Arti extraeuropee: la ricerca a Ca' Foscari è donna

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Dall'alto in senso orario Silvia Vesco, Sabrina Rastelli, Sara Mondini e Silvia Burini

A Ca’ Foscari le arti non occidentali parlano quasi esclusivamente al femminile: Silvia Burini (Russia), Sara Mondini (Medio Oriente e India), Sabrina Rastelli (Cina), Silvia Vesco (Giappone). Il nostro è uno dei pochi atenei in cui allo studio dell’arte italiana ed europea si affianca anche quello delle espressioni artistiche e culturali di civiltà solo apparentemente remote. È una delle ricadute essenziali dell’assetto di un’università da 150 anni aperta al mondo, crocevia di culture, luogo di eccellenza nell’insegnamento delle lingue e delle culture di un mondo sempre più globale. Una presenza davvero importante all’interno dell’ateneo: queste docenti hanno proposto approcci innovativi alla ricerca, hanno realizzato iniziative di grande rilievo, garantiscono canali di formazione e sbocchi professionali qualificati per i nostri studenti avanzati, coordinano alcuni settori dell’Enciclopedia Treccani per il Contemporaneo, scrivono manuali di storia dell’arte dei paesi di competenza. La diversità di genere le ha spinte in territori poco percorsi o affatto inesplorati. È anche grazie a loro che Venezia è riconosciuta come uno dei centri di più fecondo confronto internazionale per le arti antiche e contemporanee.

Tre di loro sono laureate a Ca’ Foscari (Rastelli, Vesco e Mondini) e sono cresciute in questo ateneo dove sono tornate dopo anni di specializzazione all’estero e un bagaglio di esperienze da mettere a frutto nel campo dell’arte, a favore della ricerca e della didattica cafoscarina.
Un filo comune che, guidato dall’arte, esce dall’Europa per arrivare in Russia, in Cina, in Giappone e in India, contesti diversissimi e in buona parte ancora inesplorati che grazie a queste "donne dell’arte contemporanea non occidentale” sveleranno i loro segreti.

La storia dell’arte russa è il campo di studi di SILVIA BURINI, direttore del Centro Studi sulle Arti della Russia CSAR, che insegna Storia dell'arte russa e Storia comparata dell'arte contemporanea, essendo anche coordinatore del dottorato internazionale in Storia delle Arti. Già prorettore alle Attività Culturali di Ca’ Foscari ha curato numerose mostre per l’ateneo negli Spazi Espositivi tra cui quella in corso su Gely Korzhev. E’ la vulcanica ideatrice di Art Night manifestazione che arrivata alla 9 edizione, anima per una notte tutta la città di Venezia coinvolgendo migliaia di visitatori e portandoli alla scoperta dell’arte in tutte le sue forme avendo il grande merito di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea e non. E’ stata insignita di numerosi premi e onorificenze per la diffusione della cultura russa tra cui la medaglia Puškin e nello stesso anno è entrata a far parte, come membro onorario, dell’Accademia delle Arti della Russia Ha curato più di cinquanta mostre di pittura russa, tra cui V. Kandinskij, A. Rodchenko e Avanguardia russa ed è stata curatrice del Padiglione Nazionale della Federazione russa alla Biennale di Venezia del 2017.
 “L’interesse per l’arte russa sta aumentando – ci spiega - anche grazie ad un mecenatismo che sostiene progetti e attività. Tutti i grandi musei russi oggi hanno numerosi progetti di arte contemporanea, non solo antica e moderna, ma hanno cominciato a lanciarsi nell’arte contemporanea. Le nuove tecnologie sono molto utilizzate, la Russia ha dimostrato una grande sensibilità verso i new media.”

Il Centro Studi sulle Arti della Russia nato nel 2011 canalizza tutti questi interessi di ricerca sull’arte russa: “È diventato una piattaforma significativa non solo per l’Italia, ma anche per la Russia stessa, dove intrattiene rapporti di alto livello con artisti, musei, istituzioni e università. E’ un esempio unico in Europa che ha assunto il ruolo di tramite tra le istituzioni europee e le istituzioni e gli artisti russi quando questi si trovano a lavorare fuori dai propri confini nazionali”.
Non a caso ha lo scorso anno organizzato un convegno internazionale sulla percezione dell’Arte
Russa all’estero
in cui collezionisti, direttori di musei e altre figure professionali di questo settore hanno dialogato sulle modalità con cui il patrimonio artistico russo viene recepito fuori dai confini.

Ma non parliamo solo di arte: Silvia Burini ha anche ideato molti eventi legati al cinema russo tra cui il festival "Ruskino" a Venezia. Ha studiato semiotica della cultura e delle arti figurative (in particolare di Jurij Lotman, di cui è anche traduttrice). Si è occupata di avanguardia russa degli anni dieci e venti. La Nuova Enciclopedia dell’Arte contemporanea della Treccani, le ha commissionato la parte relativa all’Arte Russa anche in questo caso sviluppata con un approccio non eurocentrico.
Proprio quest’anno ha creato il gruppo di ricerca CART (Contemporary art research team) che intende diventare un “contemporary hub” all’interno del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali per riunire le esperienze di indagine e didattiche dei docenti che affrontano l’arte del nostro tempo, in tutti i suoi aspetti ed in una prospettiva interdisciplinare che affianca e sormonta arti visive e performative, musica ed estetica, curatorship e nuove tecnologie.

Tutte le “dame delle arti non occidentali” sono concordi nel sottolineare l’importanza della conoscenza a 360 gradi, che unisce varie discipline e che aggiunge valore alla formazione cafoscarina.

 “A Ca’ Foscari ribadisce infatti SILVIA VESCO, ricercatore e docente di Storia dell’arte giapponese presso il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea - offriamo un programma culturale completo: oltre allo studio della lingua, anche la storia, la letteratura, la cultura e infine l’arte di un paese e gli strumenti per avere accesso a questi mondi in maniera da evitare errori culturali come quelli che sono stati per esempio recentemente compiuti da Dolce e Gabbana in Cina e che possono avere conseguenze anche gravi, per esempio sul piano economico”.
Laureata a Ca’ Foscari, Master in Arte e Archeologia dell’Asia Orientale presso SOAS (School of Oriental and African Studies) dell’Università di Londra dove ha anche insegnato, ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Genova una parte del quale svolto presso l’Università Imperiale Gakushuin di Tokyo. Ha vissuto e studiato a lungo in Giappone. Ha organizzato diversi convegni internazionali. Il suo campo di ricerca e specializzazione è quello delle stampe e dipinti ukiyoe (immagini del “mondo fluttuante”) del periodo Edo (1600-1868), con particolare attenzione all’influsso di Katsushika Hokusai (1760-1849). Collabora con il Museo di Arte Orientale di Venezia a Ca’ Pesaro, (ha curato con il direttore la mostra a Ca’ Pesaro nel 2013 su Hokusai), sta contribuendo a rivitalizzare i Quaderni del Polo Museale del Veneto (Arte Orientale), con numeri speciali sull’arte giapponese.

Ha tessuto in questi anni una vasta rete di relazioni internazionali, ha fatto esperienza in collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti a Los Angeles dove sono conservate le maggiori collezioni di arte giapponese fuori dal Giappone.
Ha portato avanti un progetto internazionale di digitalizzazione delle opere giapponesi in collezioni pubbliche fuori da Giappone, insieme al direttore del Art Research Center (ARC) dell’Università Ritsumeikan di Kyoto, e ha contribuito a digitalizzare i materiali del Museo di arte orientale di Venezia, del Museo di Genova, della fondazione Marega a Roma. L’obbiettivo finale, ormai realizzato, è avere un database di consultazione open access ad alta definizione e il più completo possibile che diventerà un contributo imprescindibile alla ricerca sull’arte orientale. Studiosi di ogni parte del mondo potranno confrontare in tempo reale opere altrimenti di difficile accesso. E’ un progetto finanziato dal governo giapponese per 5 anni, cui contribuisce per la parte riguardante le stampe.

“Mi occupo però da tempo anche di arte contemporanea giapponese e di collezionismo, c’è tutto un mondo che si sta muovendo con grande interesse verso l’arte giapponese e cinese contemporanea e io condivido questo interesse con Sabrina Rastelli, studiosa di arte cinese del nostro ateneo”. “Allo stesso tempo “sto anche tessendo connessioni tra Giappone e Russia, confrontandomi con Silvia Burini in un clima di grande transculturalità”.
Fa parte del comitato scientifico del Museo di Arte orientale con il quale sono state sottoscritte delle convenzioni per la divulgazione presso gli studenti dell’arte giapponese.
E’ un vantaggio per l’ateneo poter contare sull’approfondimento culturale delle arti, poiché, unici in Italia, offriamo agli studenti una formazione completa e Silvia Vesco ci conferma che persino tanti studenti giapponesi vengono a studiare l’arte giapponese qui a Venezia, e al tempo stesso i nostri studenti acquisiscono studiando nel nostro Ateneo delle competenze che possono spendere come un vero e proprio biglietto da visita in una rete internazionale di altissimo profilo.
A testimonianza del contributo della ricerca cafoscarina in questo ambito, sta concludendo per Einaudi un libro di Storia dell’arte giapponese dalle origini fino all’arte contemporanea che in questo momento manca nel panorama italiano: un volume dalle origini fino all’arte contemporanea, una sorta di manuale anche con valenza didattica. Un lavoro che raccoglie suggestioni che partono da lontano per arrivare a capire attraverso l’arte antica, l’arte contemporanea che proprio per la sua caratteristica di processo evolutivo continuo, spesso sembra di non facile interpretazione.

Approdiamo invece all’Asia meridionale con SARA MONDINI che insegna arte moderna e contemporanea del Subcontinente indiano e Storia visuale e cultura dell’immagine in Sudasia e che è appena tornata dalle visite ai padiglioni Pakistan e India della Biennale di Venezia con i suoi studenti del corso magistrale e di area indologica. Toccare con mano cos’è l’arte indiana contemporanea oggi, può essere un buon punto di partenza per costruire una consapevolezza culturale di un ambito ancora poco conosciuto.

 “L’arte moderna e contemporanea indiana è comparsa di recente sulla scena italiana ed europea dopo il boom economico, ma si tratta di una produzione straordinaria, le opere di artisti indiani sono nei più importanti musei americani ed europei. Di grande rilievo è la Biennale di Kochi che nasce sul modello veneziano”.
Il percorso di Sara Mondini è particolare poichè si forma a Ca’ Foscari con laurea e dottorato durante il quale trascorre un periodo di specializzazione alla SOAS, nasce come arabista, conduce le prime ricerche sul mondo islamico, per concentrarsi poi sulle produzioni architettoniche indo-islamiche, databili tra il 1300 e il 1800. E’ stata anche contrattista in Spagna all’Università di Granada dove ha tenuto corsi di arte islamica, oltre ad insegnare oggi al FIT Fashion Institute of Thecnology della State University of New York per corsi di arte e civiltà del mondo islamico e Asia orientale.

Sta seguendo un progetto in collaborazione con istituzioni indiane sulla condivisione di spazi sacri "Architettura e spazi sacri condivisi: siti e luoghi di culto lingayat e musulmani in Deccan" che l’ha portata a seguire il pellegrinaggio annuale di queste comunità per 150 km e per il quale ha mappato e studiato l'architettura patrocinata dalle dinastie islamiche in Deccan (dal XIV al XVII secolo) - molti monumenti di queste produzioni non sono ancora stati pubblicati o approfonditamente studiati. Dicevamo dell’originalità dell’ambito di studi di queste “donne delle arti non occidentali” e per questo settore non risulta ci siano altri Dipartimenti italiani di studi orientali che facciano ricerca sull'arte e l'architettura indo-islamica.

Altro progetto che sta approfondendo riguarda le moschee del Kerala (zona interessante per i contatti con il mondo islamico e il sud est asiatico) alcune delle quali sono considerate tra le più antiche dell'India e del mondo islamico. Le prime moschee indiane, risalenti ai tempi del Profeta, sembrano essere quelle del Kerala, ma per lavorare su queste produzioni bisogna conoscere il subcontinente indiano, la tradizione locale e quella islamica, un incrocio di competenze non facili da trovare e presenti qui a Ca’ Foscari.
Per ciò che riguarda la produzione moderna e contemporanea si occupa di artisti moderni e sta lavorando per stringere collaborazioni importanti con istituzioni indiane ed offrire così stage agli studenti che vogliono occuparsi di arte indiana.

“La conoscenza dei processi artistici può aiutare a comprendere meglio anche il contesto religioso, culturale di un’area geografica, è un valore aggiunto; in molte altre università c’è il corso di lingua o storia, ma aggiungere tutta una rosa di insegnamenti culturali che accompagnano l’insegnamento della lingua, diventa fondamentale”
“La cultura visuale è una fonte in più su cui appoggiarsi, quello che un documento non ci racconta ci può essere raccontato da un edificio, dal suo stile architettonico, o dal suo apparato iscrittorio e decorativo”.
Sta ora lavorando con l’Enciclopedia Treccani come responsabile dell’area subcontinente indiano e mondo islamico e si può definire una storica dell'arte e dell'architettura le cui competenze coprono Sud Asia e 'mondo islamico'.


SABRINA RASTELLI si occupa di arte cinese, è associata di Storia dell'arte e archeologia della Cina. Laureata a Ca’ Foscari, ha studiato in Cina a Xibei e ha fatto il dottorato a Londra alla SOAS. Si è specializzata in ricostruzione dei processi di manifattura delle ceramiche sulla base dei risultati degli scavi e di analisi di laboratorio in particolare del periodo Song dal IX al XV sec. Ultimamente si è dedicata allo studio dellala storia della ceramica cinese dal punto di vista dei testi antichi. Ha insegnato presso l'Università di Pechino. Si occupa prevalentemente di ceramiche cinesi e arte/archeologia della Cina antica. Ha curato o collaborato a importanti mostre sull'arte cinese in prestigiose sedi italiane, per esempio alle Scuderie del Quirinale "Cina, la nascita di un impero” nel 2007 e a Palazzo Strozzi “Cina alla corte degli imperatori” nel 2008. Si reca regolarmente in Cina per viaggi di studio e ricerca.
Per Einaudi ha pubblicato L'arte cinese (2016), primo volume e sta lavorando al secondo. Ha in comune con la collega Vesco la collaborazione con il Museo di Arte Orientale di Venezia - Ca' Pesaro per l’identificazione e lo studio delle opere cinesi e con le altre colleghe docenti condivide il fatto di essere una consulente dell’Enciclopedia Treccani, nel suo caso per l’area Cina, arte moderna e contemporanea. Insieme ad altre colleghe europee ha creato il Network of Chinese Collections in Europe (NCCE) formato per studiare le collezioni di arte cinese disperse in tutta Europa.

Anche lei è convinta di una cosa: “Non è possibile imparare la lingua senza conoscere la cultura di un paese, a Ca’ Foscari diamo una formazione culturale a tutto tondo e con un arco cronologico ampio”.
Per quanto riguarda il panorama attuale, ci spiega che oggi gli artisti contemporanei cinesi sono tra i più importanti, anche con grande valenza economica. Ma è impossibile leggere l’arte contemporanea senza conoscere l’arte tradizionale cinese da cui certamente provengono vari spunti di interpretazione. Sabrina Restelli si trova ora in anno sabbatico in Cina per approfondire il mondo dell’arte contemporanea e scrivere il secondo volume de L’Arte cinese, quello dedicato appunto al mondo del contemporaneo.

Le sue origini toscane le hanno suggerito inoltre l’approfondimento di un tema di ricerca molto originale: un parallelismo tra i disegni della porcellana bianca e blu cinese con la porcellana di produzione toscana del Rinascimento a Montelupo e Cafaggiolo. I Medici infatti furono tra i primi collezionisti ed estimatori delle ceramiche cinesi.

A lei va inoltre il merito di aver fatto riscoprire l’affascinante mondo dei sogdiani, cui nel dicembre scorso ha dedicato un importante convegno: si tratta di una popolazione di origine centro-asiatica e di lingua persiana che tanta parte ha avuto nell’espansione dei commerci (e delle idee) tra Asia Centrale e Cina lungo la Via della Seta soprattutto tra il V e l’VIII secolo, attraverso le comunità stabilite tra Samarcanda e Xi’an. Sabrina Rastelli si è dedicata allo studio dei loro monumenti funebri con programmi iconografici insoliti nel mondo cinese che vanno dal II sec. a.C. al IX d.C. di cui esistono scavi recenti oggi in gran parte entro i confini della Repubblica dell’Uzbekistan. A quel periodo specifico risalgono infatti una serie di sepolture, scoperte fortuitamente nel giro di pochi anni all’inizio del nuovo millennio, appartenenti a capi della comunità sogdiana in Cina, che mostrano un’interessante combinazione di elementi della cultura di origine misti ad altri di derivazione cinese.


OPERE CONSIGLIATE
Abbiamo chiesto alle nostre “studiose delle arti non occidentali” di suggerirci un’opera del loro contesto di studi assolutamente da non perdere, un’opera che sarebbero contente di far conoscere a chi si avvicinasse per la prima volta al loro ambito di ricerca.

Silvia Burini: Tutto quello che è successo nell’arte del XX e XI secolo non può prescindere dal “Quadrato nero” di Kazimir Severinovič Malevičl,

opera del 1915 che azzera la storia dell'arte e comincia una nuova era con il Suprematismo. Per capire l’arte contemporanea è necessario conoscere quest’opera, una distillazione della forma che diventa un’icona mondiale.

Silvia Vesco: Katsushika Hokusai (1760-1849), Giornata limpida con il vento del sud (Gaifū kaisei 凱風快晴) (Stampa nota anche con il titolo “Fuji rosso” 赤富士 1830-32), dalla serie: Trentasei vedute del monte Fuji (Fugaku sanjūrokkei 富嶽三十六景).

Capolavoro assoluto di tutta la grafica giapponese per l’essenzialità della forma ardita del monte Fuji che, catturando la luce del sole nascente, assume una colorazione rosso mattone in contrasto con i numerosissimi alberi ridotti a minuscoli puntini sul pendio. Il cielo colorato con un profondo blu di Prussia è solcato da tracce di nuvole bianche (rese in riserva come la neve sulla cima) che esaltano con il loro ritmo orizzontale la forma perfetta della montagna sacra.

Sabrina Rastelli Vecchio albero e bambù
Wang Tingyun 王庭筠  (1151-1202). Dinastia Jin
Inchiostro su carta. Rotolo orizzontale, H. 38
Fujii-Yurinkan Museum, Kyoto

E’ un perfetto esempio di arte dei wenren (uomini di lettere): pochi tratti, tracciati con il solo inchiostro, racchiudono in realtà profondi significati simbolici e una lunga riflessione da parte dell’artista. La semplicità è solo apparente e, infatti, a mille anni di distanza, la pittura a inchiostro dei letterati è ancora contemporanea e influenza molti artisti di oggi. Non mi stanco mai di guardarlo e ci vedo sempre qualcosa di nuovo.

Sara Mondini: Maqbool Fida Husain, Man (1951).

M.F. Husain, membro del Bombay Progressive Artists Group, è uno dei più carismatici, ma al contempo controversi artisti indiani del ventesimo secolo. Con la sua opera Man si interroga sul significato dell’essere artista nell’India degli anni post-Indipendenza. Ritrae il suo uomo, che si ispira a Le Penseur di Rodin, circondato da un caos che incarna i valori e le tensioni con cui l’artista è costretto a confrontarsi, tradizione e modernità, il rapporto con l’Occidente, religione e secolarismo, identità, temi cruciali per chiunque voglia comprendere la realtà Indiana.

 

 

 

FEDERICA FERRARIN