Come abbattere le emissioni navali senza inquinare il mare?

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Photo by Cameron Venti on Unsplash

Per rispettare le restrizioni sulle emissioni inquinanti, le compagnie mercantili possono usare carburanti a basso contenuto di zolfo oppure dotare le navi di sistemi di abbattimento che “lavano” i fumi. Una soluzione che sposta il problema dall’inquinamento dell’aria alla contaminazione del mare: il “lavaggio” a circuito aperto comporta infatti lo sversamento in mare di grandi quantità di acque reflue molto acide.

Scienziati dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con colleghi di altri 17 centri di ricerca europei, studieranno il reale impatto ambientale di questo fenomeno, svilupperanno nuovi modelli di valutazione delle strategie adottate e proporranno linee guida e raccomandazioni per gestire in modo più sostenibile l’abbattimento delle emissioni marittime nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea con 7,5 milioni di euro.

Il progetto si chiama EMERGE, è coordinato dal Finnish Meteorological Institute e durerà quattro anni.

EMERGE si propone di sviluppare ed applicare per la prima volta un metodo per stimare gli impatti ambientali del traffico marittimo tenendo conto sia delle emissioni in atmosfera, che delle loro “ricadute” sugli ecosistemi marini, valutando l’efficacia, costi e benefici delle varie opzioni praticabili per abbattere le emissioni.

Ad oggi, ad esempio, sono molto limitate le conoscenze sulla tossicità delle acque di scarico degli impianti di abbattimento delle navi, le quali contengono metalli e idrocarburi policiclici aromatici che possono accumularsi nell’ambiente e danneggiarlo.

La combustione dei motori navali, inoltre, produce diversi inquinanti primari e secondari come particolato, ossidi di zolfo, ossidi di azoto ed ozono, i quali hanno effetti dannosi anche sulla salute, oltre che sull’ambiente e sul clima. Le emissioni del traffico navale a livello globale rappresentano il 2% delle emissioni totali di anidride carbonica.

Ca’ Foscari si occuperà delle ricerche sul caso studio riguardante l’area marino costiera del Nord Adriatico e la laguna di Venezia. Il team cafoscarino, coordinato dal professor Antonio Marcomini, studierà con modelli e analisi sul campo gli impatti sulla laguna, sugli ecosistemi costieri e sulla salute umana, nello scenario attuale e in futuri scenari che comprendono l’applicazione di diverse tecnologie di abbattimento dei fumi al trasporto navale.

L’attività modellistica prevede l’applicazione di modelli di trasporto, ripartizione e bioaccumulo dei contaminanti assieme ad un modello per lo studio dei processi bio-geochimici. L’attività sperimentale prevede il campionamento e la caratterizzazione delle acque reflue degli impianti di abbattimento dei fumi (parametri fisico-chimici, metalli pesanti, IPA, nutrienti inorganici) e test ecotossicologici su specie tipiche dell’ambiente lagunare (fitoplancton, copepodi e mitili).

Inoltre, Ca’ Foscari coordinerà l’analisi degli scenari di mitigazione riguardanti i vari casi studio, che comprendono l’analisi degli effetti a medio e lungo termine dell’uso di diverse tecnologie di abbattimento fumi nell’industria navale sulla salute umana e sull’ecosistema acquatico di alcune delle più importanti aree costiere e portuali europee, come ad esempio il Nord Adriatico (Italia), il golfo di Saronikos (Grecia), la laguna di Aveiro (Portogallo), il canale di Solent (Inghilterra) e lo stretto di Öresund (Svezia).

Il team del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Ca’ Foscari impegnato nel progetto è interdisciplinare e comprende i gruppi guidati dai professori Antonio Marcomini, Roberto Pastres e Annamaria Volpi Ghirardini.

Enrico Costa