Il ‘buddhismo impegnato’ di Thich Nhat Hanh

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Foto: Duc (pixiduc) from Paris, France., Thich Nhat Hanh / CC BY-SA 2.0

Thich Nhat Hanh, monaco buddhista vietnamita tra i più popolari e influenti al mondo, è venuto a mancare il 22 gennaio 2022 all’età di 95 anni. È deceduto nel tempio di Tu Hieu, in Vietnam, dove aveva iniziato da adolescente il suo percorso di studi e a cui aveva fatto ritorno da qualche anno. Esiliato dal suo paese durante la guerra a causa del suo impegno pacifista, ha vissuto infatti per quasi quarant’anni tra Europa e Stati Uniti. Con il suo attivismo, il suo impegno sociale e la sua capacità di comunicare e tradurre la complessità della riflessione buddhista in pratiche e gesti per la collettività, Thich Nhat Hahn ha segnato la storia del buddhismo e del Vietnam del 21esimo secolo: lontano dall’immagine del monaco eremita, ritirato dalla vita pubblica, ha passato quasi tutta la vita in giro per il mondo, impegnato socialmente nell’aiuto concreto degli altri e nella diffusione della pratica buddhista. È inoltre autore di circa 130 libri.

Ci aiuta a ricordare la sua vita e l’influenza globale del suo pensiero e delle sue azioni il professor Richard Quang-Anh Tran, che a Ca’ Foscari si occupa di lingua e letteratura vietnamita.

La vita di Thich Nhat Hanh è stata incentrata sulla pratica buddhista e l’attivismo sociale. Come si conciliano questi due aspetti?

"La particolarità del buddhismo di Thich Nhat Hanh è stata quella di considerare al centro della pratica buddhista l'impegno nella vita pubblica per insegnare agli altri. In particolare, fu fortemente impegnato nella guerra in Vietnam e diede vita a un movimento di resistenza nonviolento chiamato i “Piccoli corpi di pace”, formato da monaci ma anche da laici, impegnati nella ricostruzione di scuole e ospedali dopo i bombardamenti. In quegli anni, nel libro del 1967 Vietnam: Lotus in a Sea of Fire, coniò il termine “engaged buddhism” (“buddhismo impegnato”), di ispirazione Mahāyāna, la corrente buddhista attualmente più diffusa, che privilegia il ruolo dell’insegnamento e dell’impegno sociale dei monaci.

Una delle idee del buddismo impegnato era quella di esortare monaci, monache e laici a non essere spettatori, vivendo una vita ermetica isolata dalla società, ma ad impegnarsi attivamente per alleviare la sofferenza degli altri. La base di questa idea deriva dalla nozione di "interessere", secondo cui ognuno di noi è interconnesso all'altro in una complessa rete di cui possiamo non essere pienamente consapevoli. Questa nozione può sembrare astratta all'inizio, ma è più palpabile oggi quando pensiamo a problemi come il cambiamento climatico: le azioni delle persone in un angolo del globo creano effetti a catena - grandi o piccoli - in un altro angolo del pianeta. Alla luce di ciò, si comprendono gli ideali di pacifismo che hanno portato Thich Nhat Hanh e i suoi seguaci a sostenere gli sforzi di soccorso umanitario per ricostruire scuole e villaggi durante la guerra. Si tratta di una riflessione nata in risposta alle sofferenze della guerra, ma che è stata centrale per lui anche negli anni successivi.

Questa idea lo portò anche a viaggiare negli Stati Uniti negli anni '60 dove insegnò alle università di Princeton e Columbia continuando a impegnarsi per la fine del conflitto in Vietnam. Lì conobbe Martin Luther King, che nel 1967 lo propose come candidato al Premio Nobel per la Pace. Negli anni successivi, nel sud della Francia fondò Plum Village, un grande monastero buddhista, che ospita oltre duecento monaci e monache e diecimila visitatori l’anno, di diverse età, provenienza e fede, che si recano lì per imparare a meditare. L’idea alla base di questi monasteri è che il raggiungimento di una serenità interna possa avere effetti positivi sugli altri e aiutare a incanalare l’energia positiva per scopi altruistici. La fruibilità di queste pratiche meditative è di grande attrattiva e gli ha permesso di entrare in contatto con chiunque: laici, persone appartenenti ad altre fedi religiose, accademici. È riuscito ad avere un dialogo anche con grandi aziende, come Microsoft e Google".

Secondo lei, a cosa si deve la sua grande influenza a livello globale? Può dirsi “autentica” una pratica buddhista applicata a contesti molto diversi da quelli di origine?

"Possiamo dire che l’idea di 'engaged buddhism' sia il nucleo del suo pensiero e la chiave per comprenderne la diffusione nei paesi occidentali. La ragione per cui ha avuto un così grande seguito è da individuarsi proprio nella sua capacità di tradurre i concetti filosofici, anche complessi, alla base del buddhismo in un modo comprensibile e coinvolgente per un ampio pubblico, senza perderne gli aspetti fondamentali, ma rendendoli di ispirazione per l’impegno sociale e l’aiuto reciproco. Questo è il segreto del suo successo planetario: l’idea di una pratica di vita applicabile anche nell’immediato, volta ad aiutare il prossimo e che possa adattarsi a realtà diverse. In fondo, il pensiero buddhista si incentra su una cosmologia basata sull'interconnessione tra le parti. In un’immagine semplice: possiamo vedere la realtà come una fiamma che brucia e rimane la stessa pur non essendo mai realmente mai uguale a se stessa. In questo senso, chiedersi cosa sia 'autentico' di un movimento religioso è complesso: Thich Nhat Hanh è riuscito a preservare i nodi fondamentali del buddhismo Mahāyāna, traducendoli e rendendoli accessibili.

Nel nostro piccolo, la forza del nostro dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa mediterranea, è proprio nell’impegno volto alla traduzione di concetti. Molti dei temi centrali del pensiero buddhista e della sua storia possono essere approcciati da studenti e studentesse, ad esempio, nei corsi del curriculum di studi incentrato sul Sud Est Asiatico: può essere un modo per comprendere le influenze filosofiche, religiose, storiche e culturali del buddismo in Vietnam e nel sud-est asiatico, così come la loro diffusione in tutto il mondo, anche in Europa".

Federica Biscardi