Honorary Fellowship di Ca' Foscari a Dario Argento. L'intervista a RCF

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Dario Argento

Il 10 ottobre 2020 il Maestro del brivido, il pluripremiato regista Dario Argento, ha ricevuto la honorary fellowship dell’Università Ca’ Foscari: un riconoscimento di cui il regista si è detto onorato, anche per il forte legame che egli ha con la città di Venezia. L’evento ha concluso la decima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival.

Ai microfoni di Radio Ca’ Foscari, Dario Argento ha parlato del suo rapporto con il cinema, come regista e come spettatore. A partire dalla grande ammirazione per i momenti topici e grandiosi del cinema internazionale, come la Nouvelle Vague francese e il neo-realismo italiano, alla delusione per le più recenti produzioni occidentali di film di ‘genere’ (parola che Argento definisce “una panzana”, perché ogni film appartiene a un genere) horror e polizieschi.

Due settori in crisi, questi ultimi, non solo in Italia ma anche per esempio negli USA, dove la grande tradizione del cinema horror americano – con registi come Carpenter o Romero – sembra essersi spenta. L’unico afflato vitale, afferma il regista, sembra piuttosto arrivare dal cinema orientale, sudcoreano in particolare, in grado di produrre horror e polizieschi di grande profondità psicologica. Proprio dalla Corea, ricordiamo, è uscito quest’anno il thriller pluripremiato a livello internazionale Parasite, di Bong Joon-ho.

Siamo di fronte a un declino dovuto a una questione generazionale? Per Argento la causa sembra essere piuttosto di natura economica: si cercano formule che funzionino e si cerca di lucrare su queste, per esempio con i remake. Non a caso, lo stesso remake di Suspiria non ha entusiasmato il regista. La pandemia da Covid-19, in più, ha avuto un impatto pesante sull’industria cinematografica in generale, bloccando anche la lavorazione del nuovo progetto firmato Dario Argento, Occhiali neri, che doveva essere girato ad aprile.

Non mancano i consigli del Maestro per i cafoscarini e tutti i giovani registi in erba, che Argento ha ricordato anche in occasione del conferimento della fellowship cafoscarina: è necessario fare molta esperienza (lui stesso è stato giornalista, critico, sceneggiatore, produttore) e avere un grande, profondo amore per le cose che si raccontano, che siano interessanti e importanti. Al regista è richiesta disciplina, una preparazione rigorosa (Ca’ Foscari forma professionisti con il master in Fine Arts in Filmmaking), ma anche il coraggio di osare. Parole importanti in un festival dedicato soprattutto ai registi giovani, la cui vincitrice, Daria Kashcheeva con Dcera - Daughter, ha girato il suo corto interamente in stop motion, senza dialoghi, sperimentando sul tema del tempo perduto e sulla necessità di comprendere e perdonare.

Ascolta l'intervista integrale a Dario Argento su RFC:

Rachele Svetlana Bassan