Competenze senza età: studenti ‘longevi’ a lezione di inglese e Internet

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La formazione ha un ruolo chiave durante tutta la vita, anche nella terza età. Lo dimostra il progetto KEY, grazie al quale tre gruppi di anziani in Italia, Polonia e Regno Unito hanno potuto migliorare competenze linguistiche, tecnologiche e sociali seguendo corsi disegnati per loro da ricercatori ed esperti di didattica.

Finanziato dal programma europeo Erasmus+ Strategic Partnership, il progetto è stato condotto da Ca’ Foscari, dalla fondazione polacca Pro Scientia Publica e dalla britannica Kairos Europe. I risultati sono pubblicati in un libro disponibile online. Tutti i ‘pacchetti formativi’ sviluppati in due anni di lavoro sono a disposizione delle associazioni e degli enti che vorranno promuovere iniziative didattiche e di socializzazione per la terza età.

«Abbiamo lavorato con un gruppo italiano di ‘longevi’, come preferiamo definirli, formato da 25 persone tra i 65 e gli 85 anni selezionati nel gruppo Agorà di Padova», racconta Barbara Baschiera, docente di Didattica speciale a Ca’ Foscari, Senior lecturer presso la Facoltà di Educazione all'Università di Malta e ricercatrice impegnata nel progetto KEY assieme al professor Fiorino Tessaro del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali

«Con loro - aggiunge - abbiamo svolto un corso di inglese, uno sull'uso del computer e un altro sulla comunicazione interpersonale. I risultati sono stati positivi e alcuni dei partecipanti hanno anche avuto l’opportunità di confrontarsi con i colleghi stranieri durante un incontro organizzato in Polonia».

Le occasioni di formazione dedicate ai ‘longevi’ sono in aumento, ma secondo gli esperti non sono ancora sufficienti. Nel Regno Unito, due anziani su tre sono esclusi dall'ambiente digitale e solo il 20% degli over 55 è in grado di comprendere una lingua straniera.

In questo contesto è nato il progetto KEY, con l’obiettivo di incoraggiare i partecipanti a sviluppare quelle competenze di base per poter proseguire attività di formazione, utili non solo dal punto di vista culturale, ma soprattutto per promuovere il benessere dei cittadini e ridurre il rischio di solitudine e marginalizzazione.

 

Enrico Costa