La Corea del Sud ha registrato il calo del tasso di fertilità più rapido tra le nazioni industrializzate: da oltre 6 figli per donna nel 1950 a meno di 1 nel 2023. Mentre governi di tutto il mondo, dal Regno Unito agli Emirati Arabi Uniti, cercano soluzioni al declino delle nascite, lo studio delle politiche fiscali sudcoreane degli ultimi cinquant’anni potrebbe offrire lezioni preziose. Uno studio ha analizzato l’impatto degli aumenti fiscali sulle decisioni delle persone di avere figli e sul tasso di fertilità.
Pubblicato su Research in Economics, lo studio è frutto della collaborazione tra Francesco Moscone, professore di Economia sanitaria a Ca’ Foscari e alla Brunel University London, e Joan Madia, ricercatrice dell’Università di Oxford, con colleghi della KDI School of Public Policy and Management in Corea del Sud.
In Italia, secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2023 si è registrato il tasso di natalità più basso, con solo 379.890 nuovi nati, un calo di circa 13.000 rispetto all'anno precedente. Questo dato è ancora più significativo se si considera che il numero di donne in età fertile (15-49 anni) è pari a 11,6 milioni nel 2024.
L’effetto della tassazione sulla fertilità
“L’influenza della tassazione sul tasso di fertilità è stata finora poco esplorata,” spiega il professor Moscone. “Le tasse non influiscono solo sui nostri conti bancari, ma modellano anche le nostre decisioni economiche a lungo termine, comprese quelle relative all’ampliamento della famiglia. Un aumento del carico fiscale può rendere più oneroso crescere un figlio, scoraggiando così la natalità.”
Utilizzando dati della Banca Mondiale, i ricercatori hanno analizzato l’evoluzione della tassazione in Corea del Sud dal 1960 in poi. “Negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, la Corea del Sud aveva una pressione fiscale relativamente bassa, con entrate fiscali pari a circa il 10-15% del reddito,” spiega Moscone. “Tuttavia, tra il 1974 e il 1976, con l’entrata in vigore del Tax System Improvement Act, la tassazione è aumentata fino al 20%.”
Secondo Madia, le variazioni del tasso di fertilità sembrano seguire i cambiamenti nelle politiche fiscali: “Il declino della fertilità in Corea del Sud, da 6 figli per donna nel 1950 a meno di 1 nel 2023, coincide con le principali riforme fiscali. La riduzione dell’effetto negativo della tassazione tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000 si allinea con le riforme fiscali del 1994 e 1995, che hanno reso il sistema fiscale più avanzato e simile a quello introdotto negli Stati Uniti nel 1986.”
Queste riforme hanno abbassato le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, ridefinito gli scaglioni fiscali e ridotto le imposte sulle imprese, alleviando così la pressione fiscale su individui e famiglie. Questo potrebbe spiegare la riduzione dell’impatto negativo sulla fertilità in quel periodo.
Implicazioni per le politiche future
I ricercatori ritengono che l’aumento della pressione fiscale dopo le riforme della metà degli anni ’70 abbia contribuito significativamente alla diminuzione del tasso di fertilità in Corea del Sud. Lo studio suggerisce che la tassazione può essere un potente strumento di politica demografica e che le imposte che gravano direttamente sulle famiglie e sulla sostenibilità economica dei figli sono le più influenti nel determinare la natalità.
Sebbene la tassazione sia essenziale per finanziare il welfare e i sistemi di sicurezza sociale, Moscone avverte dei rischi legati a imposte troppo elevate: “Un tasso di fertilità costantemente basso può generare problemi economici e sociali, accelerando l’invecchiamento della popolazione e riducendo la forza lavoro disponibile. Questo crea pressioni sui sistemi di welfare, ostacola l’innovazione e rallenta la crescita economica.”
A fronte dei rischi legati al declino della natalità, Moscone sottolinea l’importanza di una pianificazione attenta delle politiche fiscali. “I governi dovrebbero valutare con cautela eventuali aumenti fiscali e considerare attentamente il loro impatto demografico. Modifiche al sistema fiscale che riguardano le risorse familiari e la sostenibilità economica dei figli dovrebbero essere monitorate con attenzione.”
Madia evidenzia i vantaggi di una programmazione fiscale a lungo termine. “Pianificare le riforme fiscali su più anni offre maggiore prevedibilità e stabilità, riducendo l’incertezza e favorendo l’innovazione e gli investimenti,” spiega. "Quando la stabilità fiscale è garantita, le imprese sono più propense a impegnarsi in progetti a lungo termine, ad assumere personale e a stimolare la crescita economica.”
Oggi, i decisori politici sudcoreani affrontano sfide demografiche di lungo periodo, che secondo gli studiosi sono in parte dovute a scelte politiche passate. “Periodi di elevata volatilità fiscale, caratterizzati da politiche fiscali instabili e da una spesa pubblica imprevedibile, hanno spesso preceduto fasi di rallentamento della crescita economica,” osserva Moscone.
“Una crescita economica stabile migliora le condizioni favorevoli alla natalità, mentre l’incertezza fiscale può compromettere questo effetto positivo.” Per contrastare il calo delle nascite e sostenere la formazione delle famiglie, Moscone suggerisce di adottare politiche fiscali più favorevoli alle famiglie, come crediti d’imposta per i figli e incentivi mirati. “Misure di questo tipo potrebbero far parte di una strategia più ampia per mantenere un tasso di fertilità adeguato e garantire la sostenibilità economica nel lungo periodo.”