Dall'Università di Sydney una sorpresa in ambito epigrafico

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Su gentile concessione del Chau Chak Wing Museum

Cosa ci fanno 78 iscrizioni latine e greche, di cui almeno 2 false, in Australia? Deve essere la domanda che si è posto il prof Lorenzo Calvelli quando, nel gennaio scorso, si è recato all’Università di Sydney con un programma di mobilità Erasmus+ ICM e ha avuto accesso alla collezione epigrafica Nicholson. Si tratta della maggior raccolta di iscrizioni antiche dell’emisfero australe, conservata in origine presso il Nicholson Museum, ossia il Museum of Antiquities della University of Sydney, fondato nel 1860, e oggi confluito nel nuovo Chau Chak Wing Museum dell’università stessa.

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Attuale esposizione collezione - Level 2 Chau Chak Wing Museum - Dettaglio. Su gentile concessione del Chau Chak Wing Museum

Su questa singolare evenienza è stato avviato un progetto internazionale di ricerca collaborativa con il più antico ateneo australiano, che si propone di investigare il corpus di iscrizioni di epoca romana conservato presso l’ente fin dal XIX secolo. L'indagine ha come obiettivo l'analisi completa della collezione epigrafica Nicholson combinando studi umanistici e scienze applicate, in collaborazione con lo staff del Chau Chak Wing Museum e, in particolare, con la dottoressa Candace Richards, Assistant Curator of the Nicholson Collection. Insieme al professor Lorenzo Calvelli, coordinatore dell’iniziativa, al progetto partecipa anche lo studente cafoscarino Ludovico M. Bevilacqua il quale, per l’elaborazione della propria tesi di laurea magistrale, grazie a un'altra borsa Erasmus ICM si è recato a Sydney fra marzo e giugno 2022, allo scopo di effettuare i necessari riscontri autoptici dei reperti epigrafici.

Quasi tutte le iscrizioni della collezione furono raccolte, insieme ad altre centinaia di oggetti, da Sir Charles Nicholson (1808-1903), intellettuale inglese emigrato in Australia, fondatore e rettore dell’Università di Sydney (1850), politico di primo piano oltre che grande collezionista di antichità. Lo studioso ne acquisì un gran numero a seguito di due viaggi in Italia nel 1857 e nel 1858, una sorta di Grand Tour che lo portò anche in Egitto e in Grecia, a caccia di reperti archeologici su cui far studiare i suoi allievi e favorire la loro conoscenza del Mediterraneo antico.

Sir Charles Nicholson

“Il suo scopo – spiega Lorenzo Calvelli – era quello di creare il primo Australian Museum of Antiquities fondato nel 1860 e che divenne famoso come Nicholson Museum. Il progetto di ricerca che abbiamo strutturato ha l’obiettivo di identificare la provenienza delle iscrizioni romane della Nicholson Epigraphic Collection, analizzando in situ il materiale, esaminandone i contenuti e ricercando documentazione inedita negli archivi risalente a metà Ottocento. Stiamo inoltre indagando l’approccio coloniale di Nicholson verso i reperti antichi, per meglio comprendere il criterio con il quale selezionò i monumenti, forse anticipatore di una sensibilità per la storia sociale dei ceti più umili del mondo romano, e per chiarire gli obiettivi del suo progetto educativo”.

Il Museo doveva essere, nelle intenzioni di Nicholson, una sorta di palestra per i giovani studenti di storia per fornire loro una competenza anche materiale oltre che teorica, con una dichiarata funzione didattica, sulla scia dei modelli europei. Per questo si era fatto finanziare un viaggio in Italia, Grecia ed Egitto per comprare “antichità”, tra cui le iscrizioni. Evidenza dei suoi viaggi sono i timbri sul suo passaporto originale, rimasto inedito fino all'intervento del dott. Bevilacqua e oggi conservato presso gli archivi dell'università di Sydney, che testimoniano i numerosi spostamenti in quel periodo, in particolare tra Roma, Napoli e Firenze, che, non essendo ancora nato il Regno d’Italia, presupponevano continui attraversamenti di confine. Individuate le principali figure di antiquari dell’epoca, Nicholson li visitò e acquistò presso di loro numerose iscrizioni funerarie, quali lastre e alcune urne cinerarie ricavate da columbaria sotterranei, tutte di piccole dimensioni, probabilmente per favorire poi la spedizione nell’emisfero australe e per contenere i costi.

Passaporto originale di Sir Charles Nicholson. Su gentile concessione del Chau Chak Wing Museum

“Grazie allo studio della documentazione d'archivio relativa alle iscrizioni della collezione, compresa quella antecedente al loro trasferimento in Australia, - aggiunge Ludovico M. Bevilacqua - è stato possibile ricostruire l’originaria provenienza di molte epigrafi, facendone risalire 13 a Roma (area compresa fra le vie Appia, Latina e Ardeatina) e ben 39 alla Campania, in particolare alla regione flegrea compresa tra Pozzuoli e il promontorio di capo Miseno. È stato, inoltre, approfondito il panorama del mercato antiquario italiano al tempo dell’arrivo di Nicholson e alcune delle iscrizioni sono state ricondotte a conosciute personalità di collezionisti e antiquari dell’epoca, che probabilmente Nicholson incontrò personalmente, fra cui Giovanni Battista Guidi a Roma e Raffaele Barone e don Giuseppe de Criscio a Napoli”. Si tratta soprattutto di iscrizioni riferite a liberti o schiavi, ma molte sono anche quelle dei marinai della flotta di stanza a Capo Miseno

Dall’inizio del progetto si è potuta condurre un’analisi autoptica completa secondo i parametri della scienza epigrafica contemporanea di tutte le iscrizioni su pietra e marmo della collezione Nicholson, analizzate da parte del dott. Bevilacqua durante la propria mobilità all’interno della Research Room dell’ente museale, e ne è stato realizzato il catalogo sotto la supervisione del prof. Calvelli. L’iniziativa in via di sviluppo ha già ricevuto l’apprezzamento della comunità accademica australiana e, su invito, è stata esposta nel corso di un intervento dedicato nel corso della Mediterranean Australasian Archaeology Research Community (MAARC) Conference il 14 febbraio scorso.

Esempio analisi autoptica reperti

Una nuova fase del progetto prevede la digitalizzazione sulla banca dati digitale Epigraphic Database Roma (EDR), risorsa fondamentale per gli studi epigrafici, delle iscrizioni della collezione Nicholson sulla base dei dati già rilevati in maniera autoptica durante la mobilità e grazie a una borsa di studio conferita dall'Istituto Italiano per la Storia Antica. Si prevede inoltre l’organizzazione di un convegno dedicato e di una pubblicazione integrale della ricerca.

Immagine d'epoca del Museo dell'Università di Sydney. Su gentile concessione del Chau Chak Wing Museum

Federica Ferrarin