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Nipponiamo

Nel Paese del Sol Levante le antiche usanze, la spiritualità e il folclore convivono accanto alle nuove tecnologie e la vita frenetica delle grandi città.
Nipponiamo è un podcast che si propone di scoprire, poco alla volta, tutte quelle caratteristiche che rendono così affascinante e ricco di sfaccettature il Giappone.
Al microfono c'è Virginia, che attraverso viaggi, curiosità e cultura in ogni puntata vi porta alla scoperta di questo intrigante Paese, anche grazie alle voci di chi come lei ama, racconta e non si stanca mai di scoprire il Giappone!

A cura di Virginia Burdese
Frequenza di pubblicazione: podcast completo
Categoria: Cultura

Scopri gli episodi

In questo episodio di NipponiAMO, accogliamo ai nostri microfoni un ospite speciale! Noemi, ex studentessa cafoscarina, ci guida attraverso il mondo dell’export europeo nella terra del sol levante, e tenta di rispondere ai possibili interrogativi di chi proprio a questo mondo vorrebbe approcciarsi: come interagire con i clienti, le convenzioni sociali da seguire in trattativa, la divisione gerarchica, il linguaggio formale, lo sviluppo di un prodotto per la vendita all’estero.

Ascolta con noi le risposte - nonché alcuni interessantissimi aneddoti - in questo ultimo appuntamento della stagione, nella speranza di risentirci a breve.

“Visioni Giapponi” si conclude con la regione del Kantō!
Ovviamente partiamo da Tōkyō, dove viviamo mille atmosfere differenti tra musei, templi, santuari ma anche le tecnologie più disparate e il fermento della metropoli. Da qui facciamo anche un salto ad Hiratsuka per goderci il Tanabata e a Kamakura per ammirare il Grande Buddha.
Tra esperienze mistiche come eventi a tema Jojo, maid cafè e incontri fortunati, vi portiamo con noi alla scoperta dell’ultima regione del Giappone di questa stagione! Saremo riuscite a contemplare anche il mitico Fuji? Preparatevi per una puntata davvero ‘metal’... e scopritelo!

Il Kansai è talmente intenso di stupendi luoghi da visitare e cibo locale da provare che bisognerebbe creare un podcast a sé solo per parlare di questa regione, ma io e Sara proveremo comunque a riassumere la nostra esperienza nella puntata di questa settimana!

Partiamo da Kobe dove assaggiamo la celebre carne Wagyu e il sake, per poi fare tappa ad Osaka, visitare il castello e provare gli okonomiyaki e lo street food.
Dopo tocca ovviamente a Kyoto, dove viviamo la spiritualità dell'esperienza del Fushimi Inari, e Nara, l’antica capitale, con il suo stupendo Todaiji e le pagode disseminate attorno alla città.

Infine vi parliamo anche di Amanohashidate, una delle più belle vedute del Giappone, che cela ‘un ponte verso il cielo’.

Se ci ascoltate su Spreaker, queste sono le immagini dei capitoli:

I piatti:

  1. yakitori presso Omoide Yokocho a Shinjuku
  2. kaarage di polipo presso Omoide Yokocho a Shinjuku
  3. ostriche presso Omoide Yokocho a Shinjuku
  4. Daiwa Sushi a Tokyo
  5. Il primo ramen approdate in terra nipponica, a Tokyo
  6. Street food ad Harajuku
  7. un gelato al matcha
  8. Ravioli alla chinatown di Yokohama
  9. un piatto personalizzato presso un maid cafè
     

Mentre i luoghi: 

  1. il Sensō-ji a Tokyo
  2. il quartiere di Harajuki
  3. veduta del Fuji
  4. il Grande Buddha di Kamakura
  5. la strada di Omoide Yokocho a Shinjuku
  6. .tanabata ad Hiratsuka
  7. il Meiji-jingu di Tokyo
  8. Shibuya
  9. la veduta da un’altura ad Hiratsuka

 

Oggi visitiamo lo Shikoku! Partiamo dalla mistica Naoshima, isola dedicata ai musei d’arte. Ci spostiamo poi a Takamatsu, dove visitiamo il Ritsurin Koen e proviamo specialità come il sashimi di pollo e gli udon. Infine tappa a Matsuyama per rilassarci alle onsen dove si reca anche l’imperatore e assaggiare qualche bevanda al mandarino.

Se ci ascoltate su Spreaker, queste sono le immagini dei capitoli:

I piatti:

  1. i takoyaki ad Osaka
  2. il Kakinoha Zushi di Nara
  3. la carne Wagyu di Kobe
  4. l’okonomiyaki di Osaka
  5. il matcha a Kyoto
  6. ramen a Kyoto
  7. pausa con te a Nara
  8. i biscotti di Nara
  9.  street food ad Osaka 

Mentre i luoghi:

  1. il Todaiji di Kyoto
  2. il Kinkakuji a Kyoto
  3. il castello di Himeji
  4. una kitsune lungo il percorso per il Fushimi Inari a Kyoto
  5. la veduta dal Kiyomizu-dera a Kyoto
  6. l’ Isui-en a Nara
  7. l’ Horyuji di Nara
  8. la veduta di Amanoashidate
  9. il castello di Osaka

Tenetevi forte perchè la seconda puntata, dedicata al Chūgoku, sarà intensa! Questa infatti è una regione ricca di specialità e luoghi che ci sono davvero entrati nel cuore.
Partiamo da Hiroshima e dal suo Genbaku Domu per poi raggiungere Itsukushima, luogo paradisiaco e spirituale. Vi raccontiamo anche di Okayama, il nostro “campo base”, e della vicina Kuroshiki, per poi fare un salto in quel mistico posto che è Tottori.

Se ci ascoltate su Spreaker, questo è quello che vedete nelle immagini dei capitoli:

I piatti:

  1. l’orata a Matsuyama
  2. gli udon di Takamatsu accompagnati dalla tempura
  3. gli yakitori a Takamatsu
  4. il sashimi di pollo a Takamatsu
  5. i prodotti al mandarino di Matsuyama
  6. gli udon di Takamatsu accompagnati dalla tempura
  7. udon di Takamatsu accompagnati dalla tempura
  8. il kakigori

I luoghi:

  1. la vista dalla zona del castello di Matsuyama
  2. il paesaggio del mare interno di Seto
  3. Naoshima
  4. Naoshima
  5. Naoshima
  6. Naoshima
  7. le Dogo Onsen di Matsuyama
  8. Naoshima
  9. il Ritsurin Koen di Takamatsu

"Visioni Giapponi" approda su Nipponiamo!
Ai microfoni si aggiunge Sara, fedelissima compagna di viaggio di Virginia su terra nipponica, per portarvi alla scoperta delle regioni del Giappone attraverso la cucina, i luoghi da visitare assolutamente e le nostre esperienze mistiche. Siete pronti per i nostri osusume (i nostri consigli)?

Si parte con il Kyushu! Iniziamo con Beppu, città immersa nel vapore che regala fantastiche esperienze come quelle dei jigoku e delle onsen. Ci spostiamo poi a Fukuoka, dove esploriamo la zona tra grandi e piccoli Buddha, il parco di Ohori e il Fukuoka Art Museum, per poi terminare la giornata agli yatai lungo il canale.
Si fa riferimento ad alcuni piatti tipici (il ramen di Fukuoka, i noodles freddi di Beppu con il toriten, il cibo cotto a vapore di Beppu, il kakigori, gli yatai di Fukuoka) e anche ad alcuni luoghi significativi (il Fukuoka Art Museum, il parco di Ohori a Fukuoka, i jigoku di Beppu, il Nanzoin a Fukuoka, la lanterna lungo il canale di Fukuoka, il Kushida-jinja di Fukuoka).

Shikoku / letteralmente quattro province (shi=quattro, koku=paesi) è una delle otto regioni del Giappone, a sud dell'Honshu - l'isola principale e a est del Kyūshū. È la più piccola e meno popolosa tra le quattro isole principali. Per raggiungerla da okayama prendiamo il treno, attraversiamo il ponte di Seto / ponte a due livelli che connette l’honshu allo shikoku / e raggiungiamo la prima citta di oggi.

Takamatsu

Capoluogo della prefettura di Kagawa, Takamatsu è la città dove si tiene l’omonima competizione internazionale di pianoforte, nonché il festival di arte contemporanea Triennale di Setouchi. La città ospita infatti un museo d’arte moderna davvero interessante.
La nostra prima tappa è il castello, custodito nel parco di Tamamo. Vicino alla stazione di Takamatsu e al porto si trova infatti il parco di tamamo, che ospita le rovine del castello di Takamatsu, costruito all'inizio del periodo Edo. il castello originale è stato purtroppo distrutto durante la restaurazione Meiji, ma alcune strutture sono sopravvissute , come le mura e i fossati, nonché la porta principale. Tra l’altro questo castello è noto in tutto il Giappone per essere uno degli unici tre ad avere un fossato direttamente collegato al mare. Ne rimangono quindi le fondamenta, sulle quali si può salire per osservare il fossato e il parco attorno.

Ma il luogo più celebre di Takamatsu è il suo giardino, il ritsurin koen, ed è proprio qui che ci spostiamo ora. Nella prima puntata di questo diario di viaggio vi avevamo parlato del celebre giardino di okayama, il koraku en. Ebbene, anche quello di takamatsu, il Giardino Ritsurin, è sicuramente uno dei più rinomati del giappone.  nato come giardino privato e villa per i feudatari locali e aperto al pubblico nel 1875  si trova in quello che era un tempo il letto di fiume. Il giardino è costellato di piccole colline, pendii, stagni, ponti e strutture tradizionali come storiche case da tè nella parte meridionale, che lo rendono variegato e davvero bellissimo. Sono state anche aggiunte zone più moderne nel corso del tempo, come il museo di artigianato che ospita ceramiche, oggetti laccati e molto altro.

La seconda città dello shikoku che andiamo a visitare è Matsuyama. Capoluogo della prefettura più orientale di quest’isola, Matsuyama ospita anch’essa un castello, questa volta intatto, che essendo arroccato sulla collina offre una splendida vista dall’alto sulla città. In questa prefettura del giappone sono diffuse tantissime varietà di agrumi, e i più famosi sono i mandarini - i mikan- che vengono utilizzati per dolci, gelati, sorbetti… perfino i saponi degli hotel o le sorgenti termali locali spesso profumano di mandarino, tanto che la gente del posto scherza sul fatto che il succo dei mandarini scorra dai rubinetti come l'acqua. I mikan si trovano praticamente in tutte le forme, e sono davvero buonissimi, nonché rinfrescanti. Sono quindi la pausa perfetta dopo essere stati alle onsen, e quelle di matsuyama non sono onsen qualsiasi. Innanzitutto, per raggiungerle - e per esplorare la città- si può prendere un trenino vecchio stile che si chiama “botchan”. Questo perchè l’omonimo romanzo di Natsume Soseki - scrittore giapponese attivo nel periodo Meiji - fu scritto sulla base delle esperienze che l'autore fece quando venne mandato alla Matsuyama Middle School per un anno, con luoghi della città che appaiono frequentemente nel corso del romanzo.
Ma eccoci arrivati alle Dogo Onsen, le storiche terme di matsuyama dove per secoli si sono recati nobili, cittadini e perfino l’imperatore e i membri della famiglia imperiale - questi ultimi ovviamente in stanze private. L’edificio è in legno, risale al 1894 e l’aspetto ricorda molto la città incantata dello studio ghibli. Si dice infatti che ne sia stata proprio la fonte di ispirazione, e in effetti entrando e percorrendo i corridoi e le scale di legno - che all’interno creano un labirinto di piani -  mi sono sentita per un attimo come se mi trovassi nel film.

Vi parlerò meglio delle onsen fra pochissimo, perchè ne visiteremo altre che anche se meno celebri sono sorprendentemente ancora più belle, ma per farlo dobbiamo spostarci alla seconda isola che visiteremo oggi: il kyushu. Il nome Kyushu significa letteralmente "nove province”, e l’isola - che si trova a sud-ovest di quella principale - è considerata una delle maggiori zone vulcaniche di tutto l'arcipelago nipponico
La nostra prima tappa è beppu, la città del vapore e dell’acqua calda, nonché la capitale delle onsen

Beppu

Beppu si trova sulla costa nord orientale del Kyushu, in un'ampia e profonda baia,. è ricca di stazioni termali collegiate a numerose fumarole vulcaniche e migliaia di sorgenti termali - a volte colorate e ritenute sacre - che vanno dai 37 ai 98 °C    
Queste sorgenti vengono utilizzate in tantissimi modi: ovviamente per riscaldare le onsen, ma anche a scopo industriale e domestico, e anche per cuocere il cibo. Abbiamo infatti provato l’esperienza di cuocere a vapore naturale: nell’area principale da cui poi si può iniziare il giro dei jigoku - di cui vi parlerò fra poco - è possibile scegliere il proprio piatto di carne, verdure etc.. alla macchinetta, per poi ricevere il piccolo vassoio e andarlo a inserire in uno spazio dove viene cotto a vapore.  Si tratta di un metodo di cucina molto salutare, che conserva ogni nutrimento e sapore e usa solo il calore naturale.

Oltre a questo tipo di cucina sono anche celebri i ramen freddi di Beppu, ovvero Beppu Reimen, davvero perfetti per l’estate. Questa specialità venne portata in Giappone subito dopo la seconda guerra mondiale, dopo che il paese si ritirò dalla Manciuria. Il piatto originale fu ispirato in particolare dai tradizionali spaghetti freddi della penisola coreana. Dopo la pausa pranzo siamo pronti per fare il giro dei jigoku: le pozze di acqua calda di Beppu. Queste sono nove e vengono appunto chiamate i “nove inferni di beppu”. ricordano un po' i Campi Flegrei italiani, e fra quelle che abbiamo visitato ci sono: quella abitata da coccodrilli, il "chi-no-Ike Jigoku" (ovvero il pozzo di sangue), profondo circa 200 m e dall’acqua rosso sangue; l'"Umi Jigoku" (ovvero il pozzo dell'oceano) che è il più vasto e ha un’acqua così azzurra da sembrare fredda (mentre in realtà raggiunge i 100 °C). Infine il "Tatsumaki Jigoku" (ovvero il pozzo del ciclone), con un geyser che ogni quarto d’ora spruzza andando a raggiungere i 20 m. Camminare per Beppu d’estate non è affatto facile: il vapore avvolge la città, fuoriuscendo perfino dai tombini. Ma proprio per questo motivo, come vi dicevo prima, le terme di questa città sono davvero straordinarie.

In Giappone, dai tempi antichi, ‘farsi il bagno' è considerato come mezzo per pulire non solo corpo ma anche il cuore, e in effetti le onsen sono luoghi davvero rigeneranti e hanno effetti molto positivi per il corpo, per esempio per la circolazione e il rilassamento. Le onsen possono generalmente essere coperte /queste vengono chiamate Uchiyu / oppure all’aperto / ovvero Rotenburo . Si trovano nei ryokan oppure sono pubbliche, gestite dal comune, la maggior parte a pagamento e separate in onsen femminili e onsen maschili. Prima di entrare nelle vasche di acqua calda bisogna lavarsi e sciacquarsi accuratamente nelle apposite docce da seduti che hanno sgabelli e bacinelle con cui potersi lavare, sia perché si tratta di vasche comuni ed è necessario entrarvi puliti, sia per non soffrire sbalzi di temperatura corporea eccessiva

Fatta eccezione per alcune onsen moderne tendenzialmente è vietato usare il costume da bagno, e in quasi tutti i luoghi è vietato entrare se si hanno dei tatuaggi, anche se talvolta è sufficiente coprirli con dei cerotti specifici se sono piccoli; sono spesso indicate su mappe e cartelli con il simbolo ♨ o con il kanji per "acqua calda"  yu, talvolta scritto con l'hiragana per essere comprensibile anche ai bambini.

Ora attraversiamo la parte settentrionale del kyushu per raggiungere l’ultima città di oggi: Fukuoka. Capoluogo dell’omonima prefettura nonché città più popolosa del Kyūshū, Fukuoka è conosciuta soprattutto per il suo straordinario ramen. Qui è nato infatti il popolarissimo ramen tonkatsu, il cui brodo - incredibilmente cremoso - è fatto con le ossa di maiale bollite a fuoco lento. La versione più diffusa del tonkatsu è anche conosciuta come hakata ramen, nome che riprende quello di un quartiere della città. Fukuoka è una città ricca di  luoghi turistici e musei - come il Museo d'arte contemporanea  di Fukuoka situato nel parco di Ohori - ma anche di templi e santuari. Due fra quelli che abbiamo visitato sono il tempio tochoji e il santuario kushida. Il primo ospita la più grande statua lignea di Buddha seduto del Giappone. Inoltre sotto la base è possibile percorrere un corridoio un po’ labirintico completamente buio. Questo perché si tratta di un’allegoria del percorso verso l’illuminazione buddhista: si cammina nel buio più totale aiutandosi solo sentendo le pareti per poi intravedere la luce provenire dall’uscita: l’illuminazione, appunto.

Il santuario kushida invece ospita tutto l’anno all’interno del suo parco i famosi carri allegorici del festival di Fukuoka, l’ Hakata Gion Yamakasa. Di fronte al santuario si trova una fontana decorata con statue di gru. Si dice che bere tre volte da questa fontana doni una lunga vita. Anche le power stones, pietre considerate sacre, sono conservate in questa zona, e vi è anche un albero di ginkgo che si dice abbia 1.000 anni, che come la fontana simboleggia longevità.

L’antica capitale, nota come "la città dei mille templi".  quasi 1,46 milioni di abitanti. quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese e per questo inserita nei siti protetti dall'UNESCO.

Fondata nel 794 dall'imperatore Kammu quando la capitale vi fu trasferita da Nara,  Fu sede imperiale quasi ininterrottamente fino al 1868, quando l'imperatore Meiji si trasferì a Edo. Kyoto era nota come Miyako, o Kyo, due diverse pronunce del carattere di capitale che è il primo dei due kanji della parola Kyoto. Fu la residenza di Toyotomi Hideyoshi, il samurai che unificò il Giappone, e anche il suo successore, Tokugawa Ieyasu, fece edificare nel 1600 circa il castello di Nijo vicino al palazzo imperiale.  Parte dei patrimoni dell’unesco e simbolo del potere e della ricchezza dello shōgunato di Edo, il castello si trova nel cuore della città, circondato da un fossato. Gli edifici principali ospitano dei bellissimi dipinti appartenenti alla scuola Kanō, che ritraggono tigri e pantere fra il bambù, oche selvatiche in inverno, fiori e natura. Per ammirarli si passa per un percorso che ha una caratteristica molto particolare, ovvero i "pavimenti dell'usignolo": quando vengono percorsi questi pavimenti in legno i morsetti e chiodi sotto la superficie sfregano producendo un suono che ricorda il canto dell'usignolo.

A dieci minuti dal castello troviamo invece il palazzo imperiale di Kyoto,  residenza dell'Imperatore fino all’inizio del periodo Meiji. Dal 1868 infatti la capitale venne spostata a Tokyo, il palazzo divenne monumento nazionale e i successori dell’imperatore Meiji (TaishōHirohito) continuarono ad usare il castello per molti anni come sede di cerimonie. Da qui ci spostiamo poi verso uno dei templi più suggestivi della città: il kyomizu dera. Edificato ad inizio del periodo Heian, il kyomizu dera prende il suo nome dalla cascata presente all'interno del complesso.Kiyomizu significa infatti "acqua pulita",  pura, e “dera” sta per “tera”, ovvero tempio. Il palcoscenico in legno del tempio, la cui struttura composta da 410 tavole di cipresso non è stato utilizzato un singolo chiodo, è senza dubbio ciò per cui il tempio è più famoso. Da qui si può ammirare la città di kyoto da una vista eccezionale, immersa fra gli alberi della collina su cui è arroccato il complesso. In primavera con i fiori di ciliegio e in autunno con il caldo colore rosso degli aceri lo spettacolo è davvero magnifico.

Prima di recarci ad altri due celebri templi, il Kinkakuji e il Ginkakuji - facciamo prima tappa a Gion, l’antico quartiere delle Geisha.

Gion è una delle zone più celebri della città di Kyoto, costellata di abitazioni tradizionali giapponesi, le cosiddette machiya, e di ochaya, ovvero le"case da tè" dove i samurai un tempo e uomini d'affari oggi, sono stati e vengono intrattenuti dalle geisha, tradizionali intrattenitrici e artiste - come suggerisce il nome che è composto dai caratteri di arte e di persona - abili con gli strumenti musicali, il canto e la danza. L'apprendista geisha viene chiamata maiko- o geiko nel caso delle apprendisti del quartiere di Gion  che con il suo affascinante trucco del viso, il tradizionale kimono e la complessa acconciatura è diventata un po’ l’immagine che accorre alla nostra mente quando si parla della figura della geisha. Spesso infatti la parola  stessa "maiko" viene utilizzata a Gion per indicare le geisha in generale. E’ molto raro ma ci si può imbattere in una Geiko passeggiando pazientemente per le strade meno battute.
In questo quartiere si svolgono gran parte delle vicende narrate nel celebre romanzo di Arthur Golden Memorie di una geisha, e soprattutto alla sera offre uno spettacolo davvero suggestivo con il suo aspetto tradizionali e le luci calde che costellano le strade. Da qui prende il nome anche il Gion Matsuri, celebrazione i cui preparativi cominciano a inizio luglio e che ha il suo fulcro metà mese. Noi abbiamo avuto la fortuna di parteciparvi proprio questo weekend appena passato.

Nel 869, dopo una terribile epidemia, la Corte Imperiale decise di tenere il primo goryōe, rito purificatore che placa gli spiriti dei defunti. Questi ultimi infatti - considerati la cause delle pestilenze e delle malattie che affliggevano la popolazione - erano i fantasmi del principe Sawara Shinnō e dei suoi suoi compagni che, accusati dell'omicidio del nobile Fujiwara no Tanetsugu, morirono dichiarandosi innocenti.
In particolare si fece appello a Susanoo-no-Mikoto, signore del mondo dei morti nonché del mare e delle tempeste, affinché la capitale venisse liberata dalle catastrofi naturali da cui era afflitta. Nacque così il Gion Matsuri, e in particolare l’usanza di portare in processione i tre mikoshi dorati, ovvero dei piccoli carri divini .a partire dal periodo Muromachi anche la classe mercantile dei vari quartieri iniziò a contribuire all’evento costruendo dei carri, gli yamaboko - unione tra i caratteri yama (montagna) e hoko  (lancia) da portare in processione. Lo spettacolo di questo matsuri è davvero incredibile, con questi uomini che trascinano i giganteschi carri. Alcuni di loro si trovano all'interno della costruzione in legno adornata da arazzi, corde e decorazioni dorate, suonano il flauto seduti sul bordo del carro, mentre altri si trovano sopra il tetto, con il solo appiglio di una corda legata alla sommità della lancia che si allunga dal tetto del carro verso il cielo. Talvolta le gigantesche ruote del carro sembrano circolare pericolosamente, la struttura ha delle scosse o degli oscillamenti e la folla reagisce con ammirazione, ma le corde che tengono assieme i carri sono assolutamenti resistenti e queste affascinanti opere d’arte mobili proseguono senza indugi il loro lento cammino.

Ma torniamo alla nostra gita alla scoperta dei luoghi spirituali di Kyoto perché è il momento di dirigerci ai due celebri padiglioni, d’oro e d’argento.

Incominciamo con il Kinkakuji, il padiglione d’oro.  Costruito nel 1400 circa come villa per lo shōgun Ashikaga Yoshimitsu - dopo la cui morte fu rinominato appunto “tempio del padiglione dorato”, il Kinkakuji è famosissimo per via del suo bellissimo aspetto dorato che si riflesse sulla superficie dell’acqua e in ogni stagione regala uno spettacolo mozzafiato.
Il tempio ebbe in realtà una storia travagliata: prima bruciò due volte durante la guerra degli Ōnin, poi per mano di un giovane novizio monaco nel 1950 che gli diede fuoco per poi tentare il suicidio subito dopo. L'episodio è stato poi ripreso nel romanzo del 1956  "Il padiglione d'oro" scritto da Yukio Mishima.

Poco distante dal Kinkakuji si può ammirare anche il giardino zen di “Ryoanji”,  uno dei più famosi esempi di  kare-sansui, ovvero di paesaggio secco, uno stile di giardino zen che utilizza la ghiaia per rappresentare il corso di fiumi o le onde del mare, costellato da massi che rappresentano i monti e vanno a creare così un paesaggio in miniatura.
Si dice che quello di Ryoanji per esempio possa rappresentare una tigre che attraversa un fiume con i propri cuccioli, dei monti immersi nella nebbia o delle piccole isole in un corso d’acqua, ma nessuno conosce la risposta esatta, ed è proprio questo il fascino di questa tecnica. Inoltre il giardino fu concepito come un kōan, un indovinello, che aiuta nella meditazione. La disposizione delle pietre è stata progettata in modo che osservandola seduti sulla veranda, da qualsiasi punto si guardi non si possano vedere tutte le quindici pietre contemporaneamente. Si dice che solo raggiungendo l'illuminazione si possano vedere tutte e 15 insieme.
Non esiste solo un padiglione d’oro, ma anche uno d’argento, anche se a differenza del primo l'aspetto esterno non riflette il colore indicato nel nome. Il Ginkakuji, ultima tappa del nostro giro per i templi di Kyoto, venne costruito nel 1482 dallo shogun Ashikaga Yoshimasa come sua villa di riposo, sulla falsa riga di quella di uso nonno, ovviamente il Kinkakuji.

Oltre che dal Padiglione il complesso ospita anche altri sei edifici, un bellissimo giardino di muschio e uno secco. 

Il nome di padiglione d'argento potrebbe derivare appunto dalla contrapposizione con il cugino dorato oppure anche dal riflesso della luce della luna sull'esterno scuro dell'edificio ( in passato era ricoperto di lacca nera) che andava a conferirgli un aspetto argentato. È inoltre uno degli unici due edifici della zona che sono sopravvissuti intatti ai numerosi incendi e terremoti dei secoli scorsi. Prima di lasciare il cuore della città e spostarci a nord per ammirare una suggestiva vista che vi avevo accennato un paio di puntate fa, non possiamo non fare una delle esperienze più spirituali e affascinanti del nostro viaggio finora: immergiamoci nel verde e nella spiritualità di uno dei miei luoghi preferiti del Giappone, il Fushimi Inari.

Nella zona a sud di Kyoto si trova lo splendido santuario Shinto “Fushimi Inari Taisha”, il regno dei torii rossi -alla base della montagna Inari - eretto in onore al kami del riso, protettore di commercianti, artigiani e uomini d’affari. Famosissimo è il sentiero di torii che si snoda lungo la montagna per raggiungere il santuario principale, che risale a più di 1300 anni fa. Ognuno dei torii è stato donato da un'azienda giapponese, di cui si possono leggere i nomi scritti in nero sul legno.
Le custodi del luogo sono sicuramente le kitsune, ovvero le volpi, considerate messaggeri di Inari. Si trovano lungo e via e presso i santuari, raffigurante tenendo fra i denti una chiave (la chiave del deposito di riso).

Abbiamo avuto la fortuna di visitare la zona in un periodo con davvero pochi turisti, per via della pandemia ovviamente, riuscendo così a cogliere molti attimi in cui il sentiero di porte davanti a noi era sgombro e silenzioso, avvolto nel verde e nei suoni della natura circostante. Una bellissima esperienza di shirin yoku, ovvero il bagno nella foresta, nonché un percorso spirituale davvero affascinante. Prima di lasciare a malincuore Kyoto e la sua bellezza, facciamo ancora un’ultima tappa a nord della prefettura. Prendiamo un paio di treni locali e raggiungiamo la zona di Amanoashidate, una delle più belle tre vedute del giappone.

Vi accennavo nella puntata dedicata alla prefettura di Hiroshima alle tre più belle vedute del giappone designate nel 1600 dallo studioso Hayashi Gahō, fra cui vi sono l’insieme delle isolette di Matsushima a Miyagi,  il Santuario di Itsukushima che abbiamo visitato assieme e l’ultima tappa di oggi: la striscia di terra ricoperta di pini di tre km e mezzo che collega i dua lati della baia ad Amanohashidate, a nord della prefettura di Kyoto.

La zona racchiude alcuni templi, un santuario shinto e una piattaforma di osservazione raggiungibile tramite funivia da cui ammirare la vista dall’alto.  ll nome Amanohashidate significa letteralmente “ponte nel cielo” e  si dice infatti che il banco di sabbia assomigli ad un percorso che collega cielo e terra. Dall’osservatorio infatti è consigliato provare a osservare il paesaggio a testa in giù con la testa fra le gambe: così facendo è più facile cogliere l’immagine del sentiero che porta al cielo, utilizzato secondo la leggenda della divinità Izanagi come passaggio per ricongiungersi ad Izanami.

Nell’episodio di oggi vi porto alla scoperta della terra dell’antica capitale giapponese: il Kansai!
In preparazione alla prossima puntata - che sarà dedicata interamente a Kyoto - iniziamo con l’esplorare altre 3 grandi città della zona: Osaka, Nara e Kobe. Partiamo con la capitale commerciale, celebre per il suo castello, la “pizza di Osaka” e il tempio di Shitennoji. Dopodiché visitiamo l’antica capitale, con i suoi templi, il giardino trazionale e lo splendido Daibutsu custodito nel cuore dei Todaiji. Infine, da Nara ci spostiamo a Kobe per assaggiare la famosa carne del luogo e ammirare la città dall’alto.

Osaka

Storicamente la capitale commerciale del Giappone e importantissima città culinaria, ha oltre 2,75 milioni di abitanti situata nella regione del Kansai, nell'isola di Honshū. Situato all'interno del Parco del Castello di Osaka il parco è molto frequentato durante le festività e specialmente durante la fioritura dei ciliegi giapponesi. uno tra i più importanti del Giappone, essendo il terzo in dimensioni e valenza storica. Da alcuni anni la struttura ospita il Museo del castello che ne racconta la storia, oltre 10.000 manufatti storici, che ti permetterà di approfondire il ruolo di spicco che Osaka ha svolto nella storia del Giappone, + monitor che mostrano scene di vita di Hideyoshi. Ebbe un ruolo fondamentale nell'unificazione del Giappone nel XVI secolo, durante il periodo Azuchi-Momoyama.

1583: Il generale Toyotomi Hideyoshi incomincia la costruzione del castello, progetto iniziale era modellato sul Castello di Azuchi, il centro di comando di Oda Nobunaga sulle sponde del lago Biwa. Toyotomi voleva costruire un castello che ricordasse quello di Oda, ma anche che lo superasse sopra ogni aspetto. Ci vollero circa quindici anni per completare l’opera: Toyotomi Hideyoshi morì proprio l’anno del completamento Il Castello di Osaka cadde in mano all'esercito Tokugawa nel 1615, durante un assedio che portò all'annientamento totale del clan Toyotomi. 1868: Gran parte del castello viene bruciata durante i conflitti civili legati alla Restaurazione Meiji. Sotto il governo Meiji, il castello di Osaka viene convertito in una caserma organizzata secondo lo stile militare occidentale che si stava rapidamente diffondendo in Giappone.

Il castello è stato ricostruito nel 1931 per essere utilizzato come arsenale militare. Per questo, durante la Seconda guerra mondiale fu preso di mira dalle forze americane e la torre principale ricostruita fu nuovamente distrutta.
1997: ristrutturazione completata. Il castello è una fedele ricostruzione in cemento (dotata di ascensori) dell'originale; tuttavia l'interno non ricorda per niente un antico castello Giapponese. Salendo fino all’ultimo piano del castello, a 50 metri, è possibile ammirare una ricostruzione dell’antica Osaka in tre dimensioni e godere di una vista mozzafiato del parco, della città e, in lontananza, delle splendide montagne.

Shitennoji

Complesso di templi buddhisti , fatto costruire nel 593 d.C. dal principe ereditario Umayado, figlio dell'imperatore Yomei e reggente della zia, l'imperatrice Suiko. E’ stato il primo tempio costruito dallo Stato per celebrare I quattro Re Celesti del buddhismo grazie ai quali, secondo la leggenda, il principe Shōtoku Taishi ottenne la vittoria contro i nobili devoti alla religione shintoista. È uno dei complessi templari più antichi ed è considerato il più importante sito buddhista di Osaka Sebbene questo complesso di templi abbia una lunga storia, la maggior parte degli edifici è stata distrutta da un incendio e ricostruita più volte, e molti degli edifici attuali risalgono effettivamente agli anni '60 e '70. Si apre con le due statue dei guardiani Nio a sorvegliare ed è composto da: pagoda a cinque piani, tempio principale, un padiglione dorato (Kondō) che ospita l'immagine del Buddha (Nyotai Kannon), una sala di lettura (Kōdō), un portale d'ingresso  che viene considerato la via di accesso alla Pura Terra dell'Ovest - la dimora celeste dei Bodhisattva. Oltrepassando è possibile ammirare il giardino Gokuraku-Jodo, progettato per riflettere il “Paradiso paradiso buddista, è un bellissimo e spazioso giardino con laghetto, ruscelli e molti alberi di ciliegio.

Il Tempio di Shitennoji è anche il luogo del festival Doya Doya che si tiene il 14 gennaio di ogni anno. Durante questo festival squadre di ragazzi che indossano solo perizomi vengono bagnate con acqua fredda mentre corrono nella sala di preghiera di Rokujireisando. Una volta dentro, gareggiano per catturare ciondoli di carta portafortuna che vengono fatti cadere dal soffitto. La squadra che ottiene il maggior numero di incantesimi è la vincitrice

Dotombori

Il centro della città si divide in due aree: quella settentrionale, Kita - e  Minami - Sud). Kita è l'area che include la zona di Umeda che ospita i distretti dello shopping e dell'intrattenimento come quello di Dotombori.
Quest’ultimo alla sera è uno spettacolo davvero suggestivo, con i suoi  ristoranti, locali notturni e stand di street food che percorrono il canale lungo il quale si snodano i palazzi. 

  • Specialità okonomiyaki, piatto agro-dolce giapponese di cui è celebre la variante della regione del Kansai, tanto che l'okonomiyaki viene spesso chiamato la "pizza di Osaka". L'impasto comprende, tra i vari ingredienti, fettine di foglie di verza, acqua, farina di grano e uova. Vengono aggiunti, a seconda dei gusti, carne, seppie, gamberetti, eccetera. Solitamente viene cucinato negli appositi ristoranti su una piastra calda chiamata teppan.[2] Spesso tale piastra fa parte del tavolo dei commensali o del bancone e viene utilizzata per cucinare direttamente l'okonomiyaki o per mantenere caldo quello cotto nella cucina. Si cucina aiutandosi con delle spatole metalliche per non farlo attaccare al teppan e per tagliarlo quando è pronto.

 

Nara

Ha circa 360 000 abitanti, situata nell'isola di Honshū ed capitale del Giappone durante gli anni 710-794 (periodo Nara).
Ha molti templi dedicati al buddhismo, tra cui sei grandi templi che si chiamano Nara Rokudai-ji (I sei grandi templi di Nara), a partire dal celebre Todaiji.

Todaiji

È patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altri sette siti, compresi templi, santuari e luoghi di Nara, il tempio Tōdai-ji ( letteralmente Grande tempio dell'est), il più grande dei sei, fu edificato dall'imperatore Shōmu nel 752 ed è uno dei monumenti più importanti della città. All'ingresso del tempio si è accolti dalle due statue dei guardiani Nio nella Porta di Nandaimon, un grande cancello di legno. I Nio sono conosciuti come Ungyo, con la bocca chiusa, e Agyo, che ha la bocca aperta. Dalla loro costruzione queste figure non furono mai mosse dalla loro nicchia.

Ospita la  più grande costruzione in legno del mondo - sebbene sia il 30% più piccolo rispetto all'originale - dall’ultima ricostruzione del 1692 -ovvero la Sala del Grande Buddha che racchiude al suo interno la statua in bronzo del Buddha alta 14 metri: il Daibutsu , il"Grande Buddha"). Un'altra attrazione popolare è un pilastro con un foro alla base delle stesse dimensioni della narice del Daibutsu. Si dice che coloro che possono spremere attraverso questa apertura riceveranno l'illuminazione nella loro prossima vita. Molti edifici secondari sono stati raggruppati tutto intorno alla Sala del Grande Buddha sul fianco della collinetta leggermente inclinata del Monte Wakakus.  i cervi pascolano liberamente perché considerati messaggeri divini nella religione Shinto. Al suo interno vi sono gigantesche statue che rappresentano il Buddha e i guardiani del tempio. La statua del Buddha Daibutsu . “Grande Buddha”), realizzata in bronzo e oro e risalente alla metà dell'VIII secolo, misura 16 metri d'altezza e pesa oltre 500 tonnellate. Davvero impressionante e bellissima. Dopo una passeggiata attraverso il parco e una visita al museo di arte, ci fermiamo a fare pranzo con la specialità della zona:il Sushi avvolto nelle foglie di cachi, il "Kaki Noha-zushi". La polpetta di riso condita con pesce viene avvolta in una foglia di cachi, che ha proprietà antibatteriche e aggiunge un sapore caratteristico al sushi. 

Dopodichè, ci ci dirigiamo verso il giardino tradizionale Iusui-en. Isuien significa "giardino basato, fondato, sull'acqua", ed è un esempio perfetto del lusso di cui godevano i ricchi mercanti nel periodo Edo (1603-1868). è diviso in due parti, un giardino anteriore -  risalente alla metà del 17° secolo-  e un giardino posteriore, il più grande dei due, costruito nel 1899 da un ricco mercante di Nara, che comprende uno stagno con piccole isole artificiali e la casa da tè Sanshutei. Seguendo il sentiero si raggiunge il giardino sul retro, progettato all'inizio del XX secolo per ospitare cerimonie del tè, letture di poesie e incontri. Dal giardino si può intravedere la Porta Nandaimon che abbiamo attraversato prima per raggiungere il Todaiji sullo sfondo, nonché le bellissime colline sullo sfondo. Il giardino è infatti stato costruito seguendo il concetto di shakkei, tecnica giapponese che consiste nella costruzione di giardini o paesaggi in armonia con la natura circostante. Accanto al giardino c'è un piccolo museo che espone ceramiche, sigilli, specchi e altri manufatti dell'antica Cina e Corea dalla collezione della famiglia proprietaria di Isuien..

Ora prendiamo un bus e ci dirigiamo verso l’ultima tappa della zona: il tempio di Horyuji. Fondato nel 607 dal principe Shotoku - al quale è attribuita la prima promozione del buddismo in Giappone- Horyuji è uno dei templi più antichi del paese. il kondō, la pagoda a 5 piani e la porta centrale risalgono al periodo Asuka e Il tempio è uno dei più importanti centri del buddhismo di scuola Hossō in Giappone, motivo per il quale il complesso è stato designato patrimonio dell'umanità nel 1993. Anche se un incendio, nel 670, distrusse gran parte degli edifici, Sono sopravvissuti nella forma originaria del periodo Asuka la pagoda a 5 piani avente funzione di reliquiario, il Kondo o "sala d'oro" che sorge a fianco della pagoda, il portale interno a sud. La ricostruzione di quanto distrutto dall'incendio fu completata nel 711 con l'installazione dei due niō a guardia dell'ingresso al tempio Il tempio racchiude oggetti di grande valore, affreschi, statue e altri oggetti d'arte, come la triade di Shaka (il Buddha storico) con due bodhisattva ai fianchi posti centralmente nella "Sala d'oro". Tra i due recinti si trova la Galleria dei Tesori del Tempio, costruita nel 1998 per esporre una parte della vasta collezione d'arte del tempio. È interessante notare che i tetti di ogni edificio hanno il proprio set di onigawara (tegole del tetto raffiguranti gli oni, gli orchi giapponesi, ognuno con un'espressione unica. Un’altra curiosità è un mito che "ci siano quattro falci attaccate al tetto della Pagoda". In effetti è vero, ma nessuno sa perché siano state inserite sulla cima, forse per scacciare degli spiriti vendicativi.

Kobe

Situata nel cuore della baia Osaka, nel Giappone centrale.con i suoi 1,5 milioni di abitanti nel 1180, fu per metà anno la capitale del Giappone. Nota per essere tradizionalmente cosmopolita, è stata una delle prime città ad iniziare i commerci con l'occidente, con l'apertura dei porti giapponesi ai traffici internazionali, avvenuta nel 1868, prima della restaurazione Meiji. Il bombardamento americano del 17 marzo 1945, durante la seconda guerra mondiale, costò la vita a 8.841 abitanti e comportò la distruzione del 21% dell'area urbana. L'evento avrebbe poi ispirato il film animato Una tomba per le lucciole di Isao Takahata
Nel 1995 Kobe è stata colpita dal grande terremoto di Hanshin-Awaji, che ha ucciso oltre 5000 persone e distrutto decine di migliaia di edifici. Oggi la città è completamente ricostruita e del terribile evento rimangono pochi segni, ma è stato edificato un museo dedicato. Si produce anche sake, ma Kōbe è nota soprattutto per la carne pregiata dei suoi wagyū (bovini giapponesi). La carne di manzo è la più celebre e costosa, davvero buonissima, con il suo aspetto marmorizzato e il sapore tenero.Può essere preparato alla griglia, su piastra (Teppanyaki); come componente del Sukiyaki e in molti altri modi. 

Per ammirare la città dall’alto si può prendere la ropeway fino ai giardini delle erbe aromatiche, una zona composta da 12 giardini che ospita più  di 75.000 erbe e fiori. Da quassù la vista è davvero mozzafiato, su tutta la città e la baia. Un altro luogo che offre una vista panoramica sul porto è il santuario di Ikuta, risalente al III secolo, tra i santuari shinto più antichi del Giappone. 

Oggi ci spostiamo dalla prefettura di Okayama a quella di Hiroshima! Partiamo con l’esplorare la celebre zona del santuario di Itsukushima, uno dei miei luoghi preferiti del Giappone, per poi visitare la città.

L'isola di Miyajima (che in giapponese significa letteralmente “Isola dei Santuari”), situata nella Baia della città di Hiroshima, è famosa per il suo complesso di templi e santuari che ospita anche il celebre tori sull’acqua. Si tratta di una delle tre più belle vedute del Giappone designate a metà del XII secolo dal filosofo Hayashi Gahō assieme a Matsushima - un gruppo di isole nella prefettura di Miyagi - e "Amanohashidate"" "- una striscia di sabbia che connette i due lati della baia di Miyazu nella zona nord della prefettura di Kyoto. Miyajima è celebre soprattutto per il santuario di Itsukushima, tesoro nazionale che fa anche parte del patrimonio dell’UNESCO.
Si dice che sia stato eretto attorno al 600, durante il regno dell’imperatrice Suiko, ma è stato anche attribuito a Taira no Kiyomori, importante nobile della Corte Imperiale che contribuì alla costruzione del santuario durante il suo periodo come governatore nel 1100 circa.
Il santuario è dedicato alle tre figlie di Susano-o no Mikoto, fratello di Susanoo: queste "tre divinità femminili" sono le dee dei mari e delle tempeste, e l’isola stessa è considerata una divinità. La zona è facilmente raggiungibile da Hiroshima con il battello, e accoglie i visitatori con un’ampia zona disseminata di negozietti, fra i quali si aggirano i cervi. Anche qui come a Nara infatti i cervi selvatici non hanno paura di avvicinarsi e si lasciano fotografare dai turisti. La specialità di questa zona sono le ostriche, davvero buonissime, servite come street food.

Da qui poi si raggiunge il complesso principale che si affaccia sull’acqua ed è formato da vari edifici uniti tra loro da passerelle in legno, fra questi anche un palco dove si tengono spettacoli di teatro Noh. Ci siamo sedute per goderci l’esperienza di uno spettacolo Noh incorniciato dalla baia. Dopo lo spettacolo raggiungiamo la spiaggia dove si erge il celebre torii sull’acqua, che purtroppo è però attualmente coperto da ponteggi per via di lavori di restauro. Con la bassa marea è possibile raggiungerlo camminando sulla spiaggia, cercando conchiglie e godendosi la vista mozzafiato, ma con l’alta marea lo spettacolo è ancora più incredibile, con il torii che si riflette sulla superficie della baia. Itsukushima ospita numerosi templi arroccati sul monte Misen, tra cui il Santuario di Toyokuni con la splendida pagoda a cinque piani, il Tempio Daiganji - uno dei tre templi di Benzaiten più famosi del Giappone - e il mio preferito: il complesso templare di Daishō-in. Qui si trovano disseminate ovunque piccole statue di Bodhisattva, ai quali i visitatori hanno donato nel tempo monetine e piccoli abiti fatti a mano. Vi è anche una piccola grotta, la grotta di Henjo, le cui innumerevoli lanterne sul soffitto illuminano lo spazio buio creando un effetto mozzafiato.

Riscendiamo verso la spiaggia e torniamo a prendere il traghetto, per andare a visitare la città di Hiroshima. Nel cuore di Hiroshima si può visitare uno splendido giardino in stile tradizionale giapponese: lo Shukkeien. Realizzato nel XII secolo per ospitare la residenza del Lord Asano, ha ospitato anche la residenza dell’imperatore Meiji per un breve periodo, per poi essere aperto al pubblico nel 1940. Il nome – Shukkeien – significa “Giardino di scenari rimpiccioliti”, e in effetti al suo interno si susseguono piccoli paesaggi in miniatura: montagne, valli, foreste, laghi. Il giardino è collegato da un sentiero che si snoda attorno al laghetto centrale, attraversando tutti questi diversi scenari. Il lago ospita un totale di 14 piccole isole dalle forme differenti - come tartarughe e gru - simboli di longevità. Il piccolo monte vuole invece essere una riproduzione del monte Fuji: essendo il punto più alto del giardino da qui si possono vedere la baia di Hiroshima, la città e anche l’isola di Miyajima.

La sala da tè – il Seifukan – presenta un tetto a scandole, e la sua porzione a ovest è realizzata in stile Shoin di periodo Muromachi - uno stile di architettura residenziale utilizzato nelle case dei militari, le camere degli ospiti templi e che costituisce la base delle case in stile tradizionale nel Giappone moderno - con una finestra in stile “Kato-mado”, ovvero ad arco a sesto acuto (con una forma quindi a campana). Il giardino era stato quasi completamente distrutto dal bombardamento atomico della seconda guerra mondiale - solo il ponte bianco era rimasto intatto - ma è stato perfettamente restaurato. Sei esemplari di Ginkgo, ancora presenti tutt’oggi, sono sopravvissuti alle radiazioni della bomba atomica caduta sulla città nel ‘45.

Ci spostiamo ora verso un altro luogo importantissimo di Hiroshima: il memoriale della pace. La mattina del 6 agosto 1945, alle 8:15, l'aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima, bombardamento al quale seguì, tre giorni dopo, quello della bomba chiamata Fat Man su Nagasaki. Solo alcune strutture di Hiroshima costruite in cemento armato non crollarono, nonostante si trovassero vicinissime al luogo della detonazione, questo perché l'esplosione, avvenuta in aria, si propagò più verso il basso che lateralmente. A quel tempo la maggior parte degli edifici della zona erano costruiti in legno. La forza dell'esplosione ne distrusse immediatamente la maggior parte e pochi secondi dopo una tempesta di fuoco inghiottì quello che era rimasto. 
La struttura della Cupola della bomba-A, simbolo di Hiroshima, rimase però in piedi. 
La cupola, in giapponese chiamata Genbaku Doomu, era un tempo la Sala della prefettura per la promozione industriale, realizzata dall'architetto ceco Jan Letzel nel 1915. L'impatto dell’ordigno fece immediatamente esplodere finestre e porte dell’edificio, attorcigliando il metallo, ma l’intelaiatura in acciaio e alcune parti in pietra rimasero intatte.

Dopo la guerra, nacque un dibattito in merito alla preservazione o meno della cupola. In molti desideravano infatti che venisse distrutta in quanto ricordo di una sofferenza terribile. Essendo un monito importante contro la guerra nonchè simbolo degli orrori che questa comporta, alla fine però le rovine entrarono a far parte dei Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1996, ribattezzate con il nome di Memoriale della pace di Hiroshima.

Immediatamente dopo il bombardamento atomico, molte persone si rifugiarono nel giardino tradizionale Shukkeien, molte altre si riversarono presso il santuario di Toshogu, dove un memoriale è stato eretto proprio accanto alla strada che porta al santuario. Ed è proprio lì, ai piedi del monte Futabayama, che ci dirigiamo adesso per concludere la gita di oggi. Quello di Hiroshima è uno dei tanti santuari shinto Toshogu sparsi per il Giappone dedicati all'ex shogun del periodo edo Ieyasu Tokugawa, il fondatore dello shogunato Tokugawa che va dal 1600 circa fino al 1868.

Venne strategicamente edificato nel 1648 da Mitsuakira Asano, all'epoca governatore dell'area, a nord-est del castello di Hiroshima. Secondo una credenza tradizionale giapponese infatti gli spiriti maligni proverrebbero da nord-est, perciò non è raro vedere città i cui templi e santuari si trovano a nord-est rispetto al castello, con una funzione protettiva. La bomba atomica portò allo scoppio di un incendio nel santuario, ma per fortuna un gruppo di soldati di guardia al santuario riuscirono a salvare diversi edifici. Il tori, il temizuya - ovvero il padiglione della purificazione - la sala principale e l'area delle offerte per esempio rimangono tutt’oggi gli originali dalla costruzione del santuario.
 Noi abbiamo avuto la fortuna di incappare in una celebrazione che si stava tenendo presso il santuario, con uno spettacolo di tamburi taiko davvero suggestivo. Sebbene il Giappone fosse uno dei firmatari del Protocollo di Ginevra del 1925 che proibiva la guerra chimica, solo due anni dopo, nel 1927, a Okunoshima fu costruita una fabbrica segreta di armi chimiche. Alla fine della Seconda guerra mondiale, in questa fabbrica venivano prodotti circa sei kilotoni di gas mostarda e gas lacrimogeno. iprite

All'epoca, il governo fece di tutto per tenere segreta la fabbrica, rimuovendo perfino l'isola da alcune mappe e tenendo gli abitanti del posto all'oscuro di ciò che veniva prodotto. Alla fine della guerra, i documenti furono distrutti e le forze alleate smaltirono le sostanze chimiche immagazzinate. Nel 1988, a Okunoshima è stato aperto un museo per esporre nei dettagli il passato segreto dell'isola di produzione di gas velenosi. Sparsi per l'isola ci sono avamposti militari in rovina

È anche detta Isola dei Conigli ("Usagi Shima") poiché ospita una numerosa colonia di conigli, probabilmente introdotti nel 1971 da un gruppo di studenti.

Capoluogo dell’ omonima prefettura, con i suoi 700.000 abitanti Okayama si trova nel Chūgoku- una delle otto regioni del Giappone – più precisamente nell’isola centrale del giappone, l’Honshū. Non dista molto dal mare, e per via della sua posizione si tratta di un’area notevolmente protetta da terremoti e tifoni grazie alle montagne che la circondano e lo shikoku che le fa da barriera rispetto all’oceano. Okayama è famosa per essere la patria di Momotaro, il protagonista di una celebre fiaba giapponese che da lui prende il nome. Secondo la versione più nota del racconto, che risale al periodo Edo, una donna anziana, che non aveva mai avuto figli, mentre stava lavando i panni nel fiume vide una grande pesca trasportata dall’acqua. Lei e suo marito, aprendola, scoprirono che al suo interno vi era un bambino, che spiegò loro di essere stato inviato dal cielo per essere loro figlio.

Il bambino venne chiamato Tarō (un nome che in Giappone è molto comune per i primogeniti perché significa "figlio grande"), preceduto da momo che invece significa pesca. Una volta cresciuto, Momotaro lasciò la famiglia per andare ad affrontare gli oni, mostri del folklore giapponese simili a demoni, o orchi, che vivevano nell'isola di Onigashima. Lungo la strada il ragazzo incontrò un cane, una scimmia e un fagiano, che accettarono di aiutarlo nella sua missione. Grazie al loro aiuto Taro riuscì a sconfiggere il capo degli oni e sottrarre loro il bottino, grazie al quale la sua famiglia e i suoi nuovi amici poterono vivere fra gli agi. Non c’è da stupirsi quindi che Okayama sia anche celebre per le sue pesche, in particolare per la varietà di pesca bianca do questa zona. 
La società calcistica di Okayama, Il Fagiano Okayama F.C. si chiama letteralmente “fagiano”, in italiano, proprio in riferimento al volatile compagno di avventure di Momotarō, e la mascotte del club, chiamata con il suffisso kun Fagi-kun, è un fagiano verde, una specie molto diffusa in Giappone. Nella prefettura di Okayama si trova anche lo storico quartiere di Kurashiki, il kurashiki bikan, ovvero l’antico quartiere dei mercanti della città di Kurashi, con le sue case basse che affiancano il canale, la principale via di trasporto di un tempo. Anche il castello e lo splendido giardino tradizionale “Koraku-en” di Okayama sono molto famosi. È proprio da qui che partiamo con il nostro giro. 

Quello di Koraku-en ad Okayama è considerato uno dei tre giardini più belli del Giappone. Dopo 10 anni di costruzione per ordine del signore feudale Ikeda - vissuto nel periodo Edo - venne terminato nel 1700.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale putroppo distrussero il castello di Okayama e danneggiarono gran parte del giardino, ma grazie un meticoloso restauro l’aspetto originale è sopravvissuto fino ad oggi. Il giardino si sviluppa attorno al lago Sawa no ike ed è sorvegliato dalla collina artificiale chiamata Yuishinzan. E’ particolarmente ampio e costituito da piantagioni di tè, piccole risaie, foreste di bambù e laghetti, costellati di alberi di ciliegi, pruni e aceri.
Nel parco  ci si imbatte anche in piccole costruzioni in stile tradizionale, ovvero le case da tè e ovviamente la residenza del signore feudale.

La tecnica paesaggistica usata per il Koraku-en è nota come shakkei ( lett. "paesaggio in prestito") che consiste nell'inserimento di elementi esterni al giardino in modo tale che sembrino farne parte. Per esempio, in questo caso uno di questi elementi esterni è il castello di Okayama, che venne edificato verso la fine del 1500 nello stile del periodo, ovvero l’Azuchi-Momoyama, l'epoca dei tre unificatori del Regno del Giappone. Nel 1602, il castello venne ereditato dal clan degli Ikeda che lo ampliarono e realizzarono il Korakuen. Nel suo periodo di massimo splendore, la cittadella del castello arrivò a comprendere svariati cortili concentrici, un teatro Nō e ovviamente il giardino. Il castello restò di proprietà della famiglia Ikeda fino al 1868: all'inizio del periodo Meiji l'imperatore del Giappone dichiarò infatti la fine del sistema feudale e nel 1884 divenne proprietà pubblica. 

Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che lasciarono intatte solo le mura venne poi ricostruito fedelmente nel 1966 usando tecniche tradizionali per gli esterni e moderne per gli interni e  mantenendo quindi fedelmente colori, decorazioni e proporzioni per poter essere visto a distanza dal giardino Kōraku-en. Il castello è circondato a nord ed est dal fiume Asahi, storicamente usato come fossato difensivo naturale. I turisti ora possono navigare sul fiume su imbarcazioni a forma di cigno o di pesca. Una curiosità: per via del colore nero delle mura, inusuale nei castelli giapponesi, viene soprannominato il "castello del corvo" soprattutto perché si contrappone al vicino castello di Himeji, chiamato invece "il castello dell'airone bianco”

Ed è proprio ad Himeji e al suo splendido castello che ci spostiamo adesso. Il castello di Himeji, città che si trova nella nella prefettura di Hyōgo, venne inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1993.

Si trova in un complesso davvero meraviglioso e per via della sua bellezza e delle sue dimensioni (è composto infatti da ben cinque piani) lascia davvero senza parole. A differenza di molti altri castelli giapponesi, non venne mai distrutto dalla guerra, da terremoti o incendi: è uno dei dodici castelli originali del paese.

Venne edificato nel periodo Muromachi - che va dal 1300 al 1500 circa e che coincide con lo shogunato Ashikaga- in modo estremamente elaborato per fronteggiare qualunque tipo di attacco. Muri altissimi, nascondigli, grate alle finestre, trappole, infinite postazioni per l’artiglieria, fori per lanciare pietre… ma soprattutto un dedalo di stradine labirintiche e vicoli ciechi che seguono un percorso a spirale per confondere il nemico. Il castello però non è mai stato attaccato da nessuno.

La guida che ci ha portate alla scoperta del castello ci ha tra l’altro mostrato alcuni dettagli curiosi, come un bassorilievo a forma di croce su una tegola oppure una macina di pietra incastonata nel muro difensivo. Secondo la leggenda infatti, durante la costruzione del castello una donna si presentò con il desiderio di contribuire ai lavori. Non avendo altro offrì in dono una vecchia ruota di macina che venne inserita nel muro, dove ancora oggi si trova.
La guida ci ha anche mostrato la scalinata che Sean Connery percorse nei panni di James Bond in Agente 007 - Si vive solo due volte. Il castello compare anche in Ran di Akira Kurosawa, in L’ultimo samurai, con Tom Cruise, dove venne utilizzato imbiancato da neve artificiale, e in Shōgun - Il signore della guerra, con Richard Chamberlain, anche se nel film quello di Himeji viene chiamato castello di Osaka.

Ora che abbiamo visto anche il castello di Himeji, ci spostiamo ancora più a nord e andiamo in un luogo sabbioso che si affaccia sul Mar del Giappone, una prefettura che un tempo aveva anch’essa un castello - di cui restano solo delle rovine - di proprietà degli Ikeda: Tottori

Una delle ultime cose che vi aspettereste di trovare in giappone è probabilmente il deserto. La prefettura di tottori è famosa proprio per le sue dune di sabbia che si affacciano sul mare e che attirano ogni anno - questo ovviamente prima della pandemia - circa due milioni di turisti.
Poco distanti dal centro della città, le dune si estendono in un’area di 30 km quadrati, affiancando la costa per circa 16 km. Esistono da più di 100.000 anni e si sono formate grazie ai sedimenti trasportati dal fiume Sendai, che sfocia nel Mar del Giappone. Le correnti marine e il vento sposta la sabbia, cambiando continuamente la forma delle dune.
La zona è troppo ampia per essere percorsa interamente, ma la duna principale - che tocca i 50 metri di altezza - è sicuramente la più suggestiva: con la sua altezza sembra quasi un muro che separa la sabbia dal mare. 

Sono tante le attività che si possono svolgere in questa zona, dal surf sulla sabbia, il parapendio, un giro in cammello o con le bici da fuoristrada. E’ carino anche il fatto che la zona si possa raggiungere tramite una funivia che parte dalla piattaforma di osservazione del Sakyu Center per atterrare in questo luogo sabbioso che con le sue dune, i cammelli e la sabbia dorata sembra trovarsi ovunque tranne che in Giappone.