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On Air - Una particella in terapia

Aera, una particella d’aria provata dall'inquinamento, ha molto di cui parlare con la sua terapeuta: dai peti al carbonio al rapporto tossico col suo fidanzato, Mick Microplastica. Come riuscirà a sentirsi finalmente libera e non in pericolo?

On Air - Una particella in terapia è un racconto in 10 puntate realizzato all'interno del progetto “Mal d’Aria”, ideato dall'artista Laura Pugno e coordinato dall’Università Ca’ Foscari Venezia e in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, l’Università degli Studi di Padova e l’Università degli Studi di Verona.

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A cura di Viola Baschirotto, Asia Benetazzo, Daniela Decaro, Sara Korolija, Sofia Nicoletto
Frequenza di pubblicazione: quotidiana dal 13 al 20 dicembre 2023
Categoria: Cultura

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Questa è la storia di Aera, una particella d’aria.Tutti la conosciamo, ma forse non così bene…

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria. Aera è nata ed è cresciuta. Quando, dove e da chi, non è davvero importante: ci basta sapere che ha avuto una vita serena, autonoma e leggera. Emancipata fin da giovane, ha presto iniziato a viaggiare per il mondo, esplorando città e foreste, piante e terre, nasi e polmoni. Un’innata determinazione le ha permesso di affrontare alti e bassi, eruzioni vulcaniche e fitte nebbie antropiche, fino a renderla nota in tutto il mondo per il suo moto instancabile. Ma la sua vita nomade, da molti invidiata, non era più perfetta e immacolata come sembrava: a smantellare il suo mito ci pensò la stessa Aera, rilasciando un’intervista che ha scioccato il pubblico mondiale… 

Intervistatrice: Buongiorno, benvenuti a questa puntata di “Cose che tutti sanno”, la nostra trasmissione di cose ovvie. Oggi abbiamo qui un ospite molto speciale… direttamente dall’atmosfera, un bell’applauso per Aera!”

Aera: “Grazie, grazie mille per l’invito”

Intervistatrice: “Negli ultimi anni hai fatto parlare tanto di te Aera, di come sei fatta, a cosa servi… ma oggi io vorrei chiederti, chi sei davvero? e soprattutto, come stai?”

Aera: Chi sono? Beh, non mi piace troppo etichettarmi… sento di essere un po’ di tutto, un po’ dappertutto…

Intervistatrice: In ogni luogo, senza distinzione?

Aera: No, sicuramente ho le mie preferenze, adoro girare tra le pale eoliche, per esempio, e mi piace tanto la montagna, ma non so se queste cose mi definiscano, mi sento un po’ confusa… Ad esempio, mi è capitato di finire tra marmitte e carboni, e allora ero diversa, sempre io, ma come peggiore… non è facile da spiegare.

Intervistatrice: Siamo qui anche per questo… Tutte queste tue sfaccettature, sai, per noi non sono sempre facili da notare. Dicci allora, oggi come stai?

Aera: Oggi… così e così. Magari non sembra, ma sento che qualcosa non va… 

Intervistatrice (battutina): In effetti hai un’aria un po’ stanca… 

Aera: Sì ma non è solo stanchezza, è più complicato. È un insieme di cose… sento un peso addosso, e io stessa mi sento un po’ pesante…  

Intervistatrice: Ti senti fuori forma? Ho una palestra attrezzatissima da consigliarti!

Aera (ignorandola): Non so trovare le parole… solo che ultimamente mi sembra di correre dappertutto e non andare davvero da nessuna parte…

Intervistatrice: Come su un tapis-roulant…

Aera: E allo stesso tempo mi sento estremamente stagnante, apatica al punto che anche le pale eoliche mi paiono meno divertenti, ed è tutto un continuo saliscendi senza fine, e non fa altro che peggiorare… 

Narratrice: L’intervista fu interrotta da una pubblicità di condizionatori e la conduttrice fece un lungo sospiro di sollievo: non si aspettava una conversazione così deprimente. Dando per scontato come tutti che Aera vivesse una vita piena e appagante, non aveva considerato che il suo stato emotivo potesse essere altro. Nonostante tutti la conoscessero, nessuno sapeva davvero cosa stesse passando. Mentre Aera usciva di scena, la conduttrice fumò una sigaretta. Pensò per la prima volta a quanto fosse difficile avere a che fare con una particella d’aria che soffre di depressione.

Aera si rende conto di aver bisogno di aiuto. L'incontro con un’ecopsicologa determinerà l’inizio di un lungo percorso. 

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria che, dopo l'intervista disastrosa, si è resa conto che c'è qualcosa in lei che non va.  Ma, non era la prima volta che si ritrovava a mettere in discussione sé stessa. Essendo nata da genitori sconosciuti, aveva tante domande senza risposta, senza qualcuno a cui farle. Soprattutto si chiedeva di cosa fosse composta. Tempo fa, decise di rivolgersi al dottor Lavoisier, il migliore nel campo.  La prima volta nel suo studio, le sembrò tutto asettico, ma il dottore la invitò subito a sedersi e dopo alcuni esami le disse: 

Professor Lavoisier: Lei è composta principalmente da un componente, che chiamerò ossigeno, che determina questo suo spirito generoso nei confronti di chi la circonda, e da un altro componente, che chiamerò azoto, che la rende inerte, un po' pigra e lamentosa quando si tratta di affrontare i problemi della vita."

Narratrice: Alla particella sembrò molto sensata questa analisi, e si considerava quasi sollevata se non fosse che il dottore continuò: 

Professor Lavoisier: In ogni caso, c'è qualcosa che rimane ancora un mistero per me, ho bisogno di farle ulteriori esami per approfondire la ricerca ... sono convinto ci sia qualcosa che mi sfugge.

Narratrice: Da quel giorno, Aera cominciò a recarsi nello studio del dottor Lavoisier sistematicamente, almeno una volta ogni due settimane. Il dottore faceva scoperte su scoperte, finché non fu in grado di darle una risposta alquanto definitiva sulla sua composizione: 

Professor Lavoisier: Essendo altamente influenzabile dal contesto in cui si trova, anche la sua composizione è variabile, quindi è importante che lei riesca a mantenere ogni suo componente in equilibrio con gli altri, senza eccedere, ma neanche limitarsi. Lei è composta per il 78.09% di azoto e per il 21% di ossigeno, le due componenti principali, che avevo già individuato. In più in lei coesistono lo 0.9% di argon, che è quello che le conferisce leggerezza, curiosità, voglia di viaggiare e sperimentare, e per lo 0.04% di anidride carbonica, che, invece, determina il suo livello di cattiveria e furbizia; inoltre, ci sono altre componenti in quantità minori, tra cui anche particelle solide in sospensione, che chiameremo pulviscolo aeriforme.

Narratrice: Dopo che il dottore finì di parlare ci fu un minuto di silenzio, al che Aera lo ringraziò: 

Aera: Grazie mille, dottor Lavoisier, per aver preso a cuore il mio caso. Ora finalmente so chi sono.

Narratrice: Non era vero niente. Quel giorno uscì dallo studio più confusa di quanto lo fosse quando ci entrò per la prima volta. Ma in quel momento non le importava, per lei la questione composizione si poteva ritenere chiusa e questo le bastava per vivere la sua vita in pace. Ma col passare del tempo si rese sempre più conto che si stava incupendo.

Ed eccoci tornati ai giorni nostri, quando Aera ha realizzato che ha nuovamente bisogno di aiuto, ma questa volta era proprio intenzionata a salvarsi. Aveva sentito parlare di una certa Aang, un personaggio un po' strano proveniente dai paesi freddi, dove aveva imparato tecniche particolari di psicologia. Si diceva avesse sviluppato una procedura di ecopsicologia molto efficace. Forse era il suo strano taglio di capelli, per di più tinti di azzurro, che la convinsero a rivolgersi a lei.  Aang la accolse nel suo studio, dove era tutto molto zen, e si sentì così a suo agio che subito cominciò a parlare: 

Aera: Sento come di avere una grossa responsabilità addosso, grava su di me come fosse un macigno enorme, e in realtà faccio un po’ fatica a parlarne.

Terapista: Sei proprio nel posto giusto allora. Partiamo dall’inizio.

Narratrice: Aera allora cominciò a riversare ogni pensiero, e Aang a studiarla da ogni punto di vista. Parlarono del più e del meno, e Aang accettò qualsiasi discorso Aera si sentisse di voler affrontare: in quella fase di conoscenza qualsiasi informazione poteva essere di aiuto per delineare una prima bozza della sua personalità. Più andavano avanti e più scoprivano le sue caratteristiche. Più Aera si confidava con lei, più Aang si rendeva conto di quanto fosse emotiva e sensibile, altamente influenzabile dalle azioni altrui. Alla fine della seduta, Aang le spiegò che era un essere speciale, essenziale per la vita di tutti. Ma Aera si sentiva così invisibile, come se chi le stesse attorno non si accorgesse di lei, e delle conseguenze che le loro azioni avevano sul suo umore. Di fronte alla minaccia di eco-ansia, la psicologa cercò di rasserenarla: 

Terapista: Sono tanti i fattori che determinano questo tuo stato. Da oggi comincia il tuo percorso verso una maggiore consapevolezza di te stessa: cercheremo di capire insieme cosa ti fa bene e cosa, invece, male; in modo da poter attuare piccoli (ma importanti) cambiamenti per stare meglio. C’è sempre qualcosa che si può fare!

Aera si sfoga su un grande problema: il carbonio presente nei peti bovini. Aang la aiuta a guardare con maggiore lucidità quello che avviene intorno a lei.

Narratrice: Questa è la storia Aera, una particella d’aria che all’inizio del suo percorso di ecopsicologia ha deciso di sfogarsi con la sua terapista su un problema assai diffuso: le mucche.

Aera: Allora, io non ce la faccio più. Non so te come fai, se hai lo stesso mio problema: cioè, casa tua non puzza? Io apro le finestre la mattina per arieggiare e le devo chiudere in due secondi perché mi arriva un olezzo di mucca tremendo! Tipo come quando la nonna cucina i broccoli e infesta tutta la casa! Non so davvero come fa la gente, ma a me dà un fastidio! Penso a tutti i soldi che spendo in profumatori per ambienti…

Terapista: Aspetta, ricominciamo da capo.

Aera: Okay, ti spiego. Il problema non sono nemmeno le mucche in sé, ma i loro peti. Mi dispiace anche condannare quelle povere creature, ma non si può andare avanti così: mangiano, e ruminano, ed espellono gas, andrebbe anche bene se non fossero così tante. In questa quantità non mi lasciano un minuto di tregua!

Narratrice: Momento scienza: Aera non stava svalvolando senza motivo. Le mucche, in quanto ruminanti, hanno un apparato digerente in cui vi sono diversi microbi che rompono le fibre dei vegetali, producendo così gas come il metano. Il metano poi viene rilasciato dalle mucche, espulso sotto forma di rutti e le famigerate  scoregge. Per questo, possiamo dire che tra i fattori che influiscono sul global warming ci sono le emissioni di oltre 1 miliardo di bovini allevati nel mondo. Il 32% delle emissioni di questo gas serra è legato proprio agli allevamenti, ma ovviamente ci sono anche tanti altri fattori da tenere in considerazione quando si parla di inquinamento determinato dalla produzione degli alimenti.

Terapista: Non pensi ti farebbe bene allontanarti un po’ da questo ambiente?

Aera: Chiaro, potrei anche allontanarmi e andarmene in cima a una montagna o su un’isola sperduta, ma il problema non sparirebbe. La puzza di mucca mi perseguita: è come se ormai io stessa avessi quell’odore. Poi mi sposto, e l’odore non fa che peggiorare: da un lato per i pesticidi, e tutte queste cose chimiche che spruzzano per fare crescere dritte le piante, dall’altro i maiali tutti stipati in palazzine. Poi ancora, mi sposto e c’è un’ennesima fabbrica di confezioni di plastica per impacchettare tutto, e tutta sta minestra dove la piazzi? Serve un sacco di terreno per fare tutte queste cose… Stavo parlando di questo proprio l’altro giorno con qualche acacia, e il mio amico Palissandro. Anche loro, sempre in fuga da terre in condizioni in cui non è più sicuro vivere, si sono confidati con me parlando delle famiglie, degli amici che hanno perso perché sono stati abbattuti. Io, mi chiedo, come faccio a rimanere indifferente?

Terapista: Ti fa onore prendere a cuore tutto questo. Soprattutto perché si tratta di un qualcosa che non tocca solo te personalmente, ma che riguarda tutto e tutti. Diventa, però, un peso enorme, che non puoi sostenere da sola.

Aera: Al di fuori di te, non sento di avere il sostegno di nessuno.

Terapista: Non credo tu abbia ragione, se riesci a mantenere uno sguardo lucido riguardo tutte le tematiche di cui mi hai parlato oggi, penso ti renderesti conto che ci sono altre persone, che come te non riescono a stare zitte di fronte a tutto questo. Molte problematiche che hai sollevato sono legate alla produzione di alimenti, e so per certo che c’è qualcuno che sta già facendo qualcosa a questo proposito. Mi vengono in mente tutte quelle realtà che hanno imposto regolamentazioni severe per i pesticidi che menzionavi, oppure che hanno introdotto nuove soluzioni per packaging alimentari più ecosostenibili. Altre addirittura hanno imparato a convivere con la puzza di mucca, che alla fine, come hai detto tu, in piccole dosi è più che sopportabile. è importante che tu sappia che in tutto ciò non sei sola, e che ti ricordi che, per fortuna, sta succedendo anche altro…”

Aera: Questo altro che sta succedendo, però, non sento abbia grandi effetti su di me… Sembra tutto molto lento…

Terapista: “Purtroppo, bisogna dare tempo al tempo. Non intendo dire che dobbiamo stare con le mani in mano, ma che dobbiamo accettare i tempi necessari al cambiamento...

Aera parla di Palissandro, un amico prezioso e un grande esempio, per lei e per chiunque gli è vicino.

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria che ha dimostrato di saper essere abbastanza irascibile quando si parla di inquinamento; ma questo suo innervosirsi era dato da una profonda sensibilità nei confronti di problemi che riguardano il mondo intero.  

Terapista: Parlami dei tuoi amici alberi. Nella scorsa seduta hai menzionato un certo Palissandro...

Aera: Io e Palissandro ci conosciamo da tantissimo tempo. Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, ci siamo conosciuti in un periodo in cui io non stavo molto bene, facevo fatica a respirare.

Terapista: Ti ha aiutato molto?

Aera: Prima di essere mio amico, è stato il mio infermiere. Il mio medico mi aveva dato una cura molto precisa: doveva esserci un albero vicino a me ogni giorno, in modo che, attraverso le sue manovre di fotosintesi, potesse fornirmi ossigeno.

Terapista: È un lavoro molto stancante, deve avere una grande forza di volontà il tuo amico Palissandro.

Aera: Sì… A lui devo tutto, davvero. Nel periodo della mia malattia, ho avuto modo di conoscerlo meglio. La sua è una storia molto complicata, e non so come faccia a non perdere la voglia di aiutare gli altri, quando nessuno aiuta lui e la sua popolazione. Da piccolo ha perso entrambi i genitori… sua madre è stata vittima della costruzione di un nuovo centro commerciale, e, pochi anni dopo, l’industria del legno ha fatto di suo padre una scrivania… Per questo, coi suoi fratelli ha deciso di spostarsi, ma sai… da certi problemi non si può scappare. Anche dopo che si è trasferito qui, nonostante le manifestazioni e l’impegno sociale, non è riuscito a rendere questo posto vivibile per lui. Al che si è trasferito nuovamente.

Terapista: Vi sentite ancora?

Aera: Sì, ogni tanto facciamo una videochiamata. Ora sta molto meglio. Ha dato vita a una sua associazione, che si occupa di sensibilizzare e informare sul tema della deforestazione, e dell’inquinamento più in generale. In più, collabora da anni col WWF e insieme si battono per contrastare l’intenso sfruttamento delle risorse forestali e promuovono la gestione e lo sfruttamento sostenibile delle foreste.

Terapista: La sua capacità di trarre forza da un evento così doloroso è ammirevole. Io stessa mi sento ispirata dal suo esempio.

Aera: Si anche io lo stimo molto. è sempre pieno di idee! … a volte essere consapevoli del problema e sapere che c’è qualcosa che possiamo fare a riguardo, basta per darci la forza necessaria per reagire al problema.

Una particella d’aria che si sente invisibile? Si tratta proprio di Aera. Ma è importante non caricarsi di un peso difficile da sorreggere da sola, e rendersi conto che non si è soli. 

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria in terapia. Aera stava passando un periodo buio, odiava l’odore di mucca, e uno dei suoi migliori amici era un albero. Gli incontri con Aang la stavano aiutando a mettere insieme i vari tasselli del puzzle che andavano a determinare il suo malumore, ma c’era ancora tanta strada da fare… 

Aera: Forse il problema è che mi sento tanto sola…

Terapista: La scorsa volta mi hai parlato di un grande amico…

Aera: Sì ma… te l’ho detto, Palissandro è distante. Ci sentiamo, certo, ma facciamo anche vite tanto diverse, siamo sempre impegnati con le nostre cose, io i miei viaggi, lui le sue associazioni…

Terapista: Cosa ti manca?

Aera: Qualcuno che ci sia davvero per me, credo… Non qualcuno che semplicemente mi respiri o mi usi per alimentare qualcosa… insomma, qualcuno che mi veda.

Terapista: Che ti veda come?

Aera: Che mi veda! Su da me, in atmosfera, ne combinano di tante e non si accorgono della mia presenza! Figuriamoci chi sta giù sulla terra poi… Apprezzerei se ogni tanto gli aerei si accorgessero di quanto male mi fanno col le loro turbine ogni volta che mi tagliano la strada... e sarebbe troppo chiedere di ridurre i passaggi? Poi io sono sempre molto gentile nel prestarmi nel funzionamento dei motori per far funzionare le loro care macchine, ma nessuno che badi alle sgomitate che faccio per passarci in mezzo. Un grazie ogni tanto sarebbe ben accetto. Un 'magari oggi uso la bicicletta' ancora meglio. Quanto mi piace abbronzarmi fra i raggi di una bicicletta!

Terapista: Aera, capisco che ti senta frustrata, come se nessuno apprezzasse i tuoi sforzi... ma effettivamente, diciamocelo, fai un lavoro dietro le quinte, per cui è davvero difficile vederti.”

Aera: Ma lo so! Quando dico che voglio essere vista, non lo dico letteralmente…

Terapista: Spiegati meglio

Aera: Mi sento invisibile…

Terapista: Sì…

Aera: Nel senso che vengo usata e poi dimenticata. Tutti, davvero, sembrano darmi per scontata, come se mi andasse sempre bene tutto, come se potessi prendere tutta l’anidride carbonica del mondo, tanto, che ci sto a fare qui, se non a gestire gli scarti? E poi tu lo sai, lo sai, quanto è difficile da sopportare il piombo? Mi sento quasi stupida a lamentarmi perché sono sola, quando c’è letteralmente uno sfascia-neuroni che non riesco a staccarmi di dosso. Non abbiamo assolutamente nulla in comune, se non la volatilità, ma questa a quanto pare lui dimentica di averla, e si accolla, e si accumula, senza sapere nemmeno lui il perché, semplicemente sta lì, e mi fa sentire come se soffocassi…

Narratrice: Quello che Aera stava cercando di dire, se non fosse che si lascia prendere dalle emozioni e a volte fa certi discorsi confusionari, è che il piombo è un problema ambientale alquanto importante. Il piombo è un metallo pesante. Usato ampiamente nella benzina degli autoveicoli e nel carburante per gli aerei, nella produzione di rubinetti e sistemi di distribuzione dell’acqua, nella produzione di batterie, nelle leghe e saldature di molti oggetti di consumo, rappresenta ad oggi un contaminante presente quasi ovunque. Alcuni provvedimenti sono stati presi. Ad esempio, dal 1° gennaio 2002 c’è stato il definitivo abbandono della benzina "rossa" e l'introduzione di quella "verde" (con contenuto di 0,013 g/l di piombo). Questo fatto ha portato ad un notevole calo dei livelli di piombo nell'aria urbana. Il piombo è stato nel tempo bandito e sostituito da sostanze chimiche meno nocive anche in altri beni di consumo; si tratta di limitazioni che hanno comportato un significativo calo delle emissioni di piombo. 

Nonostante però tali diminuzioni, il piombo, rimarrà purtroppo tra noi ancora per qualche decennio, perchè viene trasportato con facilità attraverso l’atmosfera: si accumula nelle falde acquifere, nelle acque del mare e nei terreni passando ai vegetali ed agli animali. Come sempre, la soluzione migliore viene dalla natura: si può progressivamente ridurre la concentrazione  di piombo utilizzando piante metalloaccumulatrici; e anche alcuni batteri e funghi possono essere sfruttati per la decontaminazione dei campi.

Terapista: Hai mai provato a farglielo notare?

Terapista: E come? Mica parliamo la stessa lingua. Non ho modo di farmi sentire, solo qui con te sento di poter parlare liberamente.

Terapista: “Non so, secondo me potresti provare a farti sentire in qualche modo. Forse di questo Piombo non puoi disfarti, ma magari si può fare qualcosa per quegli altri comportamenti che hanno un effetto così negativo su di te.

Aera: Il fatto è che non sento di avere una voce, in questo momento…

Terapista: Forse qualcuno può prestartela…

 

Narratrice: Non fraintendete adesso le intenzioni di Aang: è una brava terapista, fermamente convinta che ognuno debba trovare la propria voce col proprio tempo, senza ricorrere a prestiti, trapianti, surrogati, eccetera. Quello che intendeva dire, e che proseguì con lo spiegare alla sua paziente, era che la causa di Aera, per sua fortuna, non interessava solo lei. Ad alzare la voce contro ciò che le faceva del male ci stava già pensando chi una voce l’aveva, e fu così che Aera scoprì l’arte e l’attivismo, e finito questo incontro si sentì un po’ meno sola…

Spesso viaggiare in modo sostenibile ed essere consapevoli è un’ardua sfida, ed è così anche per la nostra protagonista, che in questo episodio si reca in un luogo speciale. 

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria pronta a buttarsi a capofitto nel mondo dell’arte. Dopo che la sua terapista le aveva raccontato di come l’arte fosse un ottimo strumento di sensibilizzazione, cominciò a fare ricerche su ricerche, e quale posto migliore per fare una full immersion d’arte se non Venezia? Aveva bisogno proprio di una ventata d’aria fresca e questo viaggio era esattamente quello che le serviva. Se non fosse che, appena cominciò a organizzare il tutto, si rese conto che viaggiare in modo ecosostenibile era più difficile di quanto pensasse. Non sarà mica una spunta su “compensa le emissioni di questo volo” a farla stare più tranquilla!

Aera: Allora, penso di avere preso tutto. Biglietti di viaggio rigorosamente elettronici ci sono! Ombrello presente! Stivali di gomma messi! Macchina fotografica pronta! Possiamo andare!

Narratrice: Mentre attraversava nuvole e nuvole, salutò ogni aereo che le passava accanto con un un gesto che qui, per decoro, non possiamo descrivere, ma insomma… ci siamo capiti. Più si avvicinavano a Venezia, più Aera e Mick non vedevano l’ora di scoprire ogni angolo romantico di quella città e soprattutto se i canali puzzassero davvero così tanto come tutti dicevano. Chi è Mick? Beh, Mick Microplastica è la fidanzata di Aera, credevate che la nostra particella potesse andare nella città dell’amore tutta sola? Da grande maniaco del controllo che era, Mick aveva organizzato il tutto nei minimi dettagli. Ore 9.30: appena arrivati a Venezia, necessaria colazione. Si incamminarono verso strada nuova e decisero che si sarebbero fermati al primo bar che li avesse attratti. Ore 10.00: comincia il cammino verso Rialto. Un cammino che più che rilassarli, li stava stressando. Troppi turisti, veramente, un quantitativo assurdo. Si era formato un ingorgo enorme fra le calli strette. Ad Aera mancava il respiro, con tutta quella gente che le respirava addosso. E poi, perchè occupavano l’intera strada così? Insomma non c’è scritto da nessuna parte, ma dovrebbero saperlo tutti che si cammina sulla destra in modo da lasciare spazio a chi cammina nel verso opposto. Ore 11.00: finalmente Rialto. Una bella foto alla vista. Un giretto per negozi. Una mozzarella fritta meritatissima. E perchè no? Un bel giro in gondola. Pacchetto con serenata inclusa, Mick la vuole viziare. Ore 12.30: allarme acqua alta a San Marco. Ma nessun problema perché hanno i loro stivali. 

Aera: Effettivamente San Marco allagata è qualcosa di surreale, guarda come riflette! L’acqua diventa uno specchio, potrei farci una foto e capovolgerla e nessuno si renderebbe conto che quello che stanno vedendo è il riflesso di San Marco nell’acqua e non la vera San Marco.

Mick: Si, è carino.

Aera: Andiamo più avanti… Ma tutte queste buste?

Mick: Sono delle persone che non avevano gli stivali e le hanno usate per proteggere le loro scarpe.

Aera: Sì, l’avevo capito! Ma c’era bisogno di buttarle a terra? Il bidone è lì a due passi.

Mick: Ma non metterti a raccoglierle tu! Passerà chi di dovere domani.

Aera: Sì sì… aspettiamo sempre che siano gli altri a fare qualcosa. Ma perchè questi imbecilli devono rovinare sempre tutto!

Narratrice: Ore 13.30: lo stomaco brontolava e cosa c’è di meglio di un pranzo con cicchetti e spritz? Si fermarono in un bacaro, presero da mangiare e decisero di sedersi vicino al canale. Sembrava una cosa molto romantica da fare, se non fosse che Mick cominciò a elencare tutte le tipologie di plastica e altri rifiuti che riusciva a identificare all’interno del canale. Oh ma la gente ci gettava veramente di tutto! Ore 16.30: tramonto romantico alla Baia dei Re. Bisogna ringraziare l’olio rilasciato dalle barche in acqua: senza di esso la superficie dell’acqua non avrebbe prodotto tutti quei riflessi magnifici.

Il 20 dicembre 2023 inaugura la mostra Mal d’aria a Zattere (Cultural Flow Zone) e Aera si ritrova proprio lì, dove sembra essere la protagonista. 

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria che nel bel mezzo della sua giornata romantica a Venezia ha deciso di piantare il suo fidanzato perchè non se ne poteva più. Il punto è che lei voleva andare a Venezia per fare un tuffo nell’arte e Mick, invece, aveva monopolizzato la gita organizzando passeggiate e attività. Per carità, tutta questa intraprendenza era da apprezzare, ma quella gita era nata per Aera e la sua voglia di andare alle più svariate mostre, e non per Mick. Insomma, lei era piena fino all’orlo e aveva deciso di lasciarlo lì e andarsene in giro per il resto della giornata da sola. Non poteva fare scelta migliore! Camminando per le calli, un poster catturò la sua attenzione. C’era scritto “Mal d’aria”. Si trattava di una esibizione e sembrava fatta appositamente per lei. Appena varcò la soglia, una signora dai simpatici capelli ricci sembrò avere quasi una illuminazione.

Laura: È un onore averti qui, benvenuta, mi presento sono Laura Pugno.

Aera: Piacere, Aera”

Laura: Sono felice di conoscerti perché sei un po' la protagonista di tutta la mostra. Ma partiamo dall'inizio, il mio lavoro consiste nel realizzare opere d'arte come fotografie, sculture, disegni, video che raccontano del nostro rapporto con la natura. Mi interessano i fattori culturali che hanno influenzato l'essere umano nella quotidianità e che ne condizionano la percezione del mondo e il comportamento. Il mio terreno di confronto è sempre stato il paesaggio, esito della pluralità di culture che lo trasformano in una costruzione sociale. Molto spesso la mia attenzione si concentra sugli elementi che lo compongono, come la neve che stiamo vedendo scomparire o l'acqua e l'aria che consumiamo o modifichiamo.

Laura: file audio “prima parte ok seconda no” dal min 0.07 a 0.41

Aera: “Il suo lavoro è ammirevole… ma mi parli di questa mostra in particolare”

Laura: Volentieri! Ci troviamo a ca Foscari zattere. La mostra tratta il tema dell'inquinamento dell'aria, un progetto che nasce dalla collaborazione con quattro università, venete.ca, Foscari e Iuav di Venezia, l'Università degli studi di Padova e l'Università di Verona pensa, sono stati coinvolti 40 studenti e studentesse e una ventina di docenti. Qui in mostra stai vedendo l'esito finale: i quadri appoggiati a parete sono il risultato di un'azione performativa. Li abbiamo portati in esterno, in strada e trascinati uno ad uno, aiutati da lunghe cinghie. Un movimento che è stato reso lento e difficile per il peso di un grosso sacco di cemento appoggiato sopra un peso che simbolicamente rallenta il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda dell'ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, le nuove costruzioni occupano suolo e i materiali utilizzati durante la produzione, emettono sostanze inquinanti? Sono graffi che dovrebbero ricordarci quanto m facciano al nostro corpo le sostanze inquinanti che non vediamo.

Narratrice: Ora non solo Aera non si sentiva più sola, in quanto aveva trovato qualcuno che, come lei, aveva a cuore la causa dell’inquinamento; ma si sentiva anche una vip. Lasciò due autografi a Laura, si fecero qualche foto insieme e tornò a casa, più determinata di prima.

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria che,  tornata da un’illuminante gita a Venezia, è pronta a parlare della sua vita sentimentale con la sua analista. Aera e Mick Microplastica convivevano ormai da anni, a casa di lei. Passavano tanto, tanto tempo insieme: erano praticamente inseparabili, di quelle coppiette a cui ogni tanto bisogna suggerire di prendersi una stanza per ricordargli che non ci sono solo loro al mondo… A chi li osservava da fuori potevano sembrare davvero affiatati, innamorati persi, indivisibili… Ma la realtà era un’altra. Dentro i muri di casa loro, nell’intimità, la loro relazione assumeva dei tratti morbosi, e diventava sempre più nociva per Aera… 

Aang: Mi avevi detto che ti sentivi sola e che ti sarebbe piaciuto avere qualcuno che ti capisse e ti vedesse, ma non avevi menzionato la tua relazione…

Aera: Lo so… Con lui è diverso.

Aang: Parlami di lui.

Aera: Mick è entrato nella mia vita in maniera graduale, senza che me ne rendessi conto. Lentamente, ha penetrato ogni aspetto di essa: ha conosciuto i miei amici, ha visitato i miei stessi posti, ha preso le mie stesse abitudini. Un giorno mi sono guardata attorno, e mi sono sentita come se lui fosse dappertutto. Cucinavo ed era lì, lavavo i piatti, facevo la lavatrice, le pulizie, e lui era sempre con me. Era  come nella mia testa, un’ossessione. Allora abbiamo iniziato a convivere.

Aang: Come è stato?

Aera: Bello, all’inizio. Bellissimo. Ero totalmente a mio agio con lui, come se fossi con me stessa. Ci vedevo come estremamente simili.

Aang: E cosa è cambiato?

Aera: Lui. Lui è cambiato. Col tempo, ancora, senza che me ne rendessi davvero conto, si è preso sempre più spazio. All’inizio mi piaceva che si integrasse così bene nella mia vita, nella mia quotidianità. Ma poi è diventata una presenza costante, e ingombrante. Incontro i miei amici ed è con me, mi accompagna quando esco di casa e poi quando torniamo chiude tutte le porte, e rimaniamo soli. Ci sono rari momenti in cui rimango sola anche io. In quei momenti, però, non mi sento davvero separata da lui. è come se ormai fossimo diventati una cosa sola, lui si è attaccato a me tanto che non distinguo più il punto in cui finisco io da quello in cui comincia lui. Siamo davvero indivisibili, e io mi sento talmente impotente…

Narratrice: Quell’incontro fu uno dei più stancanti per Aera, che ne uscì particolarmente scossa. Ma parlarne con Aang la fece sentire meglio. La conclusione a cui giunsero entrambe era che Aera doveva uscire al più presto da questa relazione nociva. Mick Microplastica non poteva portarle nulla di buono: lui toglieva e basta, senza donare, senza considerare Aera e rispettarla in quanto particella d’aria. Una volta concordato su questo punto, Aang consigliò ad Aera una pulizia più approfondita, che riguardava sé stessa. Le condizioni di vita di Aera nel momento in cui Mick era entrato nella sua vita non erano le migliori: l’aveva trovata in un momento di fragilità, disattenzione. Ed è così che comincia l’inquinamento domestico (e non solo quello): con la disattenzione. Lentamente, spugne e detersivi che utilizziamo tutti i giorni, ma anche i nostri stessi vestiti, rilasciano microplastiche impercettibili, innocue se si vuole, che diventano parte della nostra vita di tutti i giorni e arrivano a consumarla, proprio come Mick stava facendo con Aera. Chiudendole le porte verso il mondo esterno, sia metaforicamente che letteralmente, una particella d’aria diventa viziata, e non nel senso in cui lo sono i bambini capricciosi. Ridotta agli spazi chiusi, sigillata all’interno per non perdere energia, l’aria non è libera di circolare e viene invece impregnata di vapori, fumi ed esalazioni chimiche, ammalata anche da vernici, e tessuti sintetici.

Aang: Nel settore la chiamiamo Sick Building Syndrome: la sindrome da edificio malato. Descrive un insieme di sintomi aspecifici sperimentati dalla maggior parte di chi vive o lavora in edifici con scarsa qualità dell'aria interna o con un vero e proprio inquinamento indoor. I sintomi possono essere i più svariati, e cambiano da soggetto a soggetto.

Aera: Forse non me ne potrò mai davvero liberare…

Aang: Devi accettare il fatto che non sarà un processo immediato. Non aspettarti, già domani, di averlo dimenticato e di stare bene. Prima di tutto, devi farlo uscire dalla tua vita, lasciarlo perdere e trovare abitudini nuove che non lo coinvolgano. Non sarà facile, ma è necessario. Dopo che avrai trovato delle alternative a Mick Microplastica, vedrai che piano piano starai meglio. Lentamente, smaltirai in te ogni ricordo di lui, finché un giorno non ti farà più male.

Un percorso di ecopsicologia è fatto di alti e bassi, e in questa seduta Aera raggiunge un punto critico. 

Narratrice: Questa è la storia di Aera, una particella d’aria che a volte può sembrare un po’ melodrammatica, ma forse c’ha le sue ragioni. 

Aera: So che non avevamo un appuntamento, non voglio disturbarti ma devo assolutamente parlarti.

Aang: Accomodati pure.

Aera: Allora io ci stavo riflettendo. Stavo ripensando al nostro percorso e a tutto quello che ci siamo dette, e qua mi sembra che ci siamo dimenticate di una cosa importante: che io sto male! Ok capire il perchè di tante cose e le motivazioni degli altri, ma il punto è che qua io mi sto intossicando di brutto, e non so che fare! Proprio nella pratica, concretamente, che devo fare? Non posso continuare così.  E non sono neanche l’unica, perchè non pensiamo che sia la sola ad essere attaccata da tutto questo inquinamento! I disturbi provocati dalle polveri fini e dall’ozono? Affezioni e decessi prematuri? A ogni respiro, gas come il diossido di azoto e l'ozono, o migliaia di particelle fini entrano nelle vie respiratorie e penetrano nei polmoni. E lì poi, ammucchiati nei bronchi e negli alveoli, sono estremamente nocivi. Più le particelle sono sottili, più penetrano in profondità nei polmoni. E poi arrivano dispnea, tosse cronica, catarro, bronchite acuta e cronica, infezioni delle vie respiratorie… chi più ne ha più ne metta! Io li vedo i polmoni di tutti quanti come stanno messi! Lì dentro a volte mi spavento e vorrei solo scappare il più velocemente possibile…

Aang: Ok, cerchiamo di fare un bel respiro e calmarci.

Aera: (sospira)

Aang: Capisco il tuo sconvolgimento: l’ecoansia è una brutta bestia. Ci mette addosso una paura che si traduce in difficoltà ad agire e reagire. è già un grande passo che siamo riuscite a prendere atto del problema senza negarlo o facendo finta che non esista. Ma non puoi caricarti di tutto il peso: prendersi troppe responsabilità è controproducente. Invece guardiamoci indietro: abbiamo visto tanti piccoli aspetti su cui possiamo lavorare, piano piano, uno per volta, cercando di non farci sopraffare. Oltretutto, ricorda: non sei sola in questo percorso. Ci sono tante persone e realtà preoccupate e pronte ad agire tanto quanto te. So che è difficile, ma la cosa più importante che puoi fare ora è ritrovare e mantenere il tuo equilibrio… C’è molta strada da fare, su questo non ci sono dubbi. Ma secondo me stiamo cominciando con il piede giusto, e per andare avanti è importante anche fare affidamento su tutto quello che c’è di positivo attorno a noi, e affiancarsi a chi come noi è pronto al cambiamento.

La vita di Aera non è facile, ma nelle dieci tappe di questo percorso ha trovato gli stimoli e l'aiuto giusto per ripensare a una nuova sé stessa - e chiudere la storia con un lieto e speranzoso fine, in attesa di un futuro migliore.

Narratrice: Questa era la storia di Aera, una particella d’aria che, alla fine, è un po’ tutti e tutte noi. Ad oggi, Aera sta ancora lavorando molto su sé stessa. Come la maggior parte delle persone in terapia, continua ad andarci per rimediare ad errori fatti da altri. Ma sta facendo un bellissimo percorso. Non è più stata invitata a nessun Talk Show o trasmissione radio, ma se lo fosse, stavolta sorriderebbe di più. Ha recuperato un bel po’ di positività. Del resto, per lei è meglio stare lontana dai riflettori per un po’: non ha bisogno di visibilità ora che sa di non essere l’unica a impegnarsi e a preoccuparsi di inquinamento. 

Ispirata dalla città lagunare, Aera ha deciso di continuare il suo percorso di guarigione a Venezia : una delle città più belle del mondo, nonché una delle aree più inquinate d’Europa. Durante le sue lunghe scivolate tra le calli, spesso si ritrova nel quartiere universitario, dove si sente come rinvigorita da chi come lei cerca di prendersi cura delle persone e del nostro pianeta. Ogni tanto assiste persino a delle lezioni di scienze umane per l’ambiente... 

Shaul Bassi: E nel leggere il mondo, dobbiamo farlo anche alla luce di due fenomeni che degli studiosi hanno chiamato rispettivamente violenza lenta e speranza lenta. Lo studioso sudafricano Rob Nixon in un libro molto importante che si intitola Slow violence, violenza lenta, ha voluto proprio richiamare la nostra attenzione sul fatto che - al contrario di guerra, terremoti o altri eventi traumatici che avvengono in periodi di tempo di solito delimitati - la violenza ambientale è qualcosa che si dipana nel corso di un tempo molto lungo, che non è spettacolare, non è istantanea ma è incrementale e allo stesso tempo ha delle conseguenze davvero distruttive che si capiscono spesso dopo decenni. E quindi lo scioglimento dei ghiacci o l'inquinamento ambientale, l'acidificazione degli oceani e tanti altri fenomeni che sfuggono al nostro sguardo immediato e visibile. E quindi parte della nostra capacità di rileggere il mondo è proprio quella di saper decifrare la violenza lenta.
A dir la verità, Rob Nixon nel suo libro Slow violence parla anche di grandi attivisti ambientali, quindi delle persone che si sono opposte a questa violenza lenta, e gli fa eco Christof Mauch, uno storico ambientale tedesco che in un lungo saggio che si intitola Speranza lenta, ci chiama anche a parlare il più possibile, a divulgare storie di azione, storie di trasformazione positiva, di ricordarci che nel proverbiale vaso di Pandora era rimasta proprio la speranza. E quindi, senza illuderci e senza nessun modo nascondere che la situazione è davvero critica, che c'è ancora il modo di cambiare, di decelerare, di regalare anche a noi stessi un tempo più lento per riconnetterci al mondo in una maniera più equilibrata.

Asia, Daniela, Sara, Viola: Ciao! Siamo le ragazze del podcast, se ti piace quello di cui abbiamo parlato e vorresti approfondire questi temi, abbiamo qualche raccomandazione per te. Libri: Primavera Silenziosa, Rachel Carson; La grande cecità, Amitav Ghosh; Speranza nel buio: guida per cambiare il mondo, Rebecca Solnit
Film: Nausicaa della Valle del Vento, reg. Miyazaki; Siccità, reg. P. Virzì; Erin Brockovich - Forte come la verità, reg. S. Soderbergh
Per quanto riguarda la musica, non ce la sentiamo di consigliare artisti, album o generi particolari, ma se ti va di approfondire temi legati alla sostenibilità ti consigliamo (nome podcast Ca Foscari sostenibile).