L’Università Ca’ Foscari ospiterà dal 3 al 6 giugno uno dei più importanti appuntamenti per il diritto del lavoro a livello internazionale: la X edizione del Seminario di diritto internazionale e comparato del lavoro promosso dalla Società internazionale di diritto del lavoro e della sicurezza sociale (ISLSSL) e organizzato dalle cattedre di diritto del lavoro del Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari (proff. Adalberto Perulli, Vania Brino e Chiara Garbuio).
Come dice il titolo del convegno Labour Rights as Human Rights, il tema che verrà affrontato nei quattro giorni di studio da parte di eminenti esperti internazionali e dai giovani studiosi che hanno aderito da ogni continente, riguarda i diritti del lavoro intesi come diritti umani.
"La questione di fondo - spiega il prof. Adalberto Perulli, direttore del Master in diritto del lavoro e organizzatore scientifico del seminario - consiste nel chiedersi perchè i diritti sociali e del lavoro devono essere considerati come diritti umani e quali sono le conseguenze di questa qualificazione. La risposta sta nella peculiare funzione del diritto del lavoro, che consiste nel tutelare la persona del lavoratore con i suoi diritti fondamentali: la vita, la sicurezza, la libertà, la dignità della persona. Ma oltre a questi diritti ve ne sono altri altrettanto importanti: il diritto ad un salario equo, il diritto a non essere discriminati, il diritto a svolgere un lavoro o una professione contribuendo così al benessere della società. Quando ci indigniamo perché un lavoratore muore nei luoghi di lavoro dobbiamo essere consapevoli che non è stata violata solo una semplice normativa antinfortunistica, ma è stato violato un diritto che rispecchia ciò che di più “sacro” vi è nell’essere umano, per dirla con Simone Weil. I diritti umani nella nostra società dovrebbero godere, quindi, di una particolare protezione e di una universalità di azione; invece spesso vengono violati, a tutte le latitudini: non solo nei paesi in via di sviluppo o nelle economie emergenti, ma anche nella vecchia Europa. Questi diritti che la nostra costituzione definisce “inviolabili” (art 2) finiscono per essere disattesi perché prevale l’interesse economico su quello sociale e ambientale. Invece il paradigma dello sviluppo sostenibile afferma la pari dignità del pilastro economico, di quello sociale e ambientale, in una ricerca di un equilibrio difficile ma necessario se si vuole riconoscere alla persona che lavora la propria specificità umana, il suo essere degno di Riconoscimento".
In questa prospettiva vengono posti in rilievo soprattutto i comportamenti delle imprese quali principali attori sociali ed economici. "Le imprese devono impegnarsi di più nel rispettare i diritti umani fondamentali lungo tutta la catena del valore “ - continua Perulli - e la qualificazione dei diritti del lavoro come diritti umani può consentire di realizzare una serie di progressi nelle tutele. Quando si parla di diritti umani del lavoro non si tratta solo di "responsabilità sociale" affidata alla benevolenza di imprenditori illuminati, ma di diritti positivi e azionabili, garantiti dai sistemi giuridici e sanzionati in caso di inosservanza.
Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di ricorrere in ultima istanza alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per la tutela giurisdizionale di alcuni diritti sociali e del lavoro (CEDU), ma anche all’impiego di strumenti nuovi, come la "due diligence" (recentemente fatta oggetto di una importante Direttiva europea) che impone all’impresa un “dovere di vigilanza” nei confronti dei fornitori e dei subfornitori, anche se operanti in stati diversi: un tema , questo, che verrà affrontato nel seminario grazie al contributo della prof.ssa Vania Brino, che a Ca’Foscari dirige il master GESAM ed è una riconosciuta specialista di questa materia. Grazie al dovere di vigilanza, che dovrebbe essere esteso a tutta la filiera produttiva, la globalizzazione, con i suoi effetti di riduzione delle tutele del lavoro e di dumping sociale, viene temperata con l’esigenza di garantire i diritti umani anche in una prospettiva extraterritoriale”.
Anche i diritti collettivi come il diritto di associazione sindacale e di contrattazione collettiva sono da considerarsi diritti umani?
"Certamente si - afferma Perulli - ed anzi questi diritti svolgono un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti umani del lavoro: grazie alla contrattazione collettiva tutti i lavoratori possono acquisire nuove garanzie e nuovi diritti; per questo la contrattazione collettiva è un meccanismo "riflessivo" di regolazione sociale che va preservata e valorizzata contro le tendenze alla individualizzazione dei rapporti di lavoro, che pure può sussistere come fenomeno positivo se contribuisce a valorizzare le diversità e a favorire il benessere complessivo della persona del lavoratore, come afferma la Dichiarazione di Philadelphia”.
Oltre all’impresa, chiamata a diventare più responsabile e sostenibile, vi sono altri attori che possono essere chiamati in causa ?
"Naturalmente si, ad esempio tutti gli attori che a diverso livello e titolo si occupano di diritti umani del lavoro: non solo i sindacati nazionali e internazionali ma anche le organizzazioni non governative, le varie associazioni a tutela dei diritti umani, e gli stessi Stati nazionali che dovrebbero adottare una strategia più decisa per la tutela dei diritti umani. Non dimentichiamo le organizzazioni intergovernative come l’OIL, International Labour Organization che contribuisce con la sua azione normativa a promuovere convenzioni e standard sociali internazionali che tutti i paesi dovrebbero ratificare e rispettare, ma anche Istituzioni come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale che dovrebbero sviluppare una maggiore condizionalitá sociale nelle loro politiche di cooperazione internazionale. Infine, ma non da ultimo, l’Unione Europea: in questa fase così delicata , con conflitti e tensioni internazionali che scompaginano il vecchio ordine globale, l’UE dovrebbe riprendere un’azione sociale paragonabile a quella che ha ispirato il modello sociale europeo ai tempi di Jaques Delors. Chi vuole proteggere i diritti umani del lavoro (e i diritti umani in genere) non può che essere un convinto europeista, perché con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni l’Europa è l’unica forza politica, sociale ed economica sovranazionale in grado di sostenere i diritti umani sia al suo interno, con politiche sociali più avanzate rispetto al resto del mondo, sia nelle relazioni esterne, con azioni di condizionamento sociale nelle relazioni commerciali internazionali".
Il convegno è promosso dall’Aidlass, Associazione Italiana di Diritto del lavoro e della Sicurezza Sociale, dal Global Campus of Human Rights e ha il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia e del Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Venezia, del Centro di Studi Giuridici di Ca’ Foscari.
La segreteria organizzativa è della Fondazione Università Ca’ Foscari.
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