I tesori sommersi dell’Alto Adriatico non hanno più segreti grazie al progetto Interreg Italia-Croazia Underwater Muse che ha appena concluso le sue attività di indagine archeologica subacquea. Il progetto, finalizzato alla valorizzazione in situ e con strumenti digitali del patrimonio archeologico subacqueo alto Adriatico, li renderà facilmente accessibili attraverso un portale dei siti subacquei e postazioni multimediali.
L’unità di ricerca dell’Università Ca’ Foscari Venezia, coordinata da Carlo Beltrame con l’assistenza di Elisa Costa e Stefano Medas, ha condotto ricerche per raccogliere dati da caricare nel portale web del mare e della laguna di Venezia. In mare sono state compiute delle indagini sul relitto con carico di mattoni naufragato al largo del Lido e databile al Settecento-Ottocento e sul relitto dell’Hellmuth, nave affondata sulla spiaggia di San Nicoletto nel 1860. I modelli fotogrammetrici 3D di questi giacimenti ora sono visibili nel portale http://mizar.unive.it/underwatermusemap/.
Le ricerche si sono spinte anche nelle torbide acque della laguna dove l’uso della fotogrammetria per creare modelli 3D appariva impraticabile. Il progetto invece ha messo a punto una tecnica per ottenere modelli fotografici digitali anche in acque a bassissima visibilità rendendo visibili siti che in realtà non sono mai fruibili nella loro interezza.
Sono stati indagati il cosiddetto “torrione romano” di Canale San Felice, dimostrando che in realtà più probabilmente questa struttura in mattoni romani va interpretato come una cisterna-pozzo, il molo romano posto a fianco della cisterna-pozzo di Ca’ Ballarin a Lio Piccolo, e la cosiddetta villa romana sempre di Lio Piccolo.
L’area della villa è stata indagata attraverso uno scavo che ha portato al riconoscimento di un piano pavimentale, di età romana, in mattoni impostati su pali affiancato da una presunta struttura produttiva (una vasca in mattoni) impostata sotto il livello medio del mare di età romana. Queste indagini lagunari sono molto preziose non solo per ricostruire le dinamiche insediative in età antica ma anche per gli studi sui cambiamenti climatici. Lo scavo dell’area della villa, condotto in regime di concessione dal MIBAC, hanno visto la collaborazione, oltre che della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, del geologo Paolo Mozzi dell’Università di Padova, e di archeometristi dello stesso ateneo e del Weitzman Institute. A Padova si studierà la composizione dei numerosi frammenti di affresco dipinto recuperati e in Israele si dateranno al radiocarbonio le strutture lignee ben conservate dall’ambiente anossico garantito dal limo lagunare.
Anche i rilievi 3 D della struttura sommersa di Lio Piccolo saranno presto caricati sul portale web.
Il gruppo di ricerca di Venezia ha partecipato anche allo scavo del relitto della fine del 3° secolo a.C. Grado 2, localizzato al largo di Grado a 20 metri di profondità. Questa azione del progetto Underwater Muse è stata coordinata da ERPAC della Regione Friuli Venezia Giulia, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, e ha visto la partecipazione anche delle Università di Udine e del Salento. Nello specifico, la squadra dell’ateneo veneziano si è occupata dei rilievi fotogrammetrici del relitti che è stato coperto con delle reti per essere reso visitabile ai sommozzatori sportivi e, nello stesso tempo, essere reso fruibile virtualmente nel portale web.
Nell’ambito della sua attività di ricerca, Carlo Beltrame ha ricevuto recentemente il Premio Internazionale Giuseppe Scaccia, a Roma presso il Palazzo Senatorio del Campidoglio – Aula “Giulio Cesare”.
Si tratta del Premio speciale per l’archeologia subacquea, ricevuto dalla mani del Sen. Maurizio Gasparri. La motivazione recita : “Per le ricerche svolte che hanno consentito il conseguimento di scoperte di straordinaria importanza in questo affascinante ambito scientifico. Ha svolto attività di referaggio per progetti di ricerche nazionali ed internazionali utilizzando metodologie innovative di documentazione fotogrammetica”.
Gli abbiamo chiesto allora a che punto è questa disciplina oggi in Italia:
Qual è il futuro dell’archeologia subacquea? Come è cambiata questa disciplina in questi anni e quanto contano le nuove metodologie?
Le grandi novità riguardano sia il metodo che le tecniche. La fotogrammetria digitale, in particolare, ha provocato una rivoluzione copernicana in questa disciplina permettendo non solo di di realizzare dei modelli 3D di estrema fedeltà e precisione ma anche di ridurre drasticamente i tempi di lavoro subacqueo, specialmente ad alte profondità, con ovvi vantaggi economici. Per dare un’idea, oggi la nostra squadra è in grado di realizzare un modello di un relitto in 3-4 giorni al massimo quando in passato un rilievo tradizionale avrebbe richiesto centinaia di ore di immersione.
Ultimamente abbiamo sperimentato la fotogrammetria anche in acque torbide, come quelle lagunari, con grandi soddisfazioni e con la possibilità di rendere visibile il quasi invisibile (almeno nella sua interezza).
C’è poi la nuova frontiere degli abissi, in passato inaccessibile, perlomeno agli archeologi. Oggi anche Ca’ Foscari, grazie alla collaborazione con la Fondazione Azione Mare, è in grado di eseguire rilievi fotogrammetrici su relitti conservati in maniera straordinaria a centinaia di metri di profondità. Questi contesti, per le loro caratteristiche conservative sono un archivio unico per la conoscenza dei traffici commerciali.
La fruizione del patrimonio culturale sommerso può contribuire allo sviluppo del territorio come insegna il progetto Underwater Muse?
Il patrimonio sommerso è sempre stato poco accessibile per ovvi motivi. Oggi si stanno aprendo delle possibilità per rendere accessibili alcuni siti ai subacquei sportivi e per rendere molti contesti fruibili a chiunque attraverso la realtà virtuale aumentata e il nostro portale web. Oggi quindi possiamo dire che, rispetto al passato, il patrimonio sommerso è molto più accessibile al pubblico con ovvie ricadute in termini di economia turistica e educativi.
Quali sono le differenze tra l’Italia e l'estero nel campo dell’archeologia subacquea?
L’Italia ha una lunga tradizione in questo campo essendo stato uno dei paesi a cui va attribuita la nascita della disciplina con il prof. Nino Lamboglia. Purtroppo però negli ultimi venti anni il settore segna il passo rispetto a tante altre nazioni come la Francia, la Croazia, la Spagna, Israele e molti paesi del nord Europa che sono molto meglio organizzati specialmente nel campo della tutela sia con personale sia con mezzi idonei. La ricerca universitaria italiana cerca di fare del suo meglio con le poche risorse economiche e umane a disposizione ma c’è molto lavoro ancora da fare specialmente nella riorganizzazione della macchina della tutela che in molte regione pare poco attenta a quanto del nostro passato giace sott’acqua.