Perché sono così 'unusual' queste elezioni americane

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Il prossimo 8 novembre gli elettori americani sono chiamati a scegliere il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. A Ca’ Foscari si analizza la campagna elettorale in corso con la prof.ssa Rosemarie Brisciana (Sciences Po, Paris). L’incontro, dal titolo ‘Role of Religion and Human Rights Discourse in this Unusual 2016 United States Election’, si tiene lunedì 10 ottobre alle ore 14 in Aula Baratto. Introduce la Prof.ssa Sara De Vido e l’evento si inserisce nel ciclo delle PISE Lectures.

La Pro.ssa Brisciana replica l'incontro a Treviso: martedì 11 ottobre ore 16, aula 8 San Paolo 2016 US Election - Where money, lobbies and religion really matter

Ecco qualche anticipazione sul suo intervento:

Prof.ssa Brisciana, perchè queste elezioni americane sono così 'unusual'?

All'inizio avevo messo nel titolo la parola "crazy", poi ho optato per una soluzione più neutra. "Unusual" perchè 1) abbiamo per la prima volta un candidato "non-politico", impulsivo, odiato anche dai Repubblicani più eminenti, ma che paradossalmente - nonostante la sua ricchezza - è ammirato e sostenuto da una fetta della "working class"; 2) una donna, prima candidata alla presidenza, che non è molto popolare tra gli stessi membri del suo partito, per diversi motivi politici. Insomma, è un'elezione dove si vota per il male minore. In un paese che conta una popolazione di più di 360 milioni di persone, con uno dei più prestigiosi sistemi universitari nel mondo, ci si aspettava una scelta più motivante.

Religione e Diritti umani. Come questi temi vengono trattati dai due candidati?

Ah... qui riservo le risposte più precise per la conferenza. Ma posso già dire, parlando di religione, che è un elemento "viscerale" della coscienza collettiva americana, anche per i non osservanti. La religione, com'è stato dichiarato dalla Corte Suprema in una decisione nel 1954, fa parte della tradizione storica e dei principi fondamentali del paese. Le diverse religioni, ovviamente con delle eccezioni, sono coinvolte nella politica, soprattutto nella loro funzione di aggregatore sociale. In alcune zone la chiesa - o sinagoga, o moschea – funge da aggregatore sociale, e offre servizi che non sono garantiti dall'autorità civile, tipo asili nido, gruppi di alcolisti anonimi, squadre di basket o di baseball, ma anche feste o barbecue.
Poi c'è la questione delle "lobbies" religiose, che influenzano la politica per esempio con le grandi questioni sociali (l'aborto, il porto d’armi...), e con la questione del Medio Oriente.
Per quanto riguarda i diritti umani, la situazione è più complicata. Trump si pronuncia per esempio a favore della tortura. Queste dichiarazioni violano il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, in nome della "sicurezza nazionale".
Anche la Clinton presenta forti contraddizioni tra i suoi discorsi e le sue azioni passate, quando era Senatrice e poi Segretaria di Stato. Il pubblico, ma anche gli sponsor elettorali, non apprezzano i "flip-flops", i voltafaccia, dei due candidati in corsa.

Secondo lei, un parere personale, come andrà a finire?

Ovviamente non posso sostenere un candidato come Trump. Può succedere che alla fine i sostenitori di Trump si rendano conto della pericolosità di una sua presidenza e, come i francesi per le elezioni regionali l'anno scorso - quando dopo il primo turno il Front National d'estrema destra è andato al ballottaggio – facciano un passo indietro.
Trovo comunque che, anche in passato, ci siano stati dei Repubblicani che hanno agito bene. Il primo è il Senatore McCain, che ha sempre lavorato in armonia con i Democratici, condannando la tortura, co-sponsorizzando delle proposte di legge come quella sulla riforma del finanziamento delle elezioni. Il secondo è George Bush SENIOR. Anche se non ho votato per lui, lo rispetto per le scelte di politica internazionale. Quando la coalizione condotta dagli americani per la prima guerra del Golfo si è fermata alla frontiera coll' Iraq, l'ha fatto perchè Bush Sr. ha rispettato la risoluzione delle Nazioni Unite che non autorizzava un intervento oltre la frontiera col Kuwait. E’ stato molto criticato per questa scelta, ma sapeva, da bravo diplomatico, che un eventuale intervento avrebbe prodotto un vuoto di potere pericoloso per la stabilità della regione. Suo figlio invece, Bush Jr., ha aperto la porta all'ISIS, fondato dagli ex-Ba'athisti di Saddam, scartati dal governo voluto dagli americani. Purtroppo la borghesia agiata delle periferie - suburbs – americane, i "nouveaux riches" -  tendono a credere a persone come Trump o Bush Jr. Per la cronaca, saprete forse che ‘papà’ Bush ha annunciato che voterà per Hillary.