Isolare i casi per frenare Covid-19, studio su Nature Communications

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Allo scadere del lockdown, isolare quotidianamente almeno il 5,5% delle persone potenzialmente contagiose, anche asintomatiche, può mantenere la trasmissibilità del Covid-19 a un livello accettabile e scongiurare una seconda ondata. Per raggiungere questo obiettivo, però, occorre una straordinaria capacità di identificare i contagiati e tracciare non solo le persone con cui sono entrati in contatto, ma anche i contatti ‘secondari’, cioè i contatti dei loro contatti risultati positivi al tampone.

Significava, a partire dal 4 maggio, isolare oltre 1200 persone al giorno in Lombardia, circa 500 in Emilia Romagna e oltre 200 in Veneto. Il calcolo è frutto della ricerca che da alcuni mesi conducono esperti di modelli di contagio dell’Università Ca’ Foscari Venezia, del Politecnico di Milano, dell’Università di Padova e dell’Epfl di Losanna e che ha portato a due pubblicazioni sulle prestigiose riviste PNAS e, con un articolo uscito oggi, Nature Communications.

Il modello matematico alla base dello studio si basa sui dati disponibili riguardo ricoveri e decessi in 107 province italiane, le variabili ritenute meno incerte, oltre a un indicatore della mobilità fornito dalla geolocalizzazione dei cellulari. A partire da questi numeri, il modello riproduce l’evoluzione teorica della pandemia in Italia. Rende possibile quindi stimare scenari di contagio al variare di mobilità, tasso di trasmissione e sforzo di tracciamento e isolamento

“Con l’allentamento delle restrizioni del lockdown il tasso di trasmissione è probabilmente aumentato, ma è possibile calcolare la soglia limite oltre la quale una seconda ondata diventa probabile - spiega Enrico Bertuzzo, primo autore dello studio e professore all’Università Ca’ Foscari Venezia -.  Se il tasso di contagio fosse risalito del 40% l’epidemia sarebbe tornata a livelli drammatici in molte regioni. Un aumento della trasmissione può però essere controbilanciato dall’isolamento degli individui infettivi, per questo è stato e rimane fondamentale mettere in campo il massimo sforzo per testare, tracciare e isolare gli infetti, anche asintomatici”. Tra gli autori dello studio c’è un altro ricercatore del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, il matematico Damiano Pasetto.

Le stime sul peso degli asintomatici elaborate in questo studio sono state successivamente confermate dai dati reali delle statistiche dell’Istat, che ha comunicato i risultati dell’indagine sulla sieroprevalenza del coronavirus.

Il gruppo di ricerca del professore Bertuzzo ha recentemente collaborato ad un altro studio di revisione, pubblicato nei giorni scorsi su Nature Sustainability sui rischi legati alla potenziale trasmissione del  SARS-CoV-2 attraverso le acque reflue.

Enrico Costa