Il giro del mondo tra gli Alumni in lockdown: Hong Kong

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Andrea Varotto e Matteo Spiller

La nuova puntata sugli Alumni in lockdown ci porta a Hong Kong, regione amministrativa speciale della Cina. Da qui hanno risposto alle nostre domande Matteo Spiller - Banking sector e Andrea Varotto - Strategy & Consulting @ SBT Human(s) Matter.

Come risponde Hong Kong all’emergenza Coronavirus?

SPILLER: A mio parere Hong Kong ha reagito bene data la precedente esperienza con la SARS. Sono state implementate subito misure restrittive e le persone hanno iniziato ad utilizzare immediatamente mascherine e disinfettanti. Inoltre, sono state messe in atto operazioni straordinarie di pulizia e disinfestazione nei luoghi pubblici. Per quanto riguarda l’Italia, credo debba essere elogiata per aver preso sin da subito seriamente questo virus e per essere stata d’esempio all’Europa nonostante le numerose critiche. 

VAROTTO: La società di Hong Kong ha un ricordo indelebile della SARS, quindi prima ancora che il governo mettesse in atto misure restrittive, molti abitanti hanno iniziato ad indossare mascherine e a lavarsi le mani quanto più spesso possibile. Molte aziende hanno distribuito mascherine agli impiegati e implementato policy di remote working, mentre dal governo non c’è stata nessuna misura drastica di ‘lockdown’; solo recentemente a seguito di un secondo picco di contagi c’è stata nuova ondata di misure restrittive: si può uscire assieme al massimo in 4, chiusi cinema, palestre e molti luoghi ricreativi.

Accade qualcosa di curioso in città?

SPILLER: Fino ad oggi a Hong Kong non ho notato molte differenze, forse un po’ meno persone nei luoghi pubblici e nella metropolitana ma generalmente i negozi sono aperti e ci sono sempre molte persone per le strade seppur molte aziende abbiano deciso di far lavorare i dipendenti da casa. 

VAROTTO: All’inizio abbiamo dovuto fare i conti con due settimane in cui la carta igienica era introvabile a causa di false notizie secondo cui le fabbriche in Cina si erano fermate; c’è stato addirittura un tentativo di rapina a mano armata ad un camion che stava rifornendo un supermercato.

Fenomeno interessante è stato lo scontro di culture tra gli abitanti locali di che han preso le massime precauzioni sin primi giorni, e gli ‘expats’ (la comunità di lavoratori internazionale), che non ha dato peso alla cosa fino ad un mese fa, quando è esplosa la pandemia e che ad oggi ancora fanno ‘fatica’ ad indossare la maschera.

Giornata ‘tipo’ in lockdown?

SPILLER: La mia giornata tipo si può riassumere in tre fasi: attività abituali, videochiamate serali con amici, famiglia e fidanzata e attività fisica dopo cena.  

Malgrado io possa uscire di casa tranquillamente cerco di limitare il più possibile i miei spostamenti in luoghi pubblici. Sicuramente ciò limita molto le mie amicizie ma credo che sia la cosa giusta da fare in questo periodo. 

VAROTTO: Fortunatamente non siamo in full lockdown: nonostante io stia lavorando da casa, posso uscire regolarmente per fare la spesa, andare al ristorante, fare due passi al parco. Certo la vita sociale fuori casa è crollata, ma i sabati sera restano interessanti anche in video conferenza con un gruppo di amici.

Parliamo di mondo del lavoro. Come sta cambiando, a partire dal tuo settore?

SPILLER: Sta cambiando moltissimo, grazie a questo virus le aziende si stanno innovando.

Credo che le realtà lavorative che non sapranno reagire velocemente e che non adotteranno lo smart working falliranno nel giro di pochi mesi. 

I giovani devono continuare ad essere tenaci e non devono mollare in questo periodo in cui le istituzioni finanziarie hanno bloccato le assunzioni. Credo che la situazione si sbloccherà presto grazie alla tecnologia e che prossimamente sarà possibile applicare per nuove opportunità lavorative. 

VAROTTO: La consulenza ha sicuramente subito un forte colpo, in Europa più che in Asia, con molti progetti sospesi o rimandati a data da destinarsi vista l’alta volatilità di queste settimane. Per molte aziende sarà necessario ripensare i propri canali di vendita e la route to market, ossia come vendere i loro prodotti; in questo, la Cina ha già cominciato a innovare da gennaio. Consiglio di leggere molti report e articoli che parlano di come ogni industria stia spingendo per innovare nonostante il crollo di domanda; nel lungo periodo questo porterà buoni frutti. 

Federica SCOTELLARO