Primi piani

Marta Strani
Analisi matematica

Ci parli di lei: cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Mi chiamo Marta Strani, sono una matematica e sono arrivata al dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari nel 2018 come Rtd-B. Qui insegno corsi di Analisi (1-2) e Algebra lineare per le lauree in Chimica e Tecnologie Sostenibili, Scienze e tecnologie per i beni culturali ed Ingegneria Fisica. Il mio settore di ricerca è l’Analisi Matematica, e la mia ricerca verte principalmente sullo studio di equazioni alle derivate parziali, utilizzate per tradurre in termini matematici fenomeni fisici: basti pensare all’equazione delle onde, del calore o all’equazione di Navier-Stokes, utilizzata in fluidodinamica. In particolare, mi occupo dello studio del comportamento asintotico di PDE paraboliche e iperboliche, vale a dire il comportamento, per tempi lunghi, delle soluzioni di tali equazioni.

Qual è stato il suo percorso accademico?
Mi sono laureata in Matematica all’Università di Roma La Sapienza nel 2009, e sempre lì ho ottenuto nel 2012 il Dottorato di Ricerca in Matematica. A partire da quella data ho iniziato a muovermi in Italia e in Europa grazie e diverse borse di studio e assegni di ricerca: sono stata a Parigi (prima all’Ercole Normale Supérieure e successivamente all’Université Paris-Diderot), in Germania (Università di Wurzburg) e a Milano (Università di Milano Bicocca). Nel 2017 ho preso servizio come Ricercatrice a Tempo Determinato di tipo a) presso la Sapienza, e infine nel 2018 come Ricercatrice a Tempo Determinato di tipo b) presso l’Università Ca’ Foscari. Ad oggi sono Professoressa Associata nel Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Sì, ho amato la Matematica sin dalle scuole medie, e dal liceo ho iniziato ad appassionarmi all’insegnamento e a pensare che fosse quello che volevo fare nella vita. In un primo momento ero più orientata verso l’insegnamento al liceo: mi piaceva il rapporto che si veniva a creare tra un professore e i suoi alunni, il conoscersi a vicenda e il pensare che, come professore, si aiutavano e si seguivano nella crescita i ragazzi in uno dei periodi più significativi della loro vita, l’adolescenza, fino a lasciarli come giovani adulti. Arrivata all’Università mi sono però resa conto che, soprattutto in un corso di studi come quello di Matematica, dove non c’è (o almeno, non c’era all’epoca) un numero esorbitante di studenti, questo stretto rapporto tra professore ed alunni era comunque possibile. Aggiungendo a questo lo stimolo intellettuale che è sicuramente maggiore quando si tengono corsi di livello universitario, unito alla possibilità di fare ricerca, da quel momento ho capito che quello che volevo fare nella vita era lavorare all’Università.

Cosa dice ai giovani che si avvicinano alla ricerca oggi?
La strada della ricerca ad oggi, e soprattutto in Italia, non è semplice: bisogna avere passione ed essere motivati sin dai primi anni dell’Università, perché la concorrenza è tanta. Bisogna essere disposti, se si vuole raggiungere una formazione competitiva, a viaggiare, e a imparare a chiamare casa magari anche 5 città diverse nel corso di 5 anni. Questo all’inizio può spaventare, ma in un’esperienza del genere si incontrano anche tantissimi giovani che stanno percorrendo lo stesso cammino, e il beneficio, non solo scientifico, ma anche in termini di crescita personale che si ottiene dopo aver raggiunto gli obiettivi che ci si era prefissati è enorme. E conoscere nuovi posti e persone diverse dalla nostra “bolla di comfort” apre la mente e crea una rete di relazioni sociali che ci si porterà avanti per tutta la vita.

Il tema della disparità di genere nelle discipline STEM, in Italia, è ancora molto attuale. Cosa racconterebbe alle ragazze che intendono avvicinarsi a queste materie?
Fortunatamente nel corso della mia carriera non mi è mai capitato di sentirmi discriminata in quanto donna. È vero però che il tema continua ad essere tristemente attuale, e che a volte, soprattutto nelle vecchie generazioni, si “percepiscono” atteggiamenti di diffidenza verso le donne, in particolare verso le loro capacità scientifiche. Come conseguenza, purtroppo la maggior parte delle ragazze che si avvicinano alle materie scientifiche non prosegue una carriera universitaria o, più in generale, una carriera di ricerca. Alle ragazze che si avvicinano a queste materie vorrei dire di proseguire a testa alta e di dimostrare con i fatti, molto più importanti delle parole, quanto si vale. E di non aver paura, se appassionate, di cercare di intraprendere una carriera che ad oggi è considerata (purtroppo) ancora prettamente maschile.

Last update: 23/04/2024