La Scienza delle reti può guidare le città verso un futuro davvero smart

condividi
condividi
Singapore, immagine di Guo Xin Goh su Unsplash

Sempre più persone vanno a vivere nelle città. Stime delle Nazioni Unite prevedono che 7 miliardi di persone vivranno nelle città nel 2050. Molte di queste città saranno “smart city”, dove tecnologie avanzate, dati e infrastrutture intelligenti lavorano insieme per migliorare la qualità della vita.

Tuttavia, dietro la complessità di questi ecosistemi urbani si cela una scienza cruciale: la scienza delle reti. Questo campo interdisciplinare, che studia l'interconnessione tra diversi nodi e i loro flussi, sta diventando indispensabile per comprendere, gestire e ottimizzare le città del futuro.

Ogni smart city si basa su una rete di reti: infrastrutture di trasporto, energia, comunicazioni, gestione delle acque e persino social network digitali. Queste reti sono interconnesse, formando un complesso sistema in cui il malfunzionamento di una può influenzare tutte le altre.

Ad esempio, la rete elettrica alimenta i semafori (rete di trasporto), i server dei dati (rete di comunicazione) e i sensori delle condutture idriche (rete idrica). La scienza delle reti offre strumenti matematici e computazionali per modellare queste interdipendenze, identificare le vulnerabilità e progettare città più resilienti.

Attraverso analisi come lo studio del grado (che misura il numero di connessioni di un nodo) e lo studio delle reti multilivello, è possibile individuare punti critici che, se falliscono, possono causare effetti a cascata.

Il gruppo di ricerca formato da Guido Caldarelli, professore al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari e direttore dell'Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr, e Jacopo Moi, dottorando a Ca’ Foscari in Scienza e tecnologia dei bio e nanomateriali, con i loro coautori Leonardo Chiesi, Gherardo Chirici, Bianca Galmarini, Stefano Mancuso dell'università di Firenze e con Manlio di Domenico dell'Università di Padova presentano in un articolo pubblicato su Nature Cities un’analisi di questi problemi e delle possibili soluzioni.

Prendiamo un esempio concreto per illustrare il problema. Immaginiamo una smart city in cui la rete elettrica subisce un blackout improvviso a causa di un guasto in una sottostazione centrale. A prima vista, potrebbe sembrare un problema confinato all'elettricità. Ma in una smart city, le conseguenze si amplificano rapidamente: nelle reti di trasporto i semafori smettono di funzionare, causando ingorghi e aumentando il rischio di incidenti.

I trasporti pubblici come metro e autobus, spesso alimentati elettricamente, si fermano, creando caos per i pendolari. Nelle reti di comunicazione, i server che gestiscono le app di navigazione in tempo reale vanno offline, rendendo impossibile per i cittadini pianificare percorsi alternativi. Anche i sistemi di emergenza potrebbero avere ritardi nell'invio di squadre di soccorso. Nella rete idrica: se le pompe idriche funzionano con l'elettricità, la distribuzione dell'acqua potrebbe interrompersi, lasciando migliaia di case senza approvvigionamento. Infine ospedali e scuole, se privi di generatori di emergenza adeguati, potrebbero subire interruzioni delle attività critiche.

Questo effetto domino sottolinea l'importanza di una visione sistemica delle reti urbane. I ricercatori di rete utilizzano modelli multilivello per simulare questi scenari, identificando i punti deboli e suggerendo interventi mirati.

Ad esempio, un'analisi potrebbe rivelare che investire in una sottostazione ridondante o in backup energetici distribuiti potrebbe ridurre significativamente i rischi.

"Attraverso algoritmi avanzati - spiega Guido Caldarelli - è possibile ottimizzare il flusso di traffico, prevedere i guasti delle infrastrutture e migliorare la distribuzione delle risorse. Inoltre, le simulazioni di rete permettono di progettare sistemi con "ridondanza", ovvero capacità di adattarsi e funzionare anche in caso di guasti".

Jacopo Moi, dottorando di Ca'Foscari con borsa della Fondazione Futuro delle Città di cui Stefano Mancuso (coautore) è direttore scientifico continua: "Questi modelli semplici ci permettono di stimare non solo le criticità delle città, ma anche l'uso delle risorse, come per esempio l'uso delle aree verdi come abbiamo già pubblicato recentemente su Physical Review".

Caldarelli conclude: "Le smart city non possono essere costruite senza una comprensione profonda delle loro interdipendenze interne, e la scienza delle reti si pone come strumento chiave per garantire la loro sostenibilità e resilienza. La capacità di prevedere e mitigare gli effetti a cascata nelle infrastrutture urbane potrebbe fare la differenza tra una città che prospera e una che collassa sotto il peso della propria complessità. In questo senso, la scienza delle reti non è solo un campo di ricerca, ma una guida essenziale per il futuro delle nostre città".