Classici Contro: la cultura dell'ospitalità

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Quest'anno il tema è «Xenia. Migranti, stranieri, cittadini: la cultura europea per l'ospitalità tra i classici e il presente». Il progetto, a cura di Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani, si sviluppa in 15 appuntamenti nei teatri delle province di Venezia, Treviso e Vicenza, con il momento culminante al Teatro Olimpico di Andrea Palladio l'8 e il 9 aprile

I Classici Contro dell'Università Ca' Foscari, in collaborazione con le Università e i Licei portano la ricerca e la parola dei classici antichi nei teatri di fronte ai cittadini per un contributo di pensiero sui problemi più scottanti del presente. In una prospettiva europea che guarda al futuro, con la consapevolezza culturale di tremila anni di pensieri e di storia che ci viene dai classici. Una risorsa da condividere tra tutti i cittadini.
Xenìa è parola antichissima che significa «ospitalità», un fondamento della nostra vita da Omero a oggi. Con i suoi significati complessi diviene il punto di riferimento del progetto, che ha tra gli obiettivi la discussione pluralistica sui problemi attuali delle drammatiche migrazioni da altri paesi e continenti e la costituzione di una coscienza collettiva soprattutto tra i giovani attraverso i paradigmi più ampi della tradizione culturale europea.
Nel progetto sono coinvolte prima di tutto le istituzioni della Scuola e dell'Università, che agiranno da protagoniste nel lavoro di studio e di ricerca, con le proposte degli studiosi e con i laboratori degli studenti. Studenti e studiosi accenderanno la discussione pubblica tra i cittadini attraverso le azioni nei teatri delle città, proprio come avveniva nella democrazia di Atene.
Qualche idea intorno alla nostra parola può illustrare l'ethos del progetto.

Xenia. È una questione di città, di civiltà, o – con parole più antiche – di polis e di democrazia. Non facile, per tante ragioni e per i tanti punti di vista che vogliamo mettere insieme. L'Occidente, in particolare l'Europa, ricca e potente, anche con le sue crisi, non può venir meno alla sua storia e ai suoi schemi culturali profondi. A quelli migliori, per allontanare quelli peggiori. Che possono affiorare in un attimo.
Per sapere cosa fare in questo tempo di migranti le risposte sono semplici da ritrovare, certo impegnative. Ma da duemilacinquecento anni le abbiamo, noi tutti, noi cittadini d'Europa. Basta rileggere le Supplici di Eschilo. Una tragedia probabilmente del 463 a.C. Fatta per la democrazia ateniese, per i cittadini. C'è tutto, ogni problema. Tutti gli elementi sono tracciati, per mettere in discussione il mondo e per sperimentare il reale. Come se Eschilo ritornasse ora per dirci il pensiero più saggio per la nostra polis in difficoltà.
Xenia, che significa «ospitalità», contiene anche accoglienza, rispetto, attenzione, amicizia, generosità, e tutto ruota attorno – sempre nella stessa parola antica – a chi è straniero, diverso e lontano da noi, fuggitivo da tutto ciò che era, esule dalla sua terra, profugo dalla sua casa. Senza nasconderci i problemi e le difficoltà. C'è tutto già in Omero, nell'Odisseo errante, naufrago, mendico che ognuno di noi conosce e sa riconoscere nei nostri giorni. Come cercheremo di capire, per una Europa disorientata, il problema epocale dei migranti e della loro infelicità è qualcosa di importante per ritornare a pensare, per comprendere chi è e cosa vogliamo che sia questa Europa: è una questione da cittadini, di tutti i cittadini, e non da politici e da potenti. Ce lo dicono proprio i versi delle Supplici di Eschilo: non si può abbandonare la storia e la propria responsabilità, in una democrazia volenti o nolenti il peso delle cose ce l'abbiamo tutti. Così la sofferenza e le difficoltà da affrontare insieme per l'Europa sono un bene. Anche semplicemente per dire un sì o un no, che possa divenire un agathòn koinón, un bene comune.

Informazioni e approfondimenti
http://lettere2.unive.it/flgreca/ClassiciContro.htm

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