Metamorphoses 
Teatro Ca' Foscari a Santa Marta 2023, Asteroide Amor

Sabato 13 e domenica 14 maggio 2023, ore 20.00 
Teatro Piccolo Arsenale

regia, concezione e drammaturgia Manuela Infante dalle "Metamorfosi" di Ovidio
adattamento di Michael De Cock e Manuela Infante
interpreti Hannah Berrada, Luna De Boos, Jurgen Delnaet
musica e suono Diego Noguera
scene e luci Andrés Poirot
produzione KVS
coproduzione Fundación Teatro a Mil, La rose des vents - Scène Nationale Lille Métropole Villeneuve d’Ascq, Perpodium 

Lo spettacolo è in inglese con sovratitoli in italiano

Metamorphoses
Crediti: KVS

“Picture a voice.
It’s the cry of an animal.
Made by a machine.
That’s my voice.
Picture my mouth, it has no tongue.
This is my voice with no tongue.
It speaks in tongues.
Does that scare you? What a beast I am.
You see, a voice will never be
something to own.”

Ovidio scrisse il suo capolavoro, “Le Metamorfosi”, circa duemila anni fa. È un’opera meravigliosa, piena di mistero, ma anche un libro in cui donne e ninfe sono inseguite dagli uomini, perdono la loro voce e vengono trasformate in pietre, acqua, animali... Il punto di partenza del lavoro di Manuela Infante è una domanda: come viene prodotto il concetto di “umano” in queste storie? Perché la natura è un territorio separato e perché le donne sono così facilmente espulse in questa alterità o “wilderness” fabbricata? Inventando un’alterità e associando le donne a essa, l’“umano” viene delimitato come un luogo privilegiato per gli uomini.

In “Metamorphoses”, Infante cerca di capire come il confine che divide l’umano dal non-umano sia fabbricato nel testo per poi decostruire questa separazione. Sono infatti le stesse distinzioni che costituiscono la base degli argomenti dei “soggetti maggiori” a consentire la categorizzazione e quindi la colonizzazione dello sfruttamento e dell’appropriazione misogina, razzista, patriarcale ed estrattivista.  L’obiettivo di Infante in questo lavoro è aprire nuovi modi di affrontare la letteratura antica. Le sue “Metamorfosi” potrebbero essere descritte come un intreccio, un’assemblea in cui tutte le voci vengono elaborate in diretta. Nel paesaggio sonoro incantato così creato, la voce non è un’espressione dell’agentività umana ma piuttosto una materia più che umana. Una voce è una cosa presa in prestito dal vento, che intreccia esseri umani e non-umani in infiniti ventriloquismi, refrain ed echi, senza mai appartenere completamente a nessuno. 

Manuela Infante

Manuela Infante (1980) è un’autrice, regista e musicista cilena. Ha ottenuto un Bachelor of Arts Degree in Teatro e un master in Analisi culturale all'Università di Amsterdam. È nota per il suo approccio scenico a questioni teoretiche complesse. Vede il teatro non solo come un luogo dove raccontare storie, ma come un laboratorio dove sviluppare epistemologie materializzate. Le sue creazioni teatrali sono state presentate in America, Europa e Asia. Con il KVS di Bruxelles ha prodotto, “Metamorphoses”. Da lungo tempo impegnata a costruire un teatro “non antropocentrico”, esplora varie strategie sceniche per analizzare la nozione di umanità da una prospettiva postcoloniale e di genere. Per il monologo polifonico “Estado vegetal” (2017) si è immersa nel mondo delle piante, creando non tanto uno spettacolo su di esse quanto un lavoro davvero “vegetativo”. Il suo ultimo lavoro è una “performance minerale” intitolata “How to Turn to Stone”. Il risultato del suo lavoro di decentramento dell’umano è un modo completamente nuovo di narrare, recitare e fare teatro.

Last update: 30/08/2023