni c’è stato infatti un forte incremento di traffici illeciti di beni culturali, un fenomeno che si accentua a livello internazionale, alimentandosi soprattutto dei beni provenienti da territori sede di conflitto. Tra le attività criminose è bene distinguere gli scavi clandestini, dai furti a collezioni museali o private.
“Quasi come in un racconto di Arsenio Lupin, a Dresda, in Germania, nel 2019 c’è stato un clamoroso furto di gioielli antichi con una vetrina sfondata a colpi di ascia. - racconta Michela De Bernardin, Post Doc Research Fellow del CCHT-IIT - Due intrusi in una fredda mattina di novembre si introdussero da una finestra nelle sale espositive del Castello Reale, ruppero le teche di vetro e fuggirono con un bottino di circa un miliardo di euro. A quasi 4 anni dal furto la maggior parte dei gioielli è stata recuperata e le indagini continuano; è in corso il processo ai primi indiziati e sta emergendo poco alla volta la complessa rete criminale che fa da sfondo alla vicenda.
Rubens, Bellini, Mantegna e Tintoretto sono i protagonisti, invece, di un altro furto di rilievo internazionale ma di ambientazione ‘nostrana’. Il 19 novembre 2015 furono 17 i dipinti oggetto di un furto presso il Museo Civico di Castelvecchio a Verona per un valore complessivo di 15 milioni di euro. La task force formata da Procura, Comando Centrale Operativo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Polizia di Stato e Interpol, hanno permesso dopo qualche mese di arrestare 5 individui in Moldavia e 7 in Italia. A maggio 2016 i quadri furono ritrovati in Ucraina dalla Polizia locale all’interno di sacchi di plastica sotto delle sterpaglie in un’isoletta del fiume Dnestr.”
Il traffico di beni archeologici, è un problema altrettanto pervasivo che affligge l’Italia, facile fonte di patrimonio depredato, così come molti Paesi vittime di guerre o disordini civili - si pensi al Medio Oriente, o a zone del Pakistan o del Sudan - dove i saccheggi alle aree archeologiche diventano frequenti e alimentano il mercato clandestino di manufatti.
Un fenomeno transnazionale, spesso connesso ad altri circuiti illeciti, quali il traffico di armi e droga, piante rare o animali selvatici, gestito da vere e proprie reti criminali. Un sistema che si declina dallo scavo clandestino al saccheggio, dal furto alla falsificazione e si innesta facilmente sulla disomogeneità delle legislazioni nazionali che regolano il mercato d'arte e antichità.
Per essere contrastato e conosciuto necessita di una serie di figure professionali che il master intende formare: esperte in consulenze e perizie sui beni culturali e sulle opere d’arte a rischio di traffico illecito o falsificazione, sia in sede giudiziaria e forense che in ambito museale e del mercato dell’arte, o esperti ed esperte che possano supportare le attività investigative delle forze dell’ordine e la “provenance research”, la storia collezionistica di un oggetto d’arte o manufatto.
Una serie di skills trasversali per completare profili con background differenti: da una parte lo studio della provenance, dall’altra l’abilità nel saper analizzare immagini satellitari per individuare scavi clandestini, prevedere poi afflussi di beni illeciti sul mercato ed ancora lo studio delle tecnologie applicate alla protezione dei beni culturali (digital humanities, imaging) per realizzare scansioni 3D ad altissima definizione e conservare informazioni precise sulle opere, nel caso in cui dovessero sparire o essere trafugate, per renderne rapido e certo l’eventuale riconoscimento.
Il Master di Ca’ Foscari Challenge School, diretto dalla professoressa Tonghini con il coordinamento didattico di Arianna Traviglia, prevede il coinvolgimento di altri docenti di Ca’ Foscari come Fabio Pittarello, professore di Informatica presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, esperto di fotogrammetria e ricostruzione digitale del patrimonio culturale e Luca Maria Olivieri, professore di Archeologia e Storia dell’Arte dell’India e dell’Asia Centrale presso il Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea che curerà un approfondimento sui numerosi saccheggi d’arte Gandhara avvenuti in Pakistan: un esempio di come diverse linee di ricerca condotte dall’Ateneo si traducono in proposte di alta formazione.
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