Nuova vita per gli scarti della birra, grazie a una pmi nata all'Università

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Le trebbie, bucce del malto d’orzo, rappresentano l’85% del totale dei sottoprodotti derivanti dalla produzione della birra: per ogni ettolitro ne vengono prodotte oltre 20 kg e, ogni anno in Europa, se ne producono oltre 6,4 milioni di tonnellate. Gestire questi rifiuti rappresenta un problema cruciale per le industrie sia dal punto di vista ecologico che economico.

L’idea di trasformare le trebbie in polimeri al 100% ‘green’ è stata maturata da una spinout dell’Università Ca’ Foscari Venezia, la Crossing Srl fondata dalla ricercatrice Valentina Beghetto, e sta producendo importanti risultati sia in ambito industriale che accademico: ha dato il via a due progetti di ricerca cofinanziati dall’Unione Europea - LifeRestart e BeSoGreat  - e ha contribuito allo sviluppo di un filone di ricerca universitaria sulla valorizzazione di scarti agroalimentari grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari. 

Crossing è stata spinoff cafoscarina dal 2014 al 2023, e poi ha proseguito la sua attività come impresa indipendente. La ricerca sullo sviluppo di composti organici che permettono di migliorare prodotti industriali in modo ecocompatibile ed economico, è nata quindi all’interno dei laboratori universitari del campus scientifico di Mestre.

“Lo scarto non è di per sé qualcosa che deve necessariamente essere buttato, ma può, anzi deve, essere rivalorizzato e trasformato in una risorsa - afferma Valentina Beghetto, docente a Ca’ Foscari di Chimica Industriale. - Trovare delle tecnologie nuove è diventata una necessità per ridurre gli scarti e favorire la transizione ecologica”.

Life Restart, primo esempio di riciclo degli scarti della birra

Il primo esempio di trasformazione delle trebbie da sottoprodotto in opportunità, con la produzione di biopolimeri di qualità, green, biodegradabili, riciclabili e di interesse industriale, è stato realizzato da LifeRestart, progetto di ricerca con quasi 3 milioni di euro di budget, che terminerà a dicembre 2025, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma LIFE. 

Crossing fa parte del progetto e lavora insieme ai partner (Fondazione Me.S.S.In.A., EcosMed, Università degli Studi di Messina, Birrificio Messina, Giardineria Italiana) per sviluppare diverse formulazioni di biopolimeri, avviando l’unica filiera produttiva degli scarti della birra. E’ stata inaugurata a Roccavaldina (Me) la prima fabbrica che dalle trebbie produce granuli di bioplastica a marchio “ecobuddy”. La Cooperativa Sociale EcosMed, che gestisce la fabbrica, avvierà la produzione e commercializzazione entro fine settembre 2024.

BeSoGreat, dalle bioplastiche nuovi prodotti con tecnologia 3D

Questo modello di business orientato alla circolarità prosegue con BeSoGreat, progetto biennale che ha preso il via a gennaio 2024 e che può contare su un budget di oltre un milione di euro, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Interreg Italia-Austria. Con BeSoGreat le bioplastiche ottenute con LifeRestart diventeranno nuovi prodotti grazie a tecnologie avanzate di stampa 3D e stampa ad iniezione

Crossing è partner del progetto, insieme a due istituti di ricerca (FH Kärnten Research, FH Kufstein Tirol Bildungs GmbH) e due aziende (Nuova Deroma Spa, Comet Scrl). Grazie a questa sinergia, a partire dagli scarti della birra si potrà produrre un catalogo di nuovi prodotti con materiale biodegradabile ed ecosostenibile, realizzati con tecnologie avanzate di stampa 3D e stampa ad iniezione. La produzione pilota prevede la realizzazione di vasi per la coltivazione aeroponica e complementi di arredo, ma si punta a sviluppare anche accessori per i birrifici, chiudendo così il cerchio del ciclo di vita delle trebbie.

Dall’Università all’impresa: la ricerca per valorizzare gli scarti agroalimentari

Nei laboratori di Ca’ Foscari si fa ricerca ad ampio spettro sulla valorizzazione degli scarti industriali agroalimentari: si analizzano i diversi tipi di scarto per valutarne l’utilizzo, si testano gli additivi, si valuta se dallo scarto si possono ancora estrarre materie preziose, utilizzabili come additivi per le bioplastiche stesse o implementabili in altri processi produttivi come ad esempio in ambito farmaceutico, e vengono testati come filler per la produzione di nuovi biocompositi. 

In questo contesto è nata Crossing, che da spin-off universitaria si è poi trasformata in una pmi innovativa, mantenendo una collaborazione virtuosa tra Università e impresa

Attualmente un team di ricerca che fa capo al gruppo “Sintesi organica industriale” (IOS) del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, studia nello specifico la valorizzazione di scarti provenienti dalla lavorazione della birra. Il team coinvolge la Prof.ssa Beghetto, la dottoranda Rachele Rampazzo che studia come impiegare gli scarti agroalimentari nel settore farmaceutico e Gioele Foltran un laureando che si occupa di estrazioni e rivalorizzazione di biomasse. Entro fine anno sarà anche assegnata una borsa di dottorato cofinanziata da Crossing Srl.

Federica Scotellaro