Gli studi scandinavi sono diventati una realtà a Ca’ Foscari, da ormai più di un decennio. Avviati nel 2009 dal prof. Massimiliano Bampi, filologo germanico, costituiscono ora un nuovo polo italiano, il primo nel nord-est, che si aggiunge alle sedi di Roma, Milano, Napoli, Genova e Firenze. Contano ora nel nostro ateneo insegnamenti strutturati come Lingua svedese, Letteratura svedese e Storia della cultura svedese, inseriti nell’offerta formativa dei corsi di laurea dell’ateneo. Gli studenti complessivi sono oltre un centinaio, i laureandi una ventina all’anno.
Prof Massimo Ciaravolo, qual è la situazione attuale dello svedese a Ca’ Foscari?
Al momento i corsi di svedese sono presenti nel Corso di laurea triennale in Lingue, civiltà e scienze del linguaggio e nel corso di laurea magistrale in Scienze del linguaggio; vi lavorano la dott.ssa Annette Blomqvist, insegnante madrelingua “CEL” di Lingua svedese, il sottoscritto e la dott.ssa Sara Culeddu, docenti responsabili delle materie indicate. La presenza del prof. Massimiliano Bampi, con i suoi corsi e la sua ricerca, continua a essere la forza aggiunta degli studi scandinavi nel nostro Ateneo. Anche in ambiti diversi dalla letteratura e dalla filologia gli studi scandinavi sono presenti a Ca’ Foscari, ad esempio nel lavoro del prof. Gianluca Ligi di Antropologia culturale, conoscitore della cultura sami, oltre che della lingua svedese.
È stata anche recentemente pubblicata una nuova Storia delle letterature scandinave (Iperborea, Milano 2019) frutto dello studio dei docenti impegnati negli studi scandinavi a Ca’ Foscari. Ce ne può parlare?
Sì, io sono autore insieme a Culeddu e Bampi di una nuova Storia delle letterature scandinave (Iperborea, Milano 2019), un volume di oltre mille pagine scritto da quindici studiosi che rappresentano buona parte della scandinavistica italiana, uno sforzo collettivo che vuole offrire un nuovo e aggiornato strumento di studio agli studenti universitari, e una guida a tutti quei lettori interessati alle cose nordiche e scandinave.
La ricerca tende, da un lato, a sottolineare le difficoltà e perfino le “impossibilità” della storia della letteratura per il suo carattere necessariamente sintetico; d’altro lato si rileva come la lettura analitica, ravvicinata e interna delle opere letterarie non possa fare a meno di un lavoro di continua e puntuale contestualizzazione storica, sociale, culturale ed economica e, anche, come il manuale di storia letteraria offra una pratica di lettura tuttora importante per promuovere la letteratura e il suo valore specifico. Inoltre, per quanto riguarda la costruzione di un campo letterario scandinavo o nordico, come definiamo quest’area? Come e fino a che punto possiamo fare interagire le diverse prospettive nazionali con quella regionale e sovranazionale?
A questo proposito, possiamo chiarire il concetto di regione scandinava e di letteratura nordica che si declina poi in varie dimensioni nazionali e linguistiche? Come l’avete affrontato?
È una domanda importante, ma anche vasta e complessa. “Scandinavo” e “nordico” si usano spesso come sinonimi. Possiamo dire che le due grandezze a volte coincidono, sebbene i concetti non siano identici. Geograficamente, la Scandinavia è una penisola che comprende oggi Norvegia e Svezia. Culturalmente, “scandinavi” sono però anche i danesi: è dai tempi dei vichinghi che il resto dell’Europa percepisce quest’area e queste popolazioni come relativamente omogenee. Linguisticamente, le lingue “scandinave” sono quelle del gruppo germanico settentrionale: danese, norvegese, svedese, islandese e faroese.
E qui torna utile il concetto più vasto di Nord: una regione geografica dell’Europa settentrionale interessata dall’espansione vichinga di mille e oltre anni fa, dove dunque si parlano lingue scandinave (islandese e faroese sono lingue insulari dirette discendenti del norreno, la lingua dei coloni norvegesi del IX e X secolo). Esiste però anche un Nord non scandinavo: la lingua finlandese e le lingue sami, così come l’inuit della Groenlandia, hanno altre radici linguistiche, sebbene anche la storia di quelle terre sia legata a doppio filo con la storia dei regni scandinavi, in particolare i regni storicamente egemoni di Danimarca e Svezia. In inglese, tuttavia, si usa più comunemente Nordic anche per quello che qui ho definito scandinavo. Quindi, dipende dai punti di vista…
Nel nostro lavoro, cerchiamo continuamente di applicare un principio importante della comparatistica: osservare sì gli elementi unificanti (che dalla nostra prospettiva sud-europea appaiono evidenti), sviluppando nel contempo la conoscenza delle differenze, che sono altrettanto importanti. Data la vicinanza linguistica piuttosto unica tra tre lingue nazionali quali danese, norvegese e svedese, è naturale per noi “scandinavisti” non nordici sviluppare la conoscenza di più lingue scandinave e lavorare con più tradizioni letterarie e culturali. Anche se a Ca’ Foscari si insegna solo la lingua svedese, almeno per ora, è quanto facciamo anche con i nostri studenti nelle ore di cultura e letteratura svedese/(scandinava).
In occasione della pubblicazione della storia delle letterature scandinave, Ca’ Foscari ospiterà anche un convegno internazionale
Gli stessi docenti di Ca’ Foscari, autori della pubblicazione, promuovono ora il convegno internazionale Writing and Teaching Nordic Literary History (Aula Baratto, 6-8 novembre 2019) con lo scopo di riflettere assieme a qualificati colleghi internazionali sulle sfide e le aporie della storiografia letteraria e suoi modi in cui la storia delle letterature scandinave/nordiche possa essere utilmente frequentata e praticata nella didattica universitaria. Infatti, oltre che alla scrittura di storie della letteratura, il convegno dedica una riflessione anche alla didattica universitaria della storia letteraria, allo spazio che è giusto concederle e alla necessaria interazione tra comunicazione orale nella didattica e studio del manuale.
Tutte le tradizioni letterarie scandinave, e le loro lingue, sono prese in esame negli interventi: danese, faroese, islandese, norvegese, svedese e svedese di Finlandia. I relatori provengono da tutti i Paesi del Nord – Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia – inoltre dall’Austria, dalla Francia, dall’Italia, dagli Stati Uniti e dalla Svizzera. Le lingue del convegno sono danese, inglese, norvegese e svedese.
Un ultima domanda: qual è, secondo lei, il capolavoro della letteratura scandinava che varrebbe la pena di conoscere e leggere? E quale uno scrittore contemporaneo emergente?
Qui la risposta può solo essere estremamente soggettiva. Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta ma, tra i grandi classici, i libri che mi hanno cambiato la vita, o il modo di vederla, sono stati Enten-Eller (Aut-Aut) dello scrittore e filosofo danese Søren Kierkegaard e il dramma di Henrik Ibsen Vildanden (L’anitra selvatica). Una poetessa contemporanea che amo molto, anche se non proprio debuttante, è Tua Forsström, finlandese di madrelingua svedese.