UE: l’eredità storica della libera circolazione delle persone

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Dal 15 giugno l’Europa ha ufficialmente riaperto i propri confini interni, dopo le restrizioni su viaggi e spostamenti determinati dall’emergenza Covid-19. Il trattato di Schengen, ritenuto il livello più avanzato del processo di unificazione europea, è quindi tornato in pieno vigore. 

La sua sospensione durante la pandemia da Covid-19 lascerà un segno nel progetto di un'Europa Unita? 

A rispondere è Cristina Blanco Sío-López - appena nominata membro della prestigiosa Spanish Young Academy, in rappresentanza dell’ambito di Storia, ‘Marie Skłodowska-Curie’ Global Fellow allo European Studies Center (ESC) - EU Jean Monnet European Centre of Excellence (JMEUCE) dell’Università di Pittsburgh e all’Università Ca’ Foscari Venezia, sotto la supervisione del prof. Matteo Legrenzi, dove coordina il progetto di ricerca Horizon 2020 ‘Navigating Schengen: Historical Challenges and Potentialities of the EU’s Free Movement of Persons, 1985-2015’ (NAVSCHEN).

. Nello specifico la libertà di movimento delle persone all’interno dell’Unione Europea viene considerata - come sottolineato da molti importanti studiosi del settore, tra i quali Claus Offe - come uno dei traguardi più significativi e di largo successo nel processo di integrazione europeo. Nonostante ciò, continua ad essere relegata al ruolo di cosiddetta ‘quarta libertà’, sempre in secondo piano rispetto alle altre tre “libertà di Schengen”: benicapitale e servizi.

Eppure la libera circolazione degli individui è stata l’unica libertà in grado di attivare definitivamente il Mercato Unico e ha fatto in modo che si raggiungesse un accordo tra forze conservatrici e progressiste del Parlamento Europeo a favore dei diritti sulla mobilità delle persone nel nostro continente.  

Autori come Adrian Favell, ad esempio, si sono attivati per denunciare come questa ‘quarta libertà’ stia soccombendo sotto il peso di ineguaglianze sociali in continua crescita, una dimensione rilevante di questo argomento. 

La sospensione non è una completa novità. Si è verificata altre volte nel passato recente in risposta a “problemi di sicurezza” politicamente controversi (come ad esempio nel dibattito sul contenimento delle minacce terroristiche in Europa o per contrastare il grande flusso di migrazioni verso il continente Europeo, inclusi i rifugiati in fuga da conflitti). In questo senso, la sospensione in sé stessa dovuta al Covid non costituisce uno shock più di quando non lo sia stato negli anni scorsi.   

Tuttavia, c’è un elemento di novità: i casi appena elencati portano ad una chiara distinzione tra le categorie “noi” e “loro”. Al contrario, la sospensione attuale ci coinvolge tutti. Non vi è (per ora) un gruppo di beneficiari e uno che invece viene tenuto sotto controllo. Il gruppo sotto controllo è chiunque si trovi nel contesto del Covid-19 e questo provoca un livello di ansia sociale ed incertezza che non può essere mitigato con nessun tipo di nuovo privilegio arbitrario. Un equilibrio in questo puzzle potrebbe essere segnato dal ricorso a forme di mobilità umana che non vadano ad intaccare le libertà e i diritti umani fondamentali”. 

L’attività di ricerca della dott.sa Blanco Sío-López si concentra sulla Storia dell’integrazione europea, in particolare sull'allargamento dell’Unione Europea e sui diritti fondamentali dell’Area Schengen. Ha coordinato e partecipato a numerosi progetti internazionali di ricerca, conferenze e pubblicazioni in Europa, Asia e nelle Americhe, in linea con l’impegno dell’Accademia nella cooperazione transnazionale”. 

NAVSCHEN, il suo progetto H-2020, si basa sull’idea del ‘guardare indietro nella storia per vedere avanti, al fine di costruire un futuro inclusivo e sostenibile per l’Europa’. La sua ricerca negli archivi storici della “Barbara Sloan” European Union Document Collection - donata dalla Delegazione della Commissione Europea negli USA all’Università di Pittsburgh - offre l’opportunità senza precedenti di riscoprire l’eredità storica della libera circolazione delle persone nell’Unione Europea, specialmente in un momento storico nel quale senso di appartenenza e migrazioni sono argomenti tornati al centro del dibattito politico mondiale. 

L’impegno della dott.ssa Blanco Sío-López verso la questione della libertà di movimento nel contesto del Covid-19 - a livello Europeo e mondiale -  prende in considerazione sia la ricerca che le cosiddette ‘evidence-based policies’. Dal punto di vista della ricerca, si concentra sui criteri per la mobilità, storicamente ancorati alle libertà fondamentali, e sul diritto a combattere forme esclusiviste e discriminatorie di regolazione della mobilità che vengono implementate, ad esempio, utilizzando argomentazioni sulla salute pubblica in un mondo post Covid-19. 

In aggiunta, ora che in economia i dati vengono visti come il “nuovo petrolio”, esamina preoccupazioni e consigli provenienti dalla storia sulla sostituzione del concetto di “sorveglianza” con quello di “responsabilità sociale”, come punto chiave per mantenere la democrazia nella governance Europea e mondiale. 

Dal punto di vista delle ‘evidence-based policies’, la ricercatrice co-dirigerà l’iniziativa ‘Global Passport for Scholars’ (GPS) organizzata dalla Global Young Academy (GYA), in collaborazione con l’UNESCO. In termini di sfide e opportunità, il contesto del COVID-19 ha fornito uno scenario nel quale la scelta tra solidarietà o pregiudizi nelle spaccature tra Nord-Sud e Est-Ovest, farà la differenza tra un futuro sempre più asimmetrico e di reciproca diffidenza ed uno nel quale si riesca a recuperare il vero senso di comunità e di aiuto reciproco.  

Dott.ssa Blanco Sío-López, la sorveglianza sociale sviluppata in seguito alla pandemia rischia di essere un modello di business emergente in un mondo post-Covid?

La sorveglianza sociale generalizzata come modello di business viene utilizzata da molto più tempo di quanto si voglia ammettere, come parte di un processo di separazione tra diritti fondamentali e sicurezza nelle politiche europee e nella governance mondiale. Dal punto di vista della ricerca, è stato estremamente interessante scovare documenti di archivio del Parlamento Europeo (risalenti ai primi anni ‘90) nei quali ‘Schengen’ viene presentato come un potenziale pretesto per una “una classificazione sistematica, una raccolta dati sui movimenti dei cittadini europei", un’idea che ritorna nelle ormai normalizzate e quotidiane violazioni dei diritti alla privacy dei cittadini di tutto il mondo.  In un Report del 1992 per conto della Commissione per le Libertà Civili e gli Affari Interni del Parlamento Europeo sull’entrata in vigore dello Schengen Agreements Rapporteur, (L. Van Outrive. Archivi Storici del Parlamento Europeo) si chiede "Prima lo Schengen Information System (SIS) e poi lo European Information System (EIS): l’Europa sta raccogliendo informazioni sui suoi cittadini in un hard disk?”

Il controllo delle migrazioni nei processi di policy-making dell’Unione Europea ha fornito un template per quel tipo di business già consolidato. Domandiamoci se è questo che vogliamo essere come società o se aspiriamo a trovare un equilibrio tra libertà e sicurezza che rispetti la democrazia. Il contesto attuale del Covid-19 ci potrebbe offrire una chance per rinunciare alle nozioni di sorveglianza, sicurezza e controllo in favore di un concetto globale di responsabilità sociale.

L’Europa va verso un futuro comune, emancipato, sostenibile?

"Come storica, potrei non essere la persona più adatta per parlare di scenari futuri. Ma sento una forte spinta seguire questo motto personale “Guardare indietro per vedere avanti”. Perciò direi che la cattiva notizia è che dobbiamo prenderci la responsabilità del futuro. La buona notizia è che il futuro dipende anche da noi. Significa che abbiamo il potere e la possibilità di influenzare il nostro avvenire collettivo, prendendo coscienza e portando l’attenzione su imperativi etici attraverso una democrazia più partecipativa, la cooperazione transnazionale (le sfide globali superano i confini) e una democrazia basata sul dialogo".  

La dott.ssa Blanco Sío-López è stata selezionata come membro della Spanish Young Academy da una commissione internazionale indipendente, formata da studiosi illustri provenienti da diversi ambiti di studio. Ha svolto un processo di selezione estremamente competitivo, nel quale solo il 7% dei candidati è riuscito ad emergere, in virtù del proprio eccellente percorso professionale.

L’età media dei 13 nuovi accademici selezionati è di 39 anni e 6 di loro sono donne. I loro profili coprono diversi ambiti di studio tra i quali Storia, Informatica, Chimica, Biologia, Scienze dei Materiali, Scienze veterinarie, Bio-ingegneria e Psicologia. Tra di loro vi sono vincitori di prestigiosi finanziamenti europei, come i programmi Marie Skłodowska-Curie e ERC. In totale, i 13 nuovi membri della Spanish Young Academy  sono autori di ben oltre 1000 articoli scientifici.

Precedentemente Blanco Sío-López ha ricoperto il ruolo di Professore Associato in Cultura e Politica Europea all’Università di Groningen e quello di 'Santander' Senior Fellow in Studi Europei allo European Studies Center del St. Antony’s College presso l’Università di Oxford. E’ inoltre membro della Global Young Academy (GYA) ed ha ottenuto il suo dottorato di ricerca allo EUI di Firenze, per il quale ha ricevuto il premio FAEY per la migliore tesi di dottorato sul tema ‘European Research and Mobility’. 

Federica SCOTELLARO