Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono nata a Parma e ho studiato a Venezia. Insegno Storia dello spettacolo, declinata in tanti modi diversi: ovviamente come pura storia, ma anche come spazio teatrale, iconografia, scenografia museografia, regia. E questi sono anche i miei ambiti di ricerca, oltre a Eleonora Duse, Lyda Borelli, Luigi Squarzina, Mischa Scandella, Titina Rota, Santuzza Calì, Paolo Poli, Max Reinhardt.
Qual è stato il suo percorso accademico?
Sono arrivata all’insegnamento nell’università molto tardi, prima facevo la fotografa di architettura, ho viaggiato molto, Stati Uniti, sei mesi in Australia, India, Europa dalla Svezia alla Spagna e Portogallo, ero libera professionista e, nonostante le grandi difficoltà, amavo molto questo lavoro e la libertà che mi dava. Poi, lentamente la mia passione per il teatro mi ha dato la possibilità di entrare come contrattista a Ca’ Foscari e per alcuni anni ho fatto i due lavori. Poi, dopo i quaranta, ho deciso per la stabilità, anche grazie all’arrivo della mia stupenda bambina.
Quali sono i suoi punti di riferimento professionali?
Ho avuto tanti maestri a cui penso con molta nostalgia: Aldo Rossi che mi ha introdotto nello spazio teatrale, Giovanni Morelli con cui ho approfondito il mio amore per l’opera in musica, Franco Mancini con cui ho fatto le mie prime esperienze nel mondo della storia della scenografia e del teatro, Maria Teresa Muraro e Elena Povoledo che mi hanno introdotto nell’Istituto per il Teatro e Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, che ora dirigo, cercando di proseguire i loro progetti e di inventarne dei nuovi. Ora i miei riferimenti sono i colleghi, più anziani e più giovani, con cui condivido molte iniziative e ricerche.
Le soddisfazioni professionali più grandi?
Come docente, credo, le soddisfazioni più grandi siano quando un allievo si appassiona ai miei argomenti, quando mi chiede di poter approfondire qualcosa che ho detto a lezione o quando mi chiede di fare una tesi partendo dai soggetti dei miei corsi. Poi, ovviamente, quando riesco a pubblicare un bel libro o a organizzare una bella mostra o produrre uno spettacolo ben riuscito. Per fortuna ho avuto l’opportunità di dirigere per 6 anni, dal 2014 al 2020, il Teatro Universitario di Ca’ Foscari a Santa Marta e questa è stata davvero una bella soddisfazione.
L’ ambito di cui si è sempre voluta occupare ma che non ha ancora avuto occasione di esplorare?
Lavorare dal vivo in teatro. Forse la scrittura drammaturgica o la progettazione di una scenografia, ma non dispero in futuro, magari ci sarà l’occasione!
Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
Gli archivi, la scoperta di documenti sconosciuti, trovare reperti di antichi spettacoli e immaginare come dovevano essere: entrare nella memoria di un’arte come quella del Teatro che è effimera per natura, che non puoi rivivere una volta che il sipario si chiude.
Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
No, avrei voluto fare mille altre cose, tra cui anche questa ovviamente.
Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Insegnare mi piace molto, comunicare la mia passione per le ricerche storiche e il mio desiderio di scoperta
Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
Dico sempre agli studenti, che spesso vedo un po’ fiacchi, di seguire l’istinto, la passione, di amare e perseguire qualcosa e cercare con tutta la volontà di arrivarci, anche con la fatica e mancanza di soldi. Dico sempre che chi studia teatro, come facciamo noi storici, non lo può fare per cercare il successo e la ricchezza, ma solo perché lo ama profondamente.