LifeRedune: una collaborazione sul tema della rigenerazione

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"Foresta Rigenerativa - JINEN" di Tono Mirai

L’architettura, l’arte in questo caso, e la scienza sono spesso ritenuti ambiti molto lontani ma che possono incontrarsi, dialogare e insieme attraverso la creatività, la capacità visionaria dell’arte e, la tecnica e il rigore della scienza, stimolare riflessioni importanti.

E’ questo il caso del Progetto Giardino che vede la collaborazione tra il nostro ateneo con il Progetto Life REDUNE e l’architetto giapponese Tono Mirai, che presenta in tempo di Biennale a Venezia all’interno della mostra "Time Space Existence"(21 maggio-21 novembre) la sua opera "Foresta Rigenerativa - JINEN" nella sede italiana dell’European Cultural Centre. Per la città di Venezia Tono Mirai ha tradotto in un’installazione in terra cruda il concetto complesso di Jinen (ciò che si fa da sé), stimolando la riflessione su uno stile di vita in perfetta armonia con la natura che accomuna le origini non solo della cultura giapponese, ma di ogni civiltà umana. L’opera consiste in una struttura realizzata in materiali naturali di terra, legno e bambù come la visualizzazione della città di Venezia, e in un giardino come una riproduzione dell'ecosistema di Venezia. Il Progetto Giardino è stato realizzato in collaborazione con Università Ca' Foscari Venezia e Green Wise Italy per creare una piccola foresta veneziana nell’opera JINEN.

I temi comuni dell’attenzione all’ambiente, del costruire in un'”architettura circolare” in terra cruda come soluzione a diversi problemi globali cari a Tono Mirai, si sono incontrati con la ricerca sugli ecosistemi, la tutela dell’ambiente, lo studio dei sistemi naturali come fonti naturali di riciclo che caratterizzano da anni alcune linee di ricerca portate avanti dall’ateneo.

La professoressa Gabriella Buffa, docente di Botanica al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica è responsabile del progetto Life REDUNE (http://www.liferedune.it), finanziato dalla Comunità Europea, che si occupa del recupero del litorale Veneto, e mira a preservare la biodiversità e gli ecosistemi dunali della costa veneta. I due progetti, artistico/architettonico e di ricerca hanno subito trovato una sintonia perfetta. Le piante utilizzate nel giardino dell’opera Jinen sono quelle dunali studiate dalla docente nel suo progetto e saranno restituite alle dune dopo la mostra.

Gli ecosistemi dunali della costa veneta sono fondamentali per la salvaguardia dei litorali, ma sono sistemi fortemente a rischio che hanno sofferto di una lunga storia di uso e gestione inappropriati, con conseguente perdita di habitat, perdita di paesaggi naturali, diffusione di specie invasive, aumento delle minacce alle specie autoctone e ridotta resilienza delle comunità vegetali e dell’intero sistema. Il progetto LIFE Redune è stato lanciato per ripristinare gli habitat dunali e mantenere la salute dell'ecosistema lungo la costa veneta, anche attraverso l'educazione ambientale ed eventi indirizzati a turisti e operatori. Le piante delle dune vengono prodotte e coltivate per un certo periodo di tempo presso il vivaio di Veneto Agricoltura (https://www.venetoagricoltura.org), uno dei partner di ricerca dell'Università Ca' Foscari (insieme a Regione del Veneto - Struttura di Progetto Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi, SELC Società Cooperativa, EPC - European Project Consulting s.r.l. unipersonale), e poi messe a dimora sulle dune.
“Sono moltissimi i temi, i concetti che legano l’opera di Tono Mirai con la mia ricerca – spiega Gabriella Buffa - Il primo concetto è quello di jinen, un concetto orientale che significa “ciò che si fa da sé” e che esprime tutta la forza insita nella natura. La natura si produce da sola e nessuna forza esterna, né l’uomo né altre entità la producono e ne permettono lo sviluppo. Allo stesso tempo questo concetto mette in luce l’importanza della natura e la necessità ormai irrinunciabile di riappropriarci del nostro rapporto con la natura che deve prima di tutto partire dalla conoscenza. Natura nel mio campo si traduce in ecosistemi, quindi conoscenza degli ecosistemi, delle leggi che governano il funzionamento degli ecosistemi, la loro dinamica nel tempo. Ed è solo attraverso la conoscenza che possiamo arrivare al rispetto per la natura che ci consente di ottenere quelli che oggi chiamiamo bene e servizi ecosistemici che sono alla base del benessere dell’uomo.

Il concetto che più mi ha stimolato è quello di tokowaka (eternamente giovane), il concetto di vita circolare, di rigenerazione, che ha creato immediatamente un legame con uno dei progetti più importanti che sto seguendo in questi anni, il progetto LIFE Redune, cofinanziato dalla Comunità Europea, che ha come scopo quello di ricostruire tratti di litorale sabbioso della costa veneziana per restituire funzionalità al sistema”.

Gli ecosistemi sabbiosi litoranei sono uno degli esempi più straordinari di potere rigenerativo, un concetto che in ecologia possiamo tradurre come resilienza, cioè la capacità di un ecosistema di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stato sottoposto ad una perturbazione

Gli ecosistemi dunali sono interessantissimi da un punto di vista ecologico; sono sistemi che si creano grazie ad un equilibrio tra forze della natura: le correnti marine, le maree, la sabbia e il vento, e le piante. Le piante sono una componente fondamentale, senza la quale gli ecosistemi dunali non esisterebbero. Le piante rallentano il vento e intrappolano la sabbia grazie a fusti e radici, innescando il processo fisico di costituzione delle dune. È proprio questo equilibrio dinamico tra sabbia, vento e piante che fa sì che le dune “si facciano da sé” e si rigenerino continuamente. In caso di mareggiate, vengono parzialmente erose, ma in questo modo smorzano la forza del mare, proteggendo l’entroterra, e cedono nuovamente la sabbia alla spiaggia. E il processo di formazione riparte.

Gli ecosistemi dunali rappresentano anche un ottimo esempio di riciclo dei “rifiuti”. Normalmente, i detriti che si spiaggiano durante l’inverno vengono considerati rifiuti e periodicamente asportati, con l'uso di trattori e benne. Ma tronchi e alghe spiaggiati, vengono riciclati dalle piante come fonte importantissima di sostanze nutritive, di per sé molto scarse in questi sistemi naturali, e spesso come “scheletro” rinforzante del piede della duna, che contribuisce a renderla più forte.

Sistemi naturali come le dune e il centro storico di Venezia, dove è esposta l’opera di Tono Mirai, possono sembrare ambienti molto diversi, ma sono accomunati da ciò che nella presentazione dell’opera viene chiamato “inquinamento turistico”. Un turismo intenso, spesso rapace, che non conosce e non riconosce la fragilità di questi due sistemi. In una parola, un turismo non sostenibile.
Urbanizzazione, pulizia meccanica delle spiagge e il calpestio incontrollato fanno perdere vitalità al sistema. Senza le piante, le dune diventano dei semplici accumuli di sabbia destinati ad essere spazzati via dal vento o dalle onde.

“Negli anni '50, agli Alberoni, - aggiunge ancora Gabriella Buffa - c'erano dune alte 10-12 metri. Nel 1990, in Veneto, c'erano 350 ettari di sistemi dunali, composti dalla fascia di dune più vicina alla spiaggia e dalla fascia retrodunale, fino alle pinete. Nel 2018, quasi trent'anni dopo, agli Alberoni non c'è quasi più traccia di dune e vegetazione. E la superficie occupata da dune nella regione è scesa a 270 ettari, con una perdita del 23% di estensione”.

Le piante che occupano lo spazio attorno all’opera sono specie native tipiche delle dune venete. Sono state fornite piante prodotte per il progetto REDUNE e che vengono utilizzate per ricostruire i sistemi dunali della provincia veneziana.
Le piante trascorreranno l’estate nel piccolo “giardino” che affianca l’opera ma, nell’ottica generale del progetto di riutilizzo di tutti i materiali, verranno trapiantate in uno dei siti del progetto REDUNE al termine dell’esposizione.

Il Progetto Giardino documenterà la crescita delle piante durante la mostra e il ritorno delle piante alle dune alla fine della mostra in un documentario che sarà ampiamente condiviso in varie occasioni nazionali e internazionali. Durante la mostra, sono previsti eventi, workshop e conferenze sul tema di questa “foresta rigenerativa veneziana”.

Profilo di Tono Mirai
Architetto giapponese. Nato a Sendai in Giappone. Nella sua ricerca di materiali da costruzione rispettosi dell'uomo e dell'ambiente, ha incontrato il materiale tradizionale, la terra cruda. Da oltre 20 anni contribuisce all'ambiente e all'educazione presentando l'architettura di terra per il futuro dell’ambiente del pianeta. Ha vinto molti premi nazionali e internazionali per le sue opere moderne con forme organiche.

Federica Ferrarin