Primi piani

Massimo Sgarzi
Chimica generale e inorganica

Ci parli di lei: cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca. 
Mi chiamo Massimo Sgarzi, sono un fotochimico e insegno Advanced Inorganic Chemistry e Photobiochemistry per il curriculum di Biomolecular Chemistry del corso di laurea magistrale in Chimica e tecnologie sostenibili presso il Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi. Tengo inoltre un corso di Nanoscale materials for environmental and biomedical applications per i corsi di Dottorato dello stesso Dipartimento.
La mia attività di ricerca qui a Ca’ Foscari riguarda la preparazione di nanomateriali, anche compositi, derivati da biomassa lignocellulosica e la loro applicazione in campo ambientale e biomedico. Sono particolarmente interessato a nanomateriali multifunzionali in grado di essere attivati tramite stimoli esterni, come per esempio la radiazione luminosa.

Qual è l'aspetto che più l'appassiona del suo ambito di ricerca?
Il piacere della scoperta in primis, e dare spiegazioni a ciò che ancora non si capisce: questo ripaga dell’enorme tempo dedicato alla ricerca. È molto stimolante e gratificante inoltre utilizzare le proprie conoscenze per dare un piccolo contributo alla risoluzione di due dei grandi temi del nostro tempo, come ambiente e salute.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Sì, la chimica mi ha affascinato sin dai tempi delle scuole medie. Ho successivamente dato seguito a questa passione facendola diventare la mia professione. Gli studi universitari mi hanno inoltre fatto aprire gli occhi sulla sterminata quantità di domande ancora non risposte, spingendomi a diventare ricercatore. Creare nuova conoscenza è estremamente affascinante.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Fare ricerca è una missione creativa: significa aggiungere alle conoscenze pregresse delle nuove, la cui validità va dimostrata con rigore. Insegnare significa accendere negli studenti il fuoco della passione e della curiosità: ritengo sia un compito più difficile che fare ricerca, perché richiede capacità relazionali fondamentali per entrare in connessione con le persone con cui si comunica.

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
La ricerca procede per tentativi ed errori, il che significa che bisogna essere in grado di accettare il fallimento. Ne va da sé quindi che per fare ricerca è necessario avere passione, costanza, disciplina e un’attitudine molto sviluppata all’apprendimento continuo. Un aspetto molto positivo di questa professione è la possibilità di viaggiare e di vivere all’estero per periodi anche prolungati della propria vita: si acquisisce in questo modo una grande apertura mentale, non solo in ambito scientifico, e si relativizza ogni pregiudizio.

Last update: 08/10/2024