ATRA – Atlas of Renaissance Antiquarianism (www.unive.it/atra) è l’atlante digitale degli studi antiquari del Rinascimento ed è anche il titolo del progetto Marie Curie di Damiano Acciarino arrivato a conclusione dopo quattro anni, due alla University of Toronto in Canada e due a Ca’ Foscari (incluso un periodo come Marie Curie +1). Il lavoro ha avuto la supervisione di Konrad Eisenbichler (Univ. di Toronto) e di Riccardo Drusi(Dipartimento di Studi Umanistici).
Romano di nascita, veneziano di elezione, Acciarino è laureato in Lettere moderne a Ca’ Foscari, dove ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica e filologia classica e medievale. Dopo aver lavorato per circa due anni presso il CISVE – Centro Interuniversitario di Studi Veneti, ha vinto nel 2017 di una borsa Marie Curie, per beneficiare successivamente della chiamata diretta come ricercatore a tempo determinato presso il Dipartimento di Studi Umanistici.
Il progetto di cui parliamo ha forte natura interdisciplinare, coinvolge le specializzazioni più varie degli ambiti letterari, storici, archeologici e scientifici legati all’evoluzione del pensiero antiquario, con l’intento di connettere documenti difficili da mettere a sistema e aprire a nuove prospettive di ricerca sulla storia del pensiero e l’evoluzione della civiltà europea del Rinascimento.
Si tratta di un database che coordina e organizza dati antiquari desunti da raccolte epistolari dal secondo Quattrocento al primo Seicento, partecipando quindi al progresso degli studi sulla Repubblica delle Lettere – uno dei più straordinari fenomeni di circolazione della cultura mai verificatisi nella storia della civiltà occidentale. Tali informazioni risultano spesso frammentate e disperse nell’enormità del corpus epistolografico, edito e inedito, che la compongono. In ragione di ciò, diventa sempre più urgente la creazione di un sistema che cerchi di mettere ordine in un universo tanto eterogeneo quanto difficilmente controllabile.
ATRA raccoglie e cataloga il contenuto di lettere provenienti da ogni parte del mondo, in varie lingue (finora latino, italiano, francese, spagnolo – ma la schedatura di epistolari in lingua inglese, tedesca e portoghese è in programma) redatte dagli eruditi più diversi, come Angelo Poliziano e Pietro Bembo, Marc-Antoine Muret e Joseph Juste Scaliger, Jeronimo Zurita e Antonio Agustín, Justus Lipsius e Hubert van Giffen, e molti altri.
ATRA non intende presentarsi come un archivio che contenga dati, ma piuttosto come una bussola che indichi la strada tra i dati stessi, che riesca a metterli in prospettiva, a vederli in scala. Si configura quindi come una sorta di mappa da cui tracciare itinerari di cultura costituiti dall’interazione dei dati a seconda delle categorie individuate per rispondere alle necessità degli studiosi.
Per dato antiquario si intende ogni elemento riferibile alla tradizione classica nella sua materialità, come monete antiche, statue, iscrizioni, manoscritti, lingue e letterature nella loro dimensione storica, cioè fonti nella loro concretezza, nella loro dimensione tangibile.
ATRA prende in considerazione solo l’epistolografia, “perché – come ci spiega Acciarino – nelle lettere si incontra una forma di conoscenza ancora liquida, cioè non ancora consolidata nella struttura organica di un trattato o di un’opera uscita a stampa. Nelle lettere si trovano opinioni in divenire, dove i vari mittenti e i destinatari cambiano idea in itinere, aggiustano il tiro, si contraddicono, si criticano, si copiano, si confrontano, dimostrando in maniera pratica l’evoluzione del metodo e quindi del pensiero. Le lettere danno il senso del flusso delle idee e aiutano a vedere la cultura scientifica e umanistica (che all’epoca erano tutt’uno) come un percorso, per cui non conta solo o principalmente il risultato ottenuto, ma anche e soprattutto come esso sia stato ottenuto”.
Il contenuto di ciascuna lettera è schedato minuziosamente, secondo parametri oggettivi (manoscritto di provenienza, data, mittente, destinatario ed eventuale sede di pubblicazione) e secondo parametri soggettivi (come tematica, ambito e argomento specifico), in modo tale da costituire una serie di categorie attraverso cui favorire l’emersione delle più eterogenee forme della cultura antiquaria del Rinascimento.
Piuttosto che rappresentare una disciplina in senso stretto, l’antiquaria rappresenta un incontro di discipline differenti sul medesimo terreno, ossia il loro sviluppo nella storia e la loro tradizione. Finora ATRA ha individuato informazioni antiquarie relative ad Archeologia, Architettura, Arte, Astronomia, Botanica, Collezionismo, Cronologia, Editoria, Emblematica, Etnologia, Filologia, Filosofia, Giurisprudenza, Geografia, Letteratura, Medicina, Mitologia, Mnemotecnica, Numismatica, Oceanografia, Paleografia, Paleontologia, Pedagogia, Storiografia, Teatro, Teologia e Zoologia.
Proprio in ragione di questa varietà, il progetto vuole incoraggiare collaborazioni tra i profili scientifici più eterogenei – finora collaborazioni estremamente proficue sono state intraprese con filologi (delle lingue classiche, volgari e semitiche), epigrafisti, numismatici, storici dell’arte e della Riforma, storici della scienza, della medicina e del diritto.
“Vorrei che ATRA diventasse una punto di incontro tra le varie anime dell’università, che si avvalesse del supporto di altri studiosi e studenti; questo rappresenterebbe il vero successo dell’opera che si basa sulla collaborazione delle reciproche discipline” – auspica Acciarino.
Da primo collaudatore e utente del database, Acciarino si augura che il lavoro possa continuare a seguire le strade fin qui percorse: “Quando mi sono reso conto, vagliando gli epistolari eruditi del Rinascimento, che la materia era troppo vasta per poter essere controllata senza parametri fissi, ho cercato di creare un sistema per catalogarli che fosse per prima cosa utile, che servisse ai propositi della ricerca, che si adeguasse alle esigenze dello studioso: ho cercato dunque di fare in modo che il database non fosse il fine, ma il mezzo. Ci sono ancora epistolari molto estesi che devono essere schedati, per ampliare la casistica di dati, come quelli di Erasmo da Rotterdam, di Konrad Peutinger o di Piero Vettori. C’è ancora moltissimo da fare”.
Il proposito per il futuro è di allargare lo spettro cronologico, spingendosi da un lato verso il primo Quattrocento, alle origini dell’Umanesimo, magari un giorno fino a Petrarca; dall’altro estendersi ulteriormente nel Seicento, alle origini della cultura scientifica.