La testuggine palustre europea, Emys orbicularis è una specie in pericolo. Le cause del suo declino sono legate principalmente alla scomparsa dell’ambiente umido sul territorio nazionale e alla presenza di specie alloctone, che ne invadono l’habitat creando considerevoli scompensi ecologici (come, per esempio, la competizione per lo spazio e le risorse, o l’ingresso di nuovi parassiti). È il caso della testuggine palustre americana, Trachemys scripta, spesso acquistata nei negozi di animali ed erroneamente liberata in natura da adulta a causa delle sue grandi dimensioni.
Le testuggini palustri europee sono animali di piccola taglia (le femmine, più grandi dei maschi, raggiungono solitamente i 20-22 cm di lunghezza), tendenzialmente di colore scuro, che varia tra il verde oliva e il nero. Vivono sia in ambiente acquatico che terrestre e si nutrono principalmente di lumache, larve di insetti, e altri piccoli animali. Il periodo di maggiore attività di Emys orbicularis è tra maggio e luglio, mentre tra novembre e febbraio questi animali si ibernano, preferibilmente in acqua, per superare l’inverno. Si tratta di creature stanziali e abitudinarie, nonché piuttosto timide.
Le testuggini palustri europee spesso si trovano in aree protette, ed è proprio nell’Oasi WWF di Valle Averto che si sta svolgendo la ricerca del dottorando cafoscarino Mirko Liuzzo, sotto la supervisione congiunta del prof. Stefano Malavasi dell’Università Ca’ Foscari e del prof. Vincenzo Arizza dell’Università degli Studi di Palermo, che si avvale del dott. Dario Ottonello del Ce.S.Bi.N srl come esperto scientifico esterno. Lo studio è incentrato sulla gestione e la conservazione delle aree perilagunari, tramite il caso studio della testuggine palustre europea in virtù del suo ruolo di “specie ombrello/bandiera” per le zone umide, e di specie indicatrice per l’integrità e qualità degli habitat ai quali è associata: si tratta infatti di animali spesso all’apice della catena trofica e con un forte potere carismatico ed evocativo. Si tratta del primo studio su questa area protetta e ha già riportato risultati interessanti nonostante le difficoltà derivate dall’epidemia COVID.
Preziosa è tuttora la collaborazione del personale dell’oasi WWF di Valle Averto, diretta da Stefano Borella, l’altro esperto esterno di riferimento del progetto di ricerca. Originariamente, lo studio avrebbe dovuto svolgersi comparando la testuggine palustre europea della riserva veneta con la testuggine palustre siciliana (Emys trinacris) della riserva naturale integrale WWF Lago Preola e Gorghi Tondi (nella zona di Mazara del Vallo), diretta dalla dott.ssa Stefania D’Angelo. Tuttavia, complicanze logistiche legate al COVID e alla distanza tra le due aree hanno portato a sospendere questa parte del progetto. Ciononostante, nelle fasi finali della ricerca si farà comunque riferimento alla popolazione di testuggine palustre siciliana, soprattutto in termini di gestione e conservazione.
Valle Averto è situata nella Laguna meridionale, nel Comune di Campagna Lupia, ed è un sito di importanza comunitaria in termini di conservazione degli ambienti umidi, nonché incluso nel sito patrimonio UNESCO “Venezia e la sua laguna”. Si tratta di un’ex-valle da pesca costituita per lo più da ampi specchi d'acqua salmastra, canali, canneti e boschi igrofili. Nello specifico, la ricerca si è concentrata su tre aree dell’Oasi WWF, due canali e un lago di acqua salmastra. Il flusso di uno dei canali di studio è regolato artificialmente attraverso un sistema di chiaviche, mentre il secondo non presenta alcun flusso d'acqua in ingresso e la sua portata dipende principalmente dalla piovosità. La varietà degli habitat selezionati è importante sia per il monitoraggio iniziale della popolazione, sia per considerazioni legate alla gestione del sito. Infatti, risultati preliminari mostrano come la specie in esame riesca anche ad adattarsi a considerevoli variazioni di salinità, un aspetto certamente da approfondire per ampliare le conoscenze in merito all’uso dell’habitat di Emys orbicularis. Una componente importante della ricerca è quella di monitorare i movimenti della specie, anche durante il periodo che precede l’ibernazione invernale, durante il quale gli esemplari si muovono meno e si preparano all’inverno. Questo aspetto è rilevante dal punto di vista gestionale, perché permetterebbe di identificare i momenti ideali per gli interventi di manutenzione del sito, e soprattutto degli argini artificiali.
Lo studio è stato strutturato in tre fasi fondamentali. Il monitoraggio iniziale della popolazione si è focalizzato sull'analisi della struttura, sulla stima dell’abbondanza della popolazione veneta e sul rilevamento delle principali caratteristiche biometriche degli esemplari. Già in questa prima fase sono state effettuate importanti osservazioni: quella di Valle Averto potrebbe essere una delle popolazioni più ricche del Nord Italia. Tramite il metodo della cattura-marcatura-ricattura sono stati identificati 336 esemplari in totale. Inoltre, tra questi individui, solo 2 appartenevano alla specie Trachemys scripta, il che lascia intuire che l’oasi sia ancora a prevalenza autoctona, rivelandosi un sito prezioso, soprattutto per studi futuri. Un altro elemento emerso da questa fase sono stati gli spostamenti dedotti con il metodo di cattura-marcatura-ricattura durante l’attività di campionamento.
Una seconda fase è quella riguardante l’aspetto etologico, durante la quale è stato studiato il comportamento specifico degli animali tramite l’analisi dello spazio vitale (home range), la loro dispersione e l’uso dell’habitat. In particolare, all’interno dell’area di studio sono stati monitorati attraverso la tecnica del radiotracking (cioè attaccando un trasmettitore sul carapace delle testuggini per la localizzazione dell’animale nello spazio) 9 esemplari (5 maschi e 4 femmine). Con questa metodologia di analisi sono state effettuate 251 localizzazioni che sembrano aver riconfermato quanto precedentemente ipotizzato: gli esemplari si muovono davvero molto tra le varie aree studiate, con spostamenti giornalieri che possono raggiungere anche il mezzo chilometro.
Il terzo obiettivo, in corso, è quello che riguarda l’indagine degli elementi inquinanti su campioni di sedimenti superficiali, acqua e gusci di uova di Emys orbicularis raccolti nell’oasi. Ad oggi, non esistono molti studi che si occupino dell’inquinamento di questi habitat e di come gli agenti inquinanti influiscano sullo status di salute della testuggine palustre europea. Infatti, l’area presa in esame, nonostante le buone condizioni di naturalità, potrebbe essere colpita dalla presenza di fattori di disturbo (come scarichi di tipo industriale e/o residenziale). Proprio l’input d’acqua dolce dell’oasi deriva principalmente dal Canale Novissimo del Brenta da cui acque reflue e/o industriali potrebbero aver inquinato l’area. Potrebbe essere quindi fondamentale per la preservazione del sito di studio individuare l’eventuale contaminazione di metalli tossici.
Un’ulteriore osservazione in corso di verifica riguarda il riscontro di tracce di infezioni batteriche per patologia SCUD (Septicemic Cutaneous Ulcerative Disease) sul carapace e piastrone degli individui catturati nei canali. I vettori potenziali di questa patologia sono proprio le testuggini esotiche, come la già menzionata Trachemys scripta.
Nei prossimi mesi la ricerca si focalizzerà proprio su questi ultimi aspetti. Da una parte, si attendono i dati ecotossicologici provenienti dall’analisi chimica dei metalli tossici presso il Laboratorio dell’Università degli studi di Palermo. Dall’altra, il monitoraggio attraverso il radiotracking proseguirà tra settembre e novembre, durante gli inizi dell’ibernazione, per ottenere informazioni più precise sul comportamento degli animali in questo periodo e per individuare, come già ricordato, dati utili alla manutenzione del sito. È infine in fase di pubblicazione un articolo scientifico tratto dallo studio della struttura, della stima dell’abbondanza e della dinamica della popolazione delle testuggini dell’oasi.