Da Altino a Torcello - Nuovi Porti Diffusi. Alla fine del mondo antico
1. I primi "veneziani"? Abitare in laguna tra tardo antico e altomedioevo
Chi erano i primi veneziani? Chi abitava le lagune prima di Venezia alla fine del mondo antico?
Tra tarda antichità e alto medioevo (ovvero tra il secolo IV e il VII d.C.), i cambiamenti del paesaggio fluviale e lagunare, con il progressivo spostamento verso il mare della linea di costa, hanno creato nuove condizioni fisiche per una portualità diffusa. Le basse barene e le maree costanti hanno offerto un ambiente ideale per uno sviluppo commerciale e protoindustriale saldamente connesso alle principali vie di comunicazione a lunga distanza dell'epoca, ovvero le rotte marine. Le barene diventarono nel corso dei secoli sedi di magazzini, porti e luoghi di produzione artigianale. Per la loro realizzazione si richiese la presenza (e, dunque, lo spostamento) di larghe masse di lavoratori, generici e specializzati.
Quelle masse costituirono il nucleo vitale che diede origine a uno dei fenomeni urbani e culturali più duraturi e prosperi dell'età post-classica: la Serenissima.
Gli antichi cordoni dunosi erano occupati da boschi e foreste e rappresentevano siti preferenziali per gli insediamenti: erano luoghi più elevati rispetto al territorio circostante e offrivano spazi protetti per lo sfruttamentodi acque e terre. Questi spazi fin dall'età imperiale erano usati (e abitati) per attività di pesca, salinatura e attività agricole. L'archeologia ha dimostrato come l'occupazione dei cordoni litoranei non sia stata costante nella tarda antichità romana, e si è visto come siti differenti abbiano avuto differenti fasi di occupazione legata a specifiche condizioni ambientali (innalzamento di maree, diversioni di fiumi e canali) e, probabilmente, anche a mutate condizioni socio-economiche. È questo il caso, ad esempio, di Jesolo, di San Lorenzo d'Ammiana o di San Francesco del deserto.
2. Torcello, porto tardo antico e alto medievale di Altino
A partire dal VI secolo alcuni siti lagunari tendono a presentarsi con un abitato piuttosto concentrato in spazi lagunari ben definiti e sembrano denunciare un progressivo aumento della popolazione. È questo, ad esempio, il caso di Torcello, nuova area portuale di Altino, con ampie aree di magazzini e aree produttive. I dati archeologici raccolti ad Altino ci dicono che i canali e i corsi d'acqua si insabbiano inesorabilmente a partire dal III - IV secolo d.C.: le navi non possono più circolare tutto l'anno, e, gradatamente, è necessario spostare gli scali portuali dove l'acqua è più profonda.
Ma chi ha investito in queste infrastrutture portuali? Èlite, sia religiose, sia legate agli ambienti militari. È un'ipotesi di lavoro che si evince da una constatazione di tipo geografico. La tipologia dei terreni dei nuovi insediamenti è, infatti, del tutto peculiare. Si tratta di isole interconnesse ai sistemi fluviali e deltizi. Si tratta di terre nuove e in corso di veloce trasformazione. Ma non per questo "terre di nessuno". Vaste aree che entravano a far parte, secondo le consuetudini del diritto tardo romano, delle grandi proprietà pubbliche del demanio imperiale. Terre e acque che ingrandiscono larghi possedimenti di tipo latifondistico.
Le barene di nuova formazione possono essere state assegnate come appannaggio a membri dell'esercito alla fine delle loro carriere, secondo una pratica consuetudinaria che continuava verosimilmente anche in età gota. Proprietà che contano orti, lagune e foreste. Proprietà che includono giocoforza un certo numero di servi, stanziati in loco, per la gestione delle terre (pratiche agricole), delle acque (pesca e salinatura), delle foreste (governo e taglio dei boschi). A questi, nel tempo, vanno aggiunti i servi e gli schiavi impiegati nella costruzione delle banchine, dei porti, dei magazzini, dei nuovi nodi portuali. Ma anche il personale per lo scarico e il carico delle merci e gli artigiani di supporto alle attività cantieristiche.
La laguna, dunque, diventa un paesaggio popolato da molti lavoratori e pochi membri di una èlite di investitori e gestori (commerciali, portuali, agrari, salinatori etc.). Tutti conoscono come vivere sull'acqua e grazie all'acqua.
3. Progetto Torcello Abitata. Scavare e narrare
Torcello è senza dubbio uno dei luoghi chiave per studiare i temi legati alle origini di Venezia.
Gli scavi dell'Università Ca' Foscari (progetto Torcello Abitata e Progetto Approdi), hanno profondamente rivisto e messo in discussione l'idea di Torcello come “luogo di rifugio” dei profughi romani altinati, in seguito alle invasioni barbariche, come ci tramanda la tradizione. L'archeologia ha dimostrato lo sviluppo dell'area in seguito al progressivo potenziamento delle sue funzioni di area portuale. Studiando le banchine, i moli, le case, le strutture artigiane, il progetto si è concentrato sull'archeologia del "quotidiano". Si è adottato un approccio antropologico, per capire le modalità del vivere d'acqua degli antichi. Si è analizzato il grado di coscienza dell'impatto “ecologico” dei primi Venetici nella laguna, comprendendo le modalità di governo delle foreste, il controllo dei flussi marea, la sistemazione dei canali.
Si sono valutate le implicazioni sociali sottointese al sistema complesso delle pratiche di sfruttamento dell'ambiente lagunare, con la compresenza di schiavi, semi-liberi, lavoratori specializzati ed élite. Si stanno studiando le modalità dell'organizzazione del lavoro per la produzione dei prodotti dotati di “alta tecnologia”, come una nave in grado di solcare il Mediterraneo, o anche un calice altomedievale in vetro.
La ricerca si è focalizzata su 3 elementi che ben descrivono la complessità dell'insediamento: terra (il fango e i riporti per bonificare le aree di insediamento), lavoro (la gestione delle forze produttive) e, naturalmente, acqua (luogo fisico dell'insediamento e fonte di ricchezza).
4. I commerci alla fine del mondo antico
Alla fine del mondo antico, la ricerca archeologica documenta per Altino e la sua laguna una presenza di un numero inferiore di anfore rispetto al periodo precedente. Crisi economica? Crollo del sistema dei trasporti?
I reperti fotografano un momento di transizione, con la formazione di nuove realtà comunitarie (come quella di Torcello), e un cambiamento nelle modalità di distribuzione dei prodotti commerciati via mare. Dal IV secolo, con lo spostamento ad oriente del centro delle attività dell’impero, le produzioni e i commerci su vasta scala si concentrano decisamente ad est. I siti e i porti altoadriatici assumono il ruolo di cerniera per garantire alle élite locali prodotti di lusso e materie prime.
Così, in laguna giungono anfore provenienti da Siria, Palestina, Egitto e Cipro trasportando vini apprezzati per i gusti decisi e per l’alto grado alcolico, come quello prodotto a Gaza. Dall’Asia Minore (Turchia) e dall’Egeo si accolgono altre qualità vinarie famose per il colore rosso cupo, da bere senza l’aggiunta d’acqua (isola di Chio), o più leggere nel gusto (Isola di Lesbo). Olio (per l’illuminazione e per le produzioni artigianali) e il vino provengono anche dall’Italia meridionale, mentre dall’Africa settentrionale continuano le esportazioni di olio e salse di pesce, almeno fino alla metà del VII secolo.
Con la conquista araba dell’area del mediterraneo meridionale, si affaccia nel panorama commerciale una nuova realtà economica, che interagirà proprio con i porti adriatici e le lagune.
Per quanto riguarda i porti, all’indomani del progressivo sgretolamento dell’Impero, viene meno anche il solido e sicuro sistema di trasporti (denominato annona), lasciando spazio ad iniziative commerciali locali legate all’intraprendenza di singoli imprenditori e mercanti. Allo stesso modo, gli atelier di anfore si parcellizzano in una miriade di impianti distribuiti in prevalenza nell’Egeo, lungo le coste del Mar Nero e nel sud Italia.
Cambia anche il metodo di navigazione, ora per lo più sotto-costa e più simile al cabotaggio: le tempistiche dei trasporti mutano e diventano più sensibili ai cambi stagionali. Si assiste ad una riconfigurazione delle imbarcazioni, più piccole di prima e una modifica delle dimensioni dei contenitori più funzionali ad esservi stivati. Si afferma la tipologia definita “globulare”, per la caratterista forma a sfera, che troverà fortuna nei commerci fino almeno al XII secolo.