Alluvioni: dalla 'goccia fredda' di Valencia ai nubifragi in Emilia-Romagna

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Camió de la UME (exèrcit) buidant d'aigua un baix en Catarroja DANA 2024, Manuel Pérez García and Estefania Monerri Mínguez.

Sono più di 200 i morti e quasi 100 i dispersi nell'alluvione che il 29 ottobre scorso ha colpito la provincia di Valencia, quando in sole tre ore e mezza è caduta una quantità di pioggia che di solito si attende in un intero anno. In Spagna il dibattito su cosa non ha funzionato prima e dopo le gravi alluvioni si sta concentrando sulle responsabilità politiche. Noi abbiamo chiesto a Davide Zanchettin e Angelo Rubino, docenti di Oceanografia, meteorologia e climatologia presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di spiegarci nel dettaglio cosa è successo nella penisola iberica, se questi eventi sono prevedibili e come prepararsi.

Quanto sono prevedibili questi eventi?

Il violento evento meteorologico che ha colpito la regione di Valencia nei giorni scorsi appartiene  alla fenomenologia della cosiddetta 'goccia fredda'. Questo tipo di eventi autunnali di pioggia intensa, con possibili nubifragi, avviene soprattutto nelle aree costiere del Mediterraneo Occidentale, e si origina tipicamente dalla concomitanza di due fattori: una sacca depressionaria d’aria fredda in quota che si “stacca” dalla circolazione prevalente dei venti occidentali (la cosiddetta corrente a getto) e si spinge lentamente verso sud, e aria calda e umida di origine Mediterranea nei pressi della superficie. Sono la grande differenza di densità tra le due masse d’aria, che implica forte instabilità atmosferica e quindi fenomeni convettivi molto energetici, e la loro persistenza a rendere il fenomeno potenzialmente disastroso. Tuttavia, proprio queste dinamiche rendono la probabile intensità  di questi eventi ben quantificabile nell’ambito delle previsioni meteorologiche odierne.

Quali sono le analogie e le differenze principali con le alluvioni che hanno colpito alcune zone d'Italia, come l’Emilia-Romagna?

Vi sono vari elementi in comune tra quanto successo in Spagna e i recenti eventi in Emilia-Romagna, che riguardano sia il fenomeno meteorologico, sia alcune sue conseguenze. Innanzitutto, in entrambi i casi la convergenza di masse d’aria molto diverse tra loro: nel caso dell’Emilia-Romagna la grande instabilità atmosferica alla base dei copiosi rovesci osservati è stata causata da convergenza di aria calda e umida di origine Mediterranea trasportata verso nord dal vento di Scirocco con aria fredda da nord-est trasportata dalla Bora. Questi, in entrambi i casi, hanno prodotto una quantità di pioggia eccezionalmente elevata in poco tempo. La capacità del suolo di assorbire la pioggia è un fattore critico, e se da un lato c’è da dire che nell’ultima alluvione dell’Emilia-Romagna il livello di saturazione del suolo era elevato a causa delle piogge precedenti, un’importante analogia con i fatti di Spagna riguarda i cambiamenti nell’uso del suolo nel tempo, con l’antropizzazione generale del territorio che da un lato, con la cementificazione, ha portato ad una minore capacità del suolo di assorbire la pioggia, dall’altro, con l’occupazione di aree naturalmente soggette a pericolo idraulico, ha comportato una maggior esposizione delle aree urbane al rischio idrogeologico.

La statistica conferma che sta aumentando la frequenza di questi eventi estremi?

Trattandosi per l’appunto di eventi estremi è necessaria particolare attenzione quando si parla di variazioni nella frequenza di accadimento o intensità: dal punto di vista della statistica, la loro caratterizzazione richiede una descrizione accurata della 'coda' delle distribuzioni, spesso limitata dal numero esiguo di osservazioni disponibili. Sembra questo il caso della depressione che ha causato la 'goccia fredda' nella regione di Valencia pochi giorni fa: un evento eccezionale con pochi punti di riferimento osservati nel passato. Dal punto di vista fenomenologico, una concausa degli eventi in Spagna ed Italia sono le elevate temperature superficiali del Mar Mediterraneo, con caratteristiche eccezionali nell’estate 2024 soprattutto nel bacino orientale, che si inseriscono in un contesto di inequivocabile riscaldamento pluridecennale.

Daily sea surface temperature averaged over the whole Mediterranean Sea for 2023 (orange) and 2024 (dark red). All other years between 1979 and 2022 are shown with grey lines. Data source: ERA5. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF.
Anomalies and extremes in the average sea surface temperature for June–August 2024. Colour categories refer to the percentiles of the sea surface temperature distributions for the 1991–2020 reference period. The extreme (“coolest” and “warmest”) categories are based on rankings for the period 1979–2024. Data source: ERA5. Credit: Copernicus Climate Change Service/ECMWF.

D’altro canto, la precipitazione nella città di Valencia di per sé non mostra variazioni tendenziali significative.

E' possibile - e come -  'prepararsi' alle alluvioni e limitare i danni sul territorio?

Sicuramente tra gli aspetti fondamentali ci sono i cosiddetti sistemi di allertamento o di early warning e ancor prima di questi la presenza di infrastrutture adeguate conseguente ad una attenta (ri)pianificazione territoriale. A prescindere dal possibile aumento in corso nell’intensità o frequenza di eventi meteorologici e idrologici eccezionali, il cui accertamento è reso complesso proprio dalla loro eccezionalità, il punto è che spesso questi fenomeni potenzialmente disastrosi sono noti da molto tempo nelle aree in cui oggi ne osserviamo un'acuizione, come nel caso della “goccia fredda”. Insomma, se è pur vero che il rischio aumenta, questo esiste ed è noto da tempo, come testimoniano addirittura opere di edilizia protettiva antichissime nella regione di Saragozza. 

Quanto influisce su questi eventi il cambiamento climatico e l'attività antropica?

Il riscaldamento del Mar Mediterraneo è sicuramente un fattore determinante per l’evoluzione recente di questi fenomeni, e tale riscaldamento va certamente contestualizzato con il riscaldamento globale in atto. Guardando al vicino Oceano Atlantico, a cui il nostro mare è legato a doppio filo con mutue influenze e che ci fornisce informazioni sugli ultimi 150 anni, le nostre analisi più recenti supportate da simulazioni numeriche indicano che il riscaldamento superficiale ha subito un’accelerazione dagli anni ‘70 del secolo scorso che potrebbe protrarsi nei decenni a venire. Il Mediterraneo potrebbe dunque continuare a riscaldarsi con forza nei prossimi anni, promuovendo l’insorgere di eventi meteorologici eccezionali con maggior frequenza ed intensità. Il calore del mare è però solo uno degli ingredienti, e delineare come questi fenomeni regionali si evolveranno richiede contemplare tutta la complessità del sistema accoppiato oceano-atmosfera nel contesto globale. Insomma, non si tratta meramente di aumento di temperatura, o di “più energia” nel sistema: le dinamiche che originano i fenomeni meteorologici e climatici sono determinate da disomogeneità nella distribuzione di energia, e quindi da gradienti di temperatura, pressione e densità delle masse d’aria e di acqua. La comprensione di questi fenomeni, che costituiscono la base degli eventi osservati, e la loro corretta simulazione attraverso l’uso di sofisticati metodi di calcolo, sono decisivi per la previsione degli eventi estremi, dalla quale dipende la possibilità di sviluppare sistemi di early warning per la protezione civile.  E’ fondamentale quindi continuare a supportare la ricerca scientifica. D’altro canto bisognerebbe ripensare l’architettura urbana, soprattutto quella recente, e gli interventi di manutenzione al fine di minimizzare i lutti e i danni che possono essere causati da fenomeni estremi.