Intervista a Jhumpa Lahiri: la letteratura? Un ponte fra due due mondi

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Jhumpa Lahiri

“A cosa serve, poi, la letteratura se non ad
accogliere chiunque abbia la curiosità
e la voglia di affrontarla?”

Jhumpa Lahiri

La scrittrice e professoressa presso l’Università di Princeton Jhumpa Lahiri, già ospite dell’edizione 2014 del festival internazionale Incroci di Civiltà, ha presentato all’interno del ciclo Writers in Conversation, insieme alla professoressa Ricciarda Ricorda dell’Università Ca’ Foscari, il nuovo libro Racconti italiani, pubblicato dalla casa editrice Guanda. Noi di CfNEWS abbiamo avuto l’opportunità di intervistarla.

Racconti italiani è un’antologia nata per un pubblico americano e per questo l’obiettivo era proporre un libro di testo che gli studenti sarebbero stati entusiasti di leggere. Ma soprattutto riuscire a riunire quegli autori che hanno alimentato l’amore di Lahiri per la letteratura e la lingua italiana, con una particolare attenzione per coloro che meglio di altri sono riusciti a padroneggiare la forma tradizionale del racconto, facendone uno degli strumenti più dinamici ed innovativi della scena letteraria novecentesca.

La selezione di quaranta autori ed altrettanti racconti ha richiesto all’autrice ben due anni di lavoro; i criteri di questa scelta vengono esplicitati nell’introduzione del testo. Lahiri ne aveva già in mente una dozzina che per l’importanza rivestita nel suo percorso personale voleva includere a tutti i costi, per i restanti l’hanno guidata soprattutto l’istinto e la volontà di dare visibilità a quegli autori da tempo dimenticati ed in particolare, valorizzare la scrittura delle donne.

Ha senso secondo lei parlare di una letteratura “al femminile”?
“Sì e proprio per le donne ho cercato di creare spazio e dare luce, in modo da permettere al lettore di conoscere soprattutto le scrittrici del passato, essendo oggi la situazione in mutamento e affacciandosi nuove prospettive.”

La fase di traduzione ha rappresentato un’ulteriore sfida. Se da una parte è stato possibile riutilizzare traduzioni precedenti, dall’altra quest’esigenza ha fatto emergere una lacuna considerevole nella circolazione di testi del Novecento italiano negli Stati Uniti. Proprio per questo motivo alcuni autori sono stati tradotti da Jhumpa Lahiri stessa, mentre altri sono stati delegati a collaboratori della casa editrice. Particolare è il caso del racconto di Italo Calvino, o meglio del capitolo scartato da Palomar, Dialogo con una tartaruga. Questo testo è stato oggetto di un corso di traduzione (“To & from Italian”) tenutosi presso l’Università di Princeton ed il cui risultato venne pubblicato nell’edizione americana di Racconti Italiani.

Per quale pubblico è pensata l'antologia Racconti italiani?
“Riproporre questo stesso testo ad un pubblico italiano è stato un gioco del rovescio che mi ha permesso però di fare una riflessione su coloro a cui mi rivolgo. Tutto ciò mi ha dato la possibilità di ampliare l’idea di “lettore italiano” ed accogliere questa nuova figura trasversale composta da membri della diaspora italiana, i loro figli, nipoti e parenti, studenti e studiosi e, naturalmente, i nuovi italiani, coloro che sono appena arrivati e stanno mettendo radici.”

Se l’istinto ha giocato un ruolo cardine nella scelta degli autori da includere, questo poi si è rivelato fautore di felici coincidenze nell’intreccio tematico venuto a crearsi fra i racconti dell’antologia “come fili che si intersecano”. Il tema che unisce quasi tutti i racconti sembra essere l’ibridismo e la metamorfosi, l’idea di cambiare e mutare identità continuamente. Gli autori stessi rappresentano la capacità di ridefinire il proprio stile e fare una svolta creativa sorprendente. Questo permette di ritrovarsi in persone o personaggi che non sono una cosa sola e rivedere una percentuale di sé in un altro. In questo stesso momento la scrittrice sta affrontando personalmente una svolta creativa grazie ad una serie di racconti ambientati a Roma ancora in fase di elaborazione ed un testo interamente poetico, radicalmente sperimentale.

Una domanda su un fatto d'attualità, che in questi giorni rimbalza su social e stampa: cosa ne pensa della polemica legata al salone del libro di Torino, dove era prevista la presenza della casa editrice Altoforte?
“Nei prossimi giorni avrò modo di presentare il mio libro al Salone di Torino, dove la vicenda della casa editrice Altoforte è stata secondo me l’emblema di un momento preoccupante che seguo da tempo, specialmente a Roma dove con il nuovo Governo si percepisce un clima diverso. In questo caso, perlomeno, la situazione è stata gestita in una maniera tale da lanciare un segnale chiaro e ridurre lo sconcerto.”

A cura di Sveva Buttazzoni