Financial Networks: nuova disciplina per capire crisi e transizione verde

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Guido Caldarelli e Stefano Battiston

Rappresentare il sistema finanziario come una rete è una premessa per comprendere e gestire sfide di grande rilevanza per la società, comprese la risposta alle crisi finanziarie e la transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio. Financial Networks è la disciplina scientifica che ha a che fare con queste questioni.

Un articolo pubblicato su Nature Review Physics passa per la prima volta in rassegna questo nuovo campo di studi interdisciplinare. Dando conto di oltre 250 studi da differenti campi, l’articolo invita i ricercatori di ogni disciplina a considerare gli spunti provenienti dai modelli di network finanziari per le loro implicazioni per cittadini, agenzie pubbliche e governi.

Lo studio è stato coordinato dal professor Guido Caldarelli di Ca’ Foscari. La collaborazione interdisciplinare ha coinvolto il professor Stefano Battiston, del Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, e sei ricercatori da altre istituzioni accademiche internazionali. Primo autore Marco Bardoscia, ricercatore della Bank of England.

“Modelli economici tradizionali descrivono il sistema finanziario come un aggregato macroeconomico, oppure, al contrario, come un insieme di attori microeconomici isolati. - spiega Battiston, coautore e professore di Economia politica a Ca’ Foscari -. Entrambi gli approcci non prendono in considerazione le interconnessioni: gli attori finanziari sono connessi, direttamente e indirettamente, attraverso contratti, mercati e istituzioni. Come risultato, gli approcci tradizionali non sono sufficienti per descrivere i fenomeni che emergono a una scala intermedia, proprio a causa della interconnessione. Questo riguarda, in particolare, la propagazione del rischio lungo una catena di contratti (contagio finanziario), così come il comportamento collettivo degli investitori quando si sbarazzano di asset ritenuti improvvisamente più rischiosi del previsto”

La disciplina dei Network finanziari ha quindi colmato un vuoto dal punto di vista scientifico. La sua importanza è largamente riconosciuta. Molte banche centrali usano i modelli di rete per i loro stress-test. Le più importanti autorità finanziarie sia negli Stati Uniti che in Europa seguono politiche prudenziali che riconoscono il ruolo chiave della interconnettività del sistema finanziario. Non a caso, nella crisi del 2007-2008 gli effetti della rete giocarono un ruolo chiave, il cui impatto è persistito per un decennio, e hanno giocato un ruolo simile anche nella crisi pandemica.

“C’è qualcosa di affascinante e speciale nel campo dei network finanziari - aggiunge Guido Caldarelli, coautore dello studio e professore di Fisica al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari -. Domande che riguardano la finanza e l’economia sono affrontate strutturando gli attori finanziari come nodi e i contratti finanziari come relazioni in un network. Per esempio, il tema del preservare la stabilità del sistema è affrontata guardando al gioco tra la struttura del network e le caratteristiche di particolari nodi (i bilanci) e al loro processo dinamico (la propagazione di perdite finanziarie)”.

Questo approccio deve molto al campo della fisica statistica, che storicamente si è occupata di spiegare l’affermarsi di comportamenti di un sistema dalle proprietà delle entità individuali. Tuttavia, in Network finanziari, ci sono attributi aggiuntivi che elevano la portata della sfida.

Le entità dei sistemi non sono particelle, ma agenti con le loro aspettative sull’evoluzione futura del network stesso e persino sui tentativi dei decisori di regolare il sistema. L’interrogativo scientifico diventa quindi trovare le equazioni matematiche che possano descrivere tale riflessività.

“Nel prossimo futuro, questo campo affronterà temi appassionanti - prevede Caldarelli - per esempio, i sistemi finanziari moderni sono fatti da molteplici network che interagiscono, perché gli agenti intervengono in mercati differenti con diversi strumenti. Inoltre, rappresentare i sistemi pone problematiche di gestione di grandi moli di dati: le transazioni generano terabyte di informazione ogni giorno. Soprattutto, l’interazione del sistema finanziario con l’economia reale è un catena di reazioni ancora non completamente compresa”.

Un percorso di ricerca di particolare interesse per i ricercatori di Ca’ Foscari è l’applicazione dei network finanziari nel dominio della finanza sostenibile. L’area è rilevante per le politiche europee perché l’Unione europea ha fissato l’obiettivo di diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050. La transizione verso un'economia a emissioni neutre eviterà gli impatti più critici del cambiamento climatico sulle generazioni future.

L’argomento è di particolare rilevanza per l’Italia, perché ha a che fare con il recupero dopo la pandemia e la competitività futura. Infatti, una transizione ben gestita produce opportunità. Al contrario, una transizione gestita male porterebbe un più alto rischio sistemico. Le istituzioni finanziarie, infatti, sono largamente esposte agli impatti delle politiche climatiche sulle attività economiche. Quindi, i modelli di reti finanziarie sono la chiave per comprendere come facilitare la transizione e mitigare i rischi finanziari legati al clima.