Primi piani

Alberto Urbani
diritto dell'economia

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono Alberto Urbani e a Ca’ Foscari insegno Diritto dell’economia, un settore scientifico di origine relativamente recente che, in termini generali, si occupa dei mercati regolati, ovviamente in chiave giuridica e con un occhio di riguardo al mondo della finanza nelle sue diverse articolazioni (specie banche, intermediari finanziari e imprese di assicurazione), con un approccio metodologico tendente ad evidenziare le interrelazioni tra il diritto e l’economia.
I miei principali interessi scientifici ruotano attorno alla disciplina dell’attività delle banche e della supervisione pubblica sulle imprese del settore, alla prevenzione e al contrasto della criminalità economica (in particolare gli strumenti antiriciclaggio) e ai titoli di credito.

Qual è stato il suo percorso accademico? Quali sono stati i suoi principali punti di riferimento professionali?
Mi sono laureato in Giurisprudenza all’Università Tor Vergata di Roma, dopo avere avuto la fortuna di beneficiare di una formazione scolastica segnata nel corso degli anni dalla presenza di alcuni docenti ai quali ritengo di dover essere ancora oggi molto riconoscente. Se dovessi indicare le tappe del mio percorso di studi e professionale che più di altre mi hanno consentito di maturare, ne citerei due: l’esperienza presso il Collegio (all’epoca Residenza) Universitaria «Lamaro-Pozzani» dei Cavalieri del Lavoro a Roma, che con le molteplici iniziative culturali che venivano offerte mi hanno “allenato” al dialogo e all’interdisciplinarità, e l’attività per alcuni anni alle dipendenze della Banca d’Italia, dove mi sono occupato di vigilanza bancaria e finanziaria.
Quanto invece al mio percorso strettamente accademico, questo si è sviluppato tutto a Ca’ Foscari, dapprima come ricercatore di Diritto commerciale e poi, appunto, come professore di Diritto dell’economia.

Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
Non da oggi, ma certamente ancor più oggi, il sistema finanziario è al centro delle dinamiche economiche e, in fondo, anche di molte dinamiche sociali. Trovo molto interessante studiare come il diritto e l’economia possano influenzarsi reciprocamente e, da questo punto di vista, il mondo della finanza è un “laboratorio” molto interessante, nel quale tra l’altro spesso si sperimentano soluzioni che in seguito vengono trasfuse anche in ambiti molto diversi.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Vivere appieno la docenza universitaria significa mantenere sempre in dialogo costante tra loro didattica e ricerca: è sempre stato vero, ma lo è ancora di più in un contesto come quello attuale segnato da continui e rapidi cambiamenti. Lo studio è fondamentale perché con il passare degli anni mi sono reso sempre più conto che solo riflettendo in profondità su argomenti specifici e, possibilmente, innovativi si può davvero entrare nel merito di una materia. Viceversa l’insegnamento rappresenta per me non solo uno stimolo costante, per il confronto con i più giovani che vi è connaturato, ma anche il canale privilegiato per trasmettere agli studenti il gusto di apprendere e di ragionare. Nessun’altra cosa mi dà tanta soddisfazione dal punto di vista professionale quanto vedere un giovane che si appassiona ad una disciplina per lui quasi sempre nuova e che resta affascinato dagli stimoli di riflessione e di approfondimento ulteriore che questa è in grado di sollecitare.
Aggiungo soltanto che considero molto importante anche che chi insegna e studia all’università – parlo almeno con riguardo ai temi di cui mi occupo – si confronti costantemente con la realtà esterna all’ambito accademico, sia per trasferire su una più vasta scala la propria expertise sia perché se il diritto non si confronta con la realtà rischia di scadere facilmente nell’elucubrazione fine a se stessa abdicando in tal modo alle sue funzioni vitali.

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
Di cercarsi maestri appassionati e al tempo stesso esigenti, nonché di non dimenticarsi mai che a dispetto di tutta la fatica e dei sacrifici che lo studio può comportare, la bellezza della ricerca risiede prima di tutto nella possibilità che questa ci offre di apprendere e di sviluppare le nostre capacità intellettive: cioè, in ultima analisi, di crescere come persone, a beneficio sia di noi stessi sia della società nella quale siamo chiamati a vivere.

Last update: 17/04/2024